A quel paragone lui rise. — La parte che posso recitare io non è così… arturiana. Temo che sarei troppo sanguigno e carnale per impersonarla. No, è stato solo un brutto sogno, per un attimo.

— Già. Suppongo di averti… toccato un nervo dolente. — Lei si chiese se il fantasma della sua prima moglie lo visitasse ancora per alitargli all’orecchio gelidi ricordi, come lo spettro di Vorrutyer faceva a volte con lei. — Ma io sono Cordelia, ricordi? Non… qualcun’altra.

Lui appoggiò la fronte alla sua. — Ti chiedo perdono, mia capitana. Sono soltanto un uomo di mezz’età, un uomo poco attraente, e ogni giorno che passa divento più vecchio e più paranoico.

— Anche tu? — Lei gli si strinse al petto. — Censuro severamente l’uso dei termini «vecchio» e «poco attraente», però. Dicendo che sei una grossa testa di cavolo non mi riferivo al tuo aspetto esteriore.

— Non ti ringrazierò per un complimento così contorto… supposto che lo sia.

Cordelia fu felice di vederlo sorridere per un momento. — È il tuo lavoro, vero? — disse. — Hai voglia di parlarne un poco?

Lui strinse le labbra. — Detto fra noi… ma so che tutto ciò di cui ti parlo è sempre «detto fra noi»… sembra che ci ritroveremo infognati in un’altra guerra prima della fine dell’anno. E non siamo ancora in grado di sostenerla, militarmente, dopo Escobar.

— Cosa! Ma ero convinta che il partito guerrafondaio fosse quasi paralizzato!

— Lo è il nostro. E i cetagandani stanno lavorando più che mai per minarci il terreno sotto i piedi. Gli ultimi rapporti dei nostri agenti confermano che progettavano di creare caos dopo la morte di Ezar Vorbarra per impadronirsi dei nostri punti di balzo sui corridoi di transito fra questo ramo della distorsione e la loro zona di spazio. Ma invece del caos hanno avuto me e… e una situazione politica che per quanto delicata è troppo stabile per i loro gusti. Di conseguenza: altre manovre sporche. E granate soniche. Negri e Illyan sono convinti al settanta per cento che l’attentato sia opera di un agente cetagandano.

— Ci proveranno ancora?

— È quasi certo. Ma, con o senza di me, il nostro comando strategico è del parere che faranno un atto di forza entro la fine dell’anno. E se non opporremo tutta la nostra decisione… non solo prenderanno i punti di balzo, ma avanzeranno fin dove riusciranno ad arrivare.

— Non mi meraviglio che tu sia così… assente.

— È questo il genere di marito che sono diventato? Ma oggi non si tratta dei cetagandani; di loro sapevo già da qualche tempo. Questa mattina mi è arrivata un’altra patata bollente fra le mani. Dopo la seduta del Consiglio. Il Conte Vorhalas mi ha chiesto di riceverlo in privato, per domandarmi un favore.

— Avrei creduto che fossi lieto di fare un favore al fratello di Rulf Vorhalas. Mi sto sbagliando?

Lui annuì, a disagio. — Il figlio più giovane del Conte, una testa calda, un diciottenne che avrebbe dovuto esser mandato a scuola di vita in un’accademia militare… tu l’hai conosciuto alla cerimonia del giuramento, se non ricordo male.

— Lord Carl?

— Già. Ieri sera si è ubriacato, a una festicciola fra amici, e si è battuto.

— Una tradizione universale. Succede anche su Colonia Beta.

— Sicuro. Ma lui e l’altro sono usciti per regolare la questione con le armi: due vecchie spade da parata fissate al muro come ornamento, e un paio di coltelli da cucina. Hanno fatto un duello alla spada, né più né meno.

— Oh. E qualcuno è rimasto ferito?

— Sfortunatamente sì. Per caso o per volontà precisa, e che sia inciampato o abbia affondato intenzionalmente l’arma, il figlio del Conte ha infilato la lama nello stomaco dell’avversario e gli ha squarciato l’aorta. Il ragazzo è morto dissanguato quasi subito. Quando gli altri hanno fatto intervenire un’ambulanza era già troppo tardi.

— Santo cielo.

