Droushnakovi la impugnò con un sorriso, ma subito corrugò le sopracciglia. — Non è molto ben bilanciata. — Rivolse al commesso un’occhiata interrogativa.

— Ricorda che lavori per me, non per lui — disse Cordelia, riconoscendo in quello scambio di sguardi la differenza di classe sociale in azione.

— Non è granché, come spada.

— Questa è un’eccellente opera artigianale importata da Darkoi, signora — replicò freddamente il commesso.

Sorridendo Cordelia si fece restituire l’arma. — Mettiamo alla prova la sua affermazione, allora.

Sollevò l’arma nel saluto dei duellanti, poi estese il braccio e la puntò contro la parete. La punta penetrò nel pannello di legno, e Cordelia vi si appoggiò con tutto il suo peso. La lama si spezzò in due. Con espressione blanda lei restituì i pezzi al commesso. — Come potete restare in affari se i vostri clienti non sopravvivono per acquistare altri articoli? Sicuramente la reputazione di Siegling non è nata dalla vendita di questi giocattoli. Mi faccia vedere qualcosa di adatto a un vero soldato, non a un damerino di città.

— Signora — disse rigidamente il commesso, — devo farle notare che la mercanzia danneggiata va comunque pagata.

Cordelia sbuffò sdegnosamente. — Naturale. Mandi il conto a mio marito. Ammiraglio Aral Vorkosigan. Casa Vorkosigan. E aggiunga una nota di spiegazione sul perché lei ha ritenuto di potermi vendere un acciaio scadente. — Quest’ultima era una rivalsa insolente, ma se quella gente ci teneva alle differenze sociali, che se sentisse il peso.

Il commesso s’inchinò profondamente. — Le domando perdono, milady. Credo di avere qualcosa di più adatto, se milady vuole compiacersi di aspettare un momento.

L’uomo scomparve di nuovo, e Cordelia sospirò. — Acquistare dai distributori automatici è molto più semplice. Ma l’accenno al Rapporto all’Autorità Competente funziona nello stesso modo su tutti i pianeti della galassia.

L’articolo successivo era di legno liscio, senza fronzoli ma ben rifinito. Il commesso glielo porse senza sfilare il fodero, con un leggero inchino. — Basta premere il pulsante, milady.

Era molto più pesante dell’altro bastone-spada. Il fodero schizzò via come un proiettile, andando a sbattere contro il muro con un tonfo soddisfacente, già quasi un’arma di per sé. Cordelia soppesò anche quella lama. La superficie dell’acciaio aveva una strana filigrana, che si scorgeva solo quando la luce la colpiva da una certa angolazione. Lei la sollevò ancora nel saluto rituale, e gettò un’occhiata al commesso. — Non c’è pericolo che il costo sia tolto dal suo salario?

— Faccia pure, milady. — L’uomo esibì un breve sogghigno. — Questa lei non la spezza.

Cordelia sottopose la lama allo stesso esame dell’altra. La punta si conficcò nel legno molto più a fondo, e benché lei vi si appoggiasse e facesse forza riuscì appena a piegarla di poco. Tuttavia erano ben altri i test che una spada avrebbe dovuto sopportare. La diede a Droushnakovi, che accarezzò l’acciaio con una luce di adorazione nello sguardo.

— Questa ha classe, milady. Questa è una spada.

— Sono certa che sarà usata come bastone e nient’altro. Tuttavia… è bene che possa svolgere le sue funzioni. Prenderò questa.

Mentre il commesso incartava il bastone-spada, Cordelia si fermò davanti a una vetrina in cui c’erano numerosi storditori, di metallo intarsiato e con l’impugnatura sagomata.

— Pensa di comprarne uno per sé, milady? — chiese Droushnakovi.

— Io… non credo. Barrayar ha abbastanza soldati per non doverne importare una da Colonia Beta. E io non sono qui per dedicarmi all’esercizio delle armi. Vedi qualcosa che ti piace?

Nello sguardo di Droushnakovi ci fu un lampo di desiderio, ma le sue dita sfiorarono il bolero e scosse il capo. — L’equipaggiamento del capitano Negri è il migliore. Neppure Siegling ha qualcosa di più efficiente; solo di più elegante.

Quella sera cenarono insieme tutti e tre, Vorkosigan, Cordelia e il tenente Koudelka. Il nuovo segretario privato dell’ammiraglio appariva un po’ stanco.

— Cos’avete fatto voi due in tutto il giorno? — domandò lei.

