L’uomo continuò con altre formalità di rito mentre l’inquadratura si spostava lentamente sui seggi intorno alla camera. — Rallenti un poco, tenente Koudelka — chiese Vortala. Le sue labbra si mossero mentre contava gli intervenuti. — Ah! Neppure un terzo dei distretti è rappresentato. Non c’è il numero legale, anche se hanno dato un voto unanime. Chi pensa di poter prendere in giro?

— Uomini disperati, misure disperate — mormorò Kanzian mentre la registrazione accelerava al tocco di Koudelka.

— Osserva Kareen — disse Vorkosigan a Cordelia.

La regia si collegò di nuovo con il Salone Azzurro e Vordarian cominciò a parlare. A Cordelia occorse qualche momento per capire che con la definizione «protettore della sua persona» l’uomo stava annunciando un prossimo legame matrimoniale. La sua mano destra si chiuse con affettuosa fermezza su quella sinistra di Kareen, e nel farlo non distolse lo sguardo dalla telecamera. La Principessa si lasciò sollevare la mano e protese l’anulare a ricevere un anello, senza che l’espressione calma del suo volto cambiasse minimamente. Poi la regia passò a un campo lungo per mostrare funzionari che s’inchinavano, mentre nel salone echeggiava una musica solenne, e la trasmissione terminò. Non c’erano stati interventi parlamentari per chiedere i particolari dell’omicidio, né commenti giornalistici in stile betano per spiegare agli spettatori cosa stava succedendo. All’uomo-della-strada barrayarano nessuno avrebbe detto molto, almeno finché il rumore delle rivolte popolari non avesse cominciato a far vibrare le vetrate dei palazzi.

— Tu come interpreti la reazione di Kareen? — chiese Vorkosigan.

Cordelia inarcò un sopracciglio. — Quale reazione? C’è ben poco da analizzare. Non ha neanche aperto bocca.

— Infatti. Ti è parsa drogata? O sotto costrinzione? Oppure è davvero capace di mostrarsi così assente? Pensi che sia stata persuasa da Vordarian, dalla sua propaganda, o cos’altro? — Con un sospiro frustrato Vorkosigan accennò allo schermo, spento. — È sempre stata riservata, ma non l’ho mai vista così completamente imperscrutabile.

— Rivediamo l’ultima parte, Kou — disse Cordelia. Poi lo fermò sull’inquadratura di Kareen più ravvicinata. Studiò quel viso immobile, non più animato di quando le immagini scorrevano. — Non è spaventata né sotto sedativi. E i suoi occhi non si spostano di lato come quelli del Lord Guardiano.

— Pensa che Vordarian abbia osato farle puntare un’arma alla testa mentre le metteva l’anello? — sorrise Vortala.

Cordelia scosse il capo. — Non so. Comunque credo che Kareen non degnerebbe di uno sguardo una pistola puntata su di lei.

— È indifferente, o sotto pressione? — insisté Vorkosigan.

— Forse nessuna delle due. Ha avuto a che fare con drammi di questo genere fin da quando è diventata adulta. Cosa ti aspetti da lei? Se è sopravvissuta a tre anni d’inferno con Serg, prima che Ezar la prendesse sotto la sua protezione, dev’essere un’esperta in ciò che le conviene o non le conviene dire.

— Ma rendere pubblica la sua sottomissione a Vordarian, quando sa che lui è responsabile della morte di Gregor…

— Sì, l’interrogativo è ciò che crede. Se crede che suo figlio sia morto, anche con la certezza che non l’abbia ucciso tu, allora non le resta che pensare alla sua sopravvivenza. Perché rischiare la vita in un’inutile ribellione, se questo non può ridarle Gregor? Cosa deve a te, a noi, dopotutto? Noi non siamo stati capaci di impedire questo disastro, per quanto ne sa lei.

Vorkosigan curvò le spalle.

Cordelia continuò: — Vordarian controlla sicuramente tutte le informazioni a cui Kareen può avere accesso. Può essersi perfino convinta che lui sta vincendo. Lei è un’esperta di sopravvivenza; ha sempre assorbito tutte le sue disgrazie. Forse pensa che anche Vordarian passerà, come Serg. Forse l’unica vendetta che desidera è di vivere abbastanza da poter sputare sulla tomba di chi l’ha usata e calpestata.

Uno degli ufficiali mormorò: — Ma è una Vor. Avrebbe dovuto sfidarlo.