— È stato un duello, Cordelia. Forse era cominciato quasi per scherzo, ma si è concluso nel sangue. E va applicata la pena che la legge prevede per i duelli. — Aral si alzò, andò alla finestra e lasciò vagare lo sguardo sul giardino. Stava ancora piovendo. — Suo padre è venuto a chiedermi di ottenere il perdono imperiale, o almeno di vedere se è possibile cambiare l’imputazione in quella di semplice omicidio. Se l’accusa fosse soltanto di omicidio, il ragazzo potrebbe affermare di aver agito per autodifesa e cavarsela con una pena detentiva.

— Mi sembra una… richiesta comprensibile, da parte sua.

— Già. — Lui riprese a camminare avanti e indietro. — Un favore a un amico. Ma anche… la prima crepa attraverso cui quella diabolica usanza potrebbe tornare nella nostra società. Cosa succederebbe quando fosse portato davanti a me un altro caso, e poi un altro e un altro? Dove traccerei la linea divisoria? E se nel prossimo caso fosse coinvolto un avversario politico, e non un membro del mio partito? È giusto dimenticare le tragedie che si sono sommate fino a far mettere fuori legge questa pratica? Io ricordo quando era possibile duellare, e come andavano le cose. Peggio ancora: sarebbe una via d’accesso per i favoritismi a livello di governo, per la corruzione, il nepotismo. Puoi dire ciò che vuoi di Ezar Vorbarra, ma negli ultimi decenni ha trasformato il governo da un club della classe Vor in un sistema dove la legge, per quanto traballante, può essere uguale per tutti.

— Comincio a vedere il problema.

— E io… di tutti i possibili giudici proprio io devo accollarmi questa decisione. Io, che ventidue anni fa avrei dovuto essere giustiziato pubblicamente per lo stesso crimine! — Vorkosigan si fermò davanti a lei. — La notizia di ciò che è successo ieri sera circolava in città, in varie versioni, già questa mattina. Per il momento sono riuscito a impedire che arrivasse sui notiziari televisivi, ma è come sputare controvento. Non posso ostacolare la stampa, ed è troppo tardi per costruire una versione ufficiale menzognera, se pure fossi così incauto da provarci. Così, chi dovrò tradire oggi? Un amico? O la fiducia di Ezar Vorbarra? Perché non c’è dubbio su quale decisione lui avrebbe preso.

Vorkosigan sedette accanto a lei e le cinse le spalle con un braccio. — E questo è solo l’inizio. Ogni mese, ogni settimana, ci sarà qualcosa di impossibile da risolvere. Che ne resterà di me dopo quindici anni di questa vita? Un vecchio come quello che tre mesi fa col suo ultimo respiro pregava che non ci fosse un Dio a cui dover rispondere? O un mostro corrotto dal potere, come suo figlio, così infetto che solo un raggio al plasma poteva sterilizzarlo? O qualcosa di ancora peggiore?

L’agonia che Cordelia gli lesse sul volto la spaventò. Si strinse a lui con più forza. — Non lo so. Non lo so. Ma già altri… altri hanno usato la loro capacità decisionale, in passato, agendo come potevano e prendendo il mondo così com’è. Ed erano esseri umani anche loro, né migliori né peggiori di te.

— Non è un pensiero molto tranquillizzante.

Cordelia sospirò. — Non puoi scegliere fra un male e l’altro, a rigor di logica. Puoi solo aggrapparti a dei principi etici generici. Non ti aiuteranno a decidere caso per caso; ma, qualunque ne sia il valore, saranno quelli che porterai avanti da qui in poi. E per amore della tua gente dovranno essere quanto più solidi possibile.

Lui annuì lentamente. — Lo so. La mia non era una domanda, su quale decisione prendere. Stavo solo… recalcitrando un po’. Con te posso permettermi questa debolezza. — Si alzò in piedi. — Mia capitana, se fra quindici anni sarò ancora sano di mente potrò ringraziare solo te.

Cordelia domandò: — Allora quale sarà la decisione?

Vide la risposta nel dolore che gli offuscò lo sguardo. — Oh, no — mormorò involontariamente, e si morse le labbra per non dir altro. E io che cercavo di illuminarlo con la mia saggezza. Non è questo che intendevo.

— Davvero non l’hai capito? — disse dolcemente lui, rassegnato. — La strada aperta da Ezar è la sola che può funzionare, qui. È un fatto. Lui ci sta ancora governando, dalla tomba. — Si levò la camicia e andò nel bagno per darsi una rinfrescata e cambiarsi.


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