Quei malinconici e artificiosi espedienti per allontanare la mente dalla perdita di Padma ebbero però fine quando Drou le mostrò una fotografia dell’abito da sposa che progettava di acquistare.

— No, no, no! — esclamò vivacemente. — Tutti questi nastrini appesi attorno… santo cielo, alla minima corrente d’aria si agiteranno come se cominciasse a nevicare. Una fascia di seta, ecco quello che ci vuole per te, mia cara, obliqua, con un fiocco qui sul fianco. E niente pizzi sulle spalle, ne accentuano la larghezza. Comunque tu hai la fortuna d’essere alta. Vediamo, devo avere qui su una rivista un modello che… — e prese il via come ai vecchi tempi. Orfana di madre e senza sorelle, difficilmente Drou avrebbe potuto trovare una più esperta consulente in materia. Fu Lady Vorpatril a pagare il conto per l’abito da sposa, che venne confezionato su misura nella sartoria da cui si serviva anche lei, né questo fu il suo unico dono di nozze, perché volle regalarle anche una «casetta per l’estate», la quale si rivelò per una villa di quindici stanze in riva al mare, in una delle proprietà dei Vorpatril. Cordelia invece, sorridendo sotto i baffi, le regalò biancheria intima e sottovesti guarnite con abbastanza pizzi e nastrini svolazzanti da saziare il suo bisogno di frivolezze femminili.

Aral provvide al luogo in cui si sarebbe svolta la cerimonia nuziale: il magnifico Salone Rosso della Residenza Imperiale, quello coi pavimenti a mosaico e la sala da ballo adiacente, che con gran sollievo di Cordelia era scampato all’incendio. Ufficialmente questo fu giustificato come una necessità richiesta da Illyan, poiché fra i presenti non ci sarebbero stati solo il Reggente e sua moglie.

Aral guardò la lista degli invitati e sorrise. — Ti rendi conto — disse a Cordelia, — che qui è rappresentata ogni classe sociale? Soltanto l’anno scorso un evento di questo genere non sarebbe stato concepibile. Il figlio di un bottegaio e la figlia di un sergente. Lo hanno ottenuto rischiando la vita in guerra, ma l’anno venturo potrà accadere a chi si dedica ad attività pacifiche: industriali, medici, studiosi, ingegneri… mi chiedo quanto manca ai ricevimenti dati in onore di qualche attore, come fanno sugli altri pianeti.

— Non temi che quelle terribili pettegole Vor con cui sono sposati gli amici di Piotr lo troveranno troppo progressista e volgare?

— Con Alys Vorpatril dietro tutto questo? Non oserebbero.

La cosa acquistò dimensioni per pura forza d’inerzia. Già una settimana prima delle nozze Drou e Koudelka erano in preda al panico, avendo perso completamente il controllo delle iniziative di tutti quelli che si stavano occupando di loro. Ma il personale della Residenza Imperiale non aveva problemi organizzativi. La direttrice dei ricevimenti non nascondeva la sua soddisfazione: — E pensare che credevo che non ci sarebbe stato da fare niente per anni, dopo la festa in onore del Reggente, a parte quelle noiose cene per vecchi burocrati e generali in pensione una volta al mese.

Finalmente giunse il giorno fatidico. Gli invitati presero posto lungo il perimetro del Salone Rosso in un circolo multicolore, entro il quale altre persone si disposero a formare una stella le cui punte — in quel caso quattro — potevano variare a seconda del numero dei familiari e dei testimoni. L’usanza barrayarana prevedeva che una coppia si sposasse da sola, pronunciando i voti matrimoniali al centro del circolo. Non erano necessari preti né magistrati. In effetti di solito si chiedeva la presenza di un testimone ufficiale che si occupava delle registrazioni, chiamato appunto Testimone, e stando all’esterno del circolo costui leggeva le formule scelte per essere ripetute. Ciò consentiva alla coppia emozionata e stressata di dedicare le sue ormai scarse funzioni neurali ai gesti previsti. Nel caso che anche questa coordinazione motoria venisse meno, i due sposi erano affiancati da un amico e da un’amica, che li conducevano sul percorso stabilito. Tutto molto pratico, rifletté Cordelia al suo ingresso nel salone, e di gran bell’effetto.