Cordelia gli oppose un’espressione blanda. — Oh, ma quello che pensa una donna di Barrayar voi non potete capirlo dalle parole che dice di fronte agli uomini. La franchezza non è una delle doti che voi apprezzate nelle donne.

L’ufficiale preferì non fare commenti, limitandosi a darle uno sguardo inespressivo. Drou ebbe un sorrisetto aspro. Vorkosigan tossicchiò. Koudelka sbatté le palpebre.

— Così, Vorkosigan è stanco di aspettare e si autoproclama Reggente fin d’ora — mormorò Vortala.

— E Primo Ministro — gli ricordò Vorkosigan.

— Così pare, visto che ha giurato.

— Perché non si fa incoronare Imperatore, già che c’è? — sbuffò un ufficiale.

— Prima vuole tastare il terreno — disse Kanzian.

— È nel suo copione. Il lieto fine — opinò Vortala.

— O magari la prossima scena, se gli forziamo un po’ la mano. Il passo troppo lungo, che potrebbe farlo cadere giù dal palcoscenico — suggerì Kanzian. — Tuttavia occorre cautela. Dobbiamo tenerlo sotto pressione, ma senza spingerlo a reazioni troppo inconsulte.

— È quello che faremo — disse con fermezza Vorkosigan.

Il volto di Kareen aleggiò davanti agli occhi di Cordelia come un fantasma per tutto il giorno, e svegliandosi il mattino successivo lo trovò ancora lì. Cosa stava pensando Kareen? Cosa sentiva, anzi, nel lasciarsi infilare quell’anello? Forse era davvero indifferente come suggeriva l’evidenza. Forse stava prendendo tempo. O forse era ormai dalla parte di Vordarian. Se sapessi cosa le hanno fatto credere, saprei cosa sta facendo. Se sapessi cosa sta facendo, saprei cosa le hanno fatto credere.

Era un’equazione con troppe incognite. Se io fossi Kareen… ma questa era un’analogia valida? Poteva davvero mettersi nei panni di qualcun altro e ragionare con la testa di un altro? Avevano dei punti in comune, lei e Kareen: entrambe donne, all’incirca della stessa età, entrambe madri di figli in pericolo… Cordelia aprì lo zaino in cui aveva messo i suoi souvenir della fuga fra le montagne e ne tirò fuori la scarpa di Gregor. La rigirò fra le dita. È stato così che ho perduto la scarpa. È rimasta in mano alla mamma… dovevo allacciarmela più forte, credo… Forse avrebbe dovuto fidarsi di più del suo giudizio. Forse aveva capito esattamente perché Kareen agiva così.

Quando il videotelefono squillò, più o meno alla stessa ora del giorno prima, Cordelia balzò subito in piedi per rispondere. Un’altra trasmissione dalla capitale? Nuovi elementi, qualcosa che avrebbe spezzato quel circolo chiuso di assurdità? Ma il volto che apparve a schermo non era quello di Koudelka; si trattava di un ufficiale sconosciuto, con le mostrine del Servizio Segreto sul colletto.

— Lady Vorkosigan? — domandò con deferenza.

— Sì?

— Sono il maggiore Sircoj. Le parlo dall’ingresso principale della Base. Il mio compito, milady, è di fare rapporto su ogni nuovo arrivo, fuggiaschi, uomini che hanno disertato dalle truppe del traditore e altri, ed esaminare le notizie che ci portano. Mezz’ora fa è giunto un uomo che afferma di venire dalla capitale, ma rifiuta di elargire volontariamente ogni informazione in suo possesso. Abbiamo la conferma che ha subito un trattamento anti-interrogatorio: se cercassimo di iniettargli il penta-rapido, lo uccideremmo. L’uomo continua a chiedere, anzi insiste energicamente, di parlare con lei. Potrebbe essere un sicario.

Il cuore di Cordelia batteva forte. Si appoggiò alla console come se potesse arrampicarcisi sopra. — Ha portato qualcosa con sé? — domandò, col fiato mozzo. — Qualcosa di simile a un contenitore, alto poco più di mezzo metro… con un pannello elettronico e delle luci spia? — Qualcosa di dannatamente misterioso, capace di destare all’istante i sospetti paranoici di qualunque ufficiale di guardia? - Il suo nome, maggiore!

— Con sé non ha niente, salvo i vestiti che indossa. È piuttosto malconcio. Dice che il suo nome è Vaagen. Capitano Vaagen.


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