— Ma sapevate che avrebbe avuto questa carica, naturalmente.

— Non lo immaginavo affatto. Ero convinta che voi militari barrayarani andaste matti per i figli maschi. Perché dice che avrebbe dovuto preferire una femmina? — Vorrei una figlia, sì…

— Presumevo che Lord Vorkosigan programmasse a lungo termine. Quale miglior modo di tutelare la continuità del potere, dopo la Reggenza, che ripiegando sulla posizione di suocero dell’Imperatore?

Cordelia sbatté le palpebre. — Lei crede che giocherebbe la continuità del suo potere sull’eventualità che due adolescenti possano innamorarsi, a una quindicina d’anni da oggi?

— Innamorarsi? — Ora fu lui a restare perplesso.

— Voi barrayarani siete dei… — Si tenne in bocca la parola «pazzoidi». Poco diplomatico. — Aral è di certo più… pratico. — Anche se difficilmente avrebbe potuto definirlo non romantico.

— Questo è molto interessante — mormorò lui. Gettò attorno una rapida occhiata. — Lei vuol dire che contempla una linea d’azione più diretta?

La mente di Cordelia stava uscendo per la tangente da quella conversazione. — Prego?

Vordarian sorrise e scosse le spalle.

Lei si accigliò. — Lei intende che, se avessimo una femmina, questo sarebbe ciò che tutti penserebbero?

— Senza dubbio.

Cordelia trattenne il fiato. — Santo cielo. Questo è… io non riesco a pensare che una persona sana di mente voglia avvicinarsi al potere imperiale su Barrayar. Sarebbe solo un bersaglio per qualsiasi maniaco avesse un torto vero o supposto da vendicare, da come la vedo io. — Un’immagine del tenente Koudelka, sanguinante e stordito, lampeggiò nella sua mente. — E altrettanto duro sarebbe per i poveretti che avessero la sfortuna di essergli vicino.

Vordarian inarcò un sopracciglio. — Ah, sì, lo spiacevole incidente di qualche giorno fa. L’indagine ha prodotto qualche risultato finora?

— Non che io sappia. Negri e Illyan continuano a parlare dei cetagandani, per lo più. Ma l’uomo che ha sparato la granata aveva un ottimo piano di fuga.

— Peccato. — L’uomo vuotò il bicchiere e lo sostituì subito con un altro, fornito con impeccabile tempismo da uno dei camerieri di Casa Vorbarra. Cordelia guardò il vino frizzante con desiderio. Ma i veleni metabolici le erano stati sconsigliati. Ecco un altro vantaggio della gestazione stile-betano nei simulatori uterini; nessun bisogno di soffrire costringendosi a una vita sana. In patria avrebbe potuto mettere allegramente in pericolo la sua digestione mentre il feto cresceva, sorvegliato con cura ventiquattr’ore al giorno da tecnici esperti, protetto e al sicuro in un reparto di simulatori uterini. Cosa sarebbe accaduto se lei si fosse trovata nel raggio d’azione di quella granata sonica? Il pensiero le fece anelare un sorso di vino.

Be’, ripensandoci, non aveva bisogno di stordirsi con l’alcol; conversare con un barrayarano le confondeva già abbastanza le idee. Il suo sguardo cercò Aral fra la folla… eccolo là, con Kou alle spalle, occupato a conversare con Piotr e altri due uomini nell’abito cerimoniale dei Conti. Come Aral aveva previsto, l’udito gli era tornato normale in un paio di giorni; ma i suoi occhi non cessavano di correre da un volto all’altro in cerca di indizi, di accenni, di inflessioni, mentre teneva fra le dita un bicchiere da cui sembrava non aver bevuto ancora un sorso. Una conversazione di lavoro, c’era da scommetterlo. Non sarebbe mai riuscito a scaricarsi di quel peso almeno per una serata?

— È stato molto sconvolto dall’attentato? — s’interessò Vordarian, seguendo il suo sguardo.

— Lei non lo sarebbe? — disse Cordelia. — Non lo so. Mio marito ha visto molta violenza in vita sua, forse più di quanta io immagini. Può darsi che ora gli faccia l’effetto di… un rumore bianco. Un sottofondo che può tagliare fuori. — Vorrei saperlo tagliare fuori io.

— Lei non lo conosce da molto tempo, del resto. Da Escobar.

— Ci eravamo già incontrati, prima della guerra. Una volta sola, per breve tempo.