Con un sorriso e un inchino Aral la lasciò nella posizione a lei assegnata, a un vertice della stella, come una ciliegina su una torta, e si ritirò nel circolo esterno. Lady Vorpatril aveva insistito perché lei indossasse un abito lungo blu e bianco, con qualche fiorellino rosso, intonato all’ultra formale divisa di Aral, rossa e blu. Anche il padre di Drou, orgoglioso e impettito nella sua uniforme da parata, occupava un vertice della stella interna. Strano pensare che fra i militari, si disse Cordelia, normalmente associati a impulsi totalitaristici, potessero far carriera anche i figli di umili popolani. Un regalo dei cetagandani, lo definiva Aral: la loro invasione aveva costretto Barrayar a usare al meglio i soldati di talento, senza riguardo per la classe di estrazione, ed era stato l’inizio di quei mutamenti che ora viaggiavano lenti attraverso la società.

Il sergente Droushnakovi era più basso e magro di quel che Cordelia s’era aspettato. I cromosomi della madre, o la nutrizione migliore, gli avevano procurato dei figli alquanto più alti di lui. I tre fratelli di Drou, un capitano, un sergente e un caporale, per l’occasione in licenza, erano nel circolo esterno degli invitati e sembravano velatamente interessati alla giovane sorella di Koudelka, una ragazza bruna graziosa quanto eccitata. La madre di Koudelka era a un altro vertice della stella, sorridente e con le lacrime agli occhi, e Cordelia stabilì che il vestito bianco e blu della donna non poteva essere intonato al suo per puro caso: Alys Vorpatril era in qualche modo arrivata anche a lei.

Koudelka fece il suo ingresso per primo, senza appoggiarsi troppo al nuovo lucido fodero del bastone-spada e affiancato dal sergente Bothari. Quest’ultimo indossava la versione di lusso della livrea del Conte Piotr e gli mormorava suggestivi commenti di rito che andavano da: «Non montarti la testa; questa gente è qui solo perché oggi non ha di meglio da fare» a: «Stanno pensando che sei un campagnolo vestito a festa. Dio, quanto sei ridicolo» a: «Non capisco come quella ragazza abbia il coraggio di sposare uno come te. Ma ti sei visto allo specchio?» Cordelia si disse che Bothari doveva avergli sussurrato anche qualcosa di molto pungente, perché Koudelka stentava a tenere il sorriso incollato alla faccia.

Le teste dei presenti si girarono. Oh, cielo! Alys aveva davvero l’occhio clinico per valorizzare l’aspetto di una donna. Drou veleggiò nel salone con la leggiadra grazia di un’indossatrice: seta dai riflessi d’avorio, capelli d’oro, occhi azzurri, fiori rossi, e più snella e flessuosa di quanto fosse mai stata. Alys Vorpatril, in grigio-argento, la lasciò al limite del circolo col gesto di una dea della caccia che lasciasse involare il falco, e la ragazza parve spiegare le ali verso il giovane tenente che, con gli occhi solo per lei, protendeva romanticamente una mano in sua attesa.

Drou e Koudelka recitarono il giuramento nuziale senza incespicare sulle parole, e mascherarono bene il lieve imbarazzo che ebbero nel pronunciare i loro nomi di battesimo, Clement e Ludmilla. Secondo l’uso dei militari erano abituati a usare solo il cognome anche con gli amici.

«I miei fratelli mi chiamano Milla» aveva confidato la ragazza a Koudelka e a Cordelia il giorno prima, durante le prove. «Fa rima con un sacco di parole stupide che loro dicono per prendermi in giro.»

«Per me sarai sempre Drou», le aveva promesso lui. «A patto che tu mi chiami Kou. L’altro è un nome sciocco.» Poteva scordarselo, s’era detta Cordelia. Durante i litigi domestici, quel «Clement» sarebbe tornato a galla come un sughero.

Nelle sue vesti di più autorevole dei presenti, Aral ruppe quindi il circolo facendo un passo avanti. Guidò i due sposi nel salone accanto, l’orchestra cominciò a suonare. I camerieri affrontarono la carica degli invitati uscendo dal riparo dei tavoli, armati di vassoi caricati a tartine e calici di vino. Le danze presero inizio subito.


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