— Pascolato uomini, per lo più — rispose Vorkosigan. — Il Primo Ministro Vortala aveva alcuni voti che non erano nella sua tasca come dichiarava, e noi ce li siamo lavorati, uno o due alla volta, dietro una porta chiusa. Ciò che vedrai domani nelle camere del Consiglio non sarà la politica barrayarana al lavoro, ma solo i suoi risultati. E tu, cos’hai fatto di bello?

— Oh, sono andata a far compere. Già che c’ero ho acquistato una cosa anche per Kou. La canna di bambù che adopera adesso si piega in un modo che io trovo allarmante. — Cordelia andò a prendere il bastone-spada e disfece l’involto. — Con questo non rischierai di andare a sbattere in terra, Kou.

Koudelka si mostrò educatamente grato, anche se la sua prima reazione era stata il momentaneo imbarazzo di chi avrebbe preferito non vedersi regalare niente. Quando però sentì il peso del bastone ne fu colto di sorpresa, e sbatté le palpebre. — Ehi, ma questo non è un semplice…

— Devi premere il pulsante. Non puntarlo…!

Thwack!

— … contro la finestra. — Per fortuna il fodero andò a sbattere contro l’intelaiatura, rimbalzando sul pavimento. Aral e Kou si alzarono in piedi di scatto.

Mentre Cordelia andava a recuperare il fodero, Koudelka passò un dito sulla lama. Gli brillavano gli occhi. — Oh, milady! — Poi la sua espressione si scurì. Rinfoderò la lama con cura e le restituì il bastone-spada. — Penso che lei non potesse saperlo. Ma io non sono Vor. Non è legale che io possegga un’arma privata.

— Oh. — Cordelia si sentì cadere le braccia.

Vorkosigan inarcò un sopracciglio. — Posso vedere questo oggetto, Cordelia? — Esaminò il bastone, sfoderando la lama stavolta con più cautela. — Mmh. Sono nel giusto se presumo che sarò io a pagare quest’arma?

— Be’, ti converrà onorare il conto, quando arriverà. Anche se non credo che debba pagare tu la spada che ho spezzato nel controllarne la lama. I cocci di quella sono miei.

— Capisco. — Sulla bocca di lui ci fu l’ombra di un sorriso. — Tenente Koudelka, signore, come vostro ufficiale comandante e alto vassallo di Sua Maestà Imperiale Ezar Vorbarra, io ho il privilegio di affidarvi formalmente questa mia arma, affinché voi la portiate al Servizio dell’Imperatore, possa egli regnare a lungo. — L’inevitabile ironia di quelle frasi formali rischiò di trasformare il suo sorriso in un sogghigno, ma si tenne eretto e consegnò il bastone-spada a Koudelka, che s’illuminò in volto.

— Vi ringrazio, eccellenza! Voi mi fate onore! — I due uomini si scambiarono un inchino.

Cordelia scosse il capo. — Bene. Credo che non capirò mai questo posto.

— Chiederò a Kou di cercarti un po’ di aneddoti legali. Non stasera, però. Gli resta appena il tempo di mettere ordine nei suoi appunti di oggi, prima che Vortala piombi qui con un paio dei suoi adepti. Kou, puoi prendere possesso della biblioteca del Conte mio padre. Ci vedremo lì più tardi.

I camerieri entrarono a sparecchiare. Koudelka scese in biblioteca per mettersi al lavoro, e Vorkosigan e Cordelia andarono a sedersi nel salotto accanto, al pianterreno, per leggere un poco, prima che arrivassero gli ospiti. Vorkosigan aveva dei rapporti, che esaminò sullo schermo di un lettore portatile. Cordelia vide che i notiziari televisivi erano già finiti, così s’infilò un auricolare e divise il suo tempo fra una lezione di lingua russo-barrayarana e un video, ancor più difficile, sui primi mesi di vita dei neonati. Il silenzio era rotto solo da occasionali borbottii di Vorkosigan, diretti più a se stesso che a lei, come: — Ah ha! Allora è questo che sta meditando quel bastardo. — Oppure: — Dannazione, queste cifre mi sembrano strane. Bisogna controllarle… — O anche da Cordelia con frasi tipo: — Santo cielo, mi chiedo se tutti i bambini fanno questo. — E inoltre da un saltuario thwack! che giungeva attraverso il muro dall’adiacente biblioteca, cosa che li distraeva entrambi, facendoli scoppiare a ridere.


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