— Davvero? — Vordarian sollevò le sopracciglia. — Non lo sapevo. Quanto poco si sa della gente, a volte. — Fece una pausa, guardando lei che guardava Aral. Un angolo della sua bocca si curvò, poi quel sorrisetto svanì in un’espressione allusiva. — È bisessuale, come penso lei saprà. — E bevve delicatamente un sorso di vino.

— Era bisessuale — lo corresse lei con indifferenza, lasciando vagare lo sguardo per la sala. — Ora è monogamo.

Vordarian si soffocò quasi, e tossì gocce di vino. Cordelia lo scrutò preoccupata, chiedendosi se avrebbe dovuto dargli qualche pacca sulla schiena o cos’altro. Ma l’uomo ritrovò il fiato e si raddrizzò. — Gliel’ha detto lui questo? — chiese, sbalordito.

— No, l’ho saputo da Vorrutyer. Prima che… gli accadesse quell’incidente fatale. — Vordarian la fissava come allucinato, e Cordelia provò una maliziosa soddisfazione nell’aver stupito un barrayarano come loro talvolta stupivano lei… sempre che le riuscisse capire con cosa lo aveva stupito. In tono serio continuò: — Più ripenso a Vorrutyer, più lo vedo come una figura tragica. Ancora ossessionato da un affare d’amore finito oltre diciott’anni addietro. Tuttavia a volte mi chiedo… se avesse potuto avere ciò che voleva allora, cioè tenersi Aral, e se Aral avesse mantenuto quella specie di vena sadica che da ultimo stava corrodendo la mente di Vorrutyer come un cancro? Era come se ognuno si specchiasse nell’altro e vedesse la sua sopravvivenza spirituale condizionata alla distruzione dell’altro.

— Già, lei è betana. — Lo sguardo perplesso di Vordarian era cambiato in quello che Cordelia pensò di poter etichettare come di Terribile Verità Svelata. — Avrei dovuto pensarci. Voi siete, dopotutto, il popolo che ha creato geneticamente gli ermafroditi… — Fece una pausa. — Ha conosciuto bene Vorrutyer?

— Per una ventina di minuti soltanto. Ma sono stati venti minuti molto intensi. — Cordelia decise di lasciare che fosse lui a immaginare cosa significava «intensi».

— Il loro, uh, affare, come lo ha definito lei, fu un grosso scandalo segreto, a quell’epoca.

Cordelia storse il naso. — Scandalo segreto? Non è una contraddizione di termini? Come «fuoco d’avvertimento» quando sparate addosso al nemico, o «segreto militare» quando ad esserne informati sono gli uomini politici? Ma, ora che ci penso, è un linguaggio tipico di voi barrayarani.

Vordarian aveva uno strano sguardo negli occhi; l’espressione, si disse Cordelia di un uomo che dopo aver tirato una bomba le avesse sentito fare fizz invece di BOOOM! e stesse ora cercando di decidere se era il caso di aprirla per controllare il funzionamento del meccanismo.

D’un tratto fu lei a sentire il gelo della Terribile Verità Svelata. Quest’uomo ha appena cercato di minare le fondamenta del mio matrimonio… no, del matrimonio di Aral. S’incollò alla faccia un vivace, solare, ingenuo sorriso e — finalmente — mise al lavoro il cervello su ciò che stava accadendo. Vordarian non poteva appartenere al vecchio partito guerrafondaio di Vorrutyer; i grossi nomi che l’avevano sostenuto s’erano scontrati col loro incidente fatale prima della morte di Ezar, e gli altri avevano chiesto asilo politico a fazioni meno intransigenti. A cosa mirava quest’uomo? Cordelia palpeggiò uno dei fiori che aveva fra i capelli e sfoderò un tono melenso: — Non immaginavo che stessi sposando una vergine quarantaquattrenne, Conte Vordarian.

— Così pare. — L’uomo buttò giù un altro sorso di vino. — Voi galattici siete dei degenerati, chi più chi meno… mi domando quali perversioni tollera lui, in cambio. — Nei suoi occhi ci fu una luce maliziosa. — Lei sa com’è morta la prima moglie di Vorkosigan?

— Suicidio. Un colpo di pistola al plasma alla testa. Che cosa terribile, vero? — sospirò lei.

— Voci ben informate dicono che sia stato lui ad ammazzarla. Per adulterio. Attenti, betani. — Il suo sorriso si inacidì.


Перейти на страницу:
Изменить размер шрифта: