Poi si voltò e lo gridò con un ruggito, con tutta la forza dei suoi polmoni, a tutti: — Se ne sono andati!
Tutti si misero a gridare a lui, a gridare tra loro, ridendo e piangendo. Dopo un minuto, disse a Rolery: — Vieni con me… andiamo all'isola. — Frenetico, esultante, frastornato, voleva essere sempre in movimento, recarsi nella città e assicurarsi che fosse di nuovo loro. Nessun altro aveva lasciato la Piazza fino a quel momento, e mentre superavano la barricata ovest, Agat impugnò la pistola. — Questa notte ho avuto un'avventura — disse a Rolery, ed ella, guardando lo squarcio del suo cappotto, disse: — Lo so.
— L'ho ucciso.
— Un diavolo della neve?
— Esatto.
— Da solo?
— Sì. Eravamo soli tutt'e due, fortunatamente.
L'espressione grave del volto di lei, mentre gli correva a fianco, lo fece ridere forte dal piacere.
Giunsero al viadotto, che correva nel vento gelido, tra il cielo luminoso e l'acqua scura, bordata di un merletto di schiuma.
La notizia, ovviamente, era già giunta, grazie alla campana e alla comunicazione mentale, e il ponte levatoio dell'isola era stato abbassato non appena Agat aveva messo piede sul viadotto. Uomini, donne e bambini piccoli, insonnoliti e avvolti in pellicce, giunsero di corsa ad accoglierli, con altre grida, domande, abbracci.
Dietro le donne di Landin, le donne di Tevar si tenevano in disparte, timorose e senza dar segni di gioia. Agat vide che Rolery si recava da una di esse, una giovane donna con i capelli scomposti e la faccia sporca di fuliggine. Molte di loro si erano tagliate malamente i capelli ed erano sporche e trascurate; e così pure gli uomini di Tevar che erano rimasti nell'isola. Un po' disgustato da questa macchia grigia sulla lustra mattinata della sua vittoria, Agat si rivolse a Umaksuman, che era venuto a raccogliere i compagni di tribù. Erano fermi sul ponte levatoio, sotto le mura a picco del fortilizio nero. Gli eis, uomini e donne, si erano raccolti accanto a Umaksuman, e Agat alzò il tono di voce in modo che tutti potessero ascoltare. — Gli Uomini di Tevar hanno difeso le nostre mura a fianco a fianco con gli Uomini di Landin. Diamo loro il nostro benvenuto se vorranno rimanere o se vorranno lasciarci, perché vivano con noi o vivano dove preferiscono, a loro scelta. Le porte della mia città sono aperte a voi, per tutta la durata dell'Inverno. Siete liberi di uscire, ma siete i benvenuti se volete rimanere!
— Ti ascolto — disse l'indigeno, chinando la testa chiara.
— Ma dov'è l'Anziano, Wold? Volevo dirgli…
Poi Agat vide sotto una nuova luce le facce cosparse di cenere e i capelli tagliati. Erano in lutto. Nel comprenderlo, egli ricordò i propri morti, gli amici e i parenti; e l'arroganza del trionfo si dileguò da lui.
Umaksuman disse: — L'Anziano del mio Clan è andato sotto il mare con i suoi figli che sono morti a Tevar. Ieri è andato. Stavano alzando la pira dell'alba quando hanno udito la campana e hanno visto i Gaal dirigersi a sud.
— Desidererei assistere al rogo — disse Agat, chiedendo il permesso a Umaksuman. Il tevarano titubava, ma un vecchio accanto a lui disse con voce decisa: — La figlia di Wold è moglie di quest'uomo: ha il diritto del clan.
Perciò gli permisero di recarsi, insieme con Rolery e con tutto ciò che rimaneva della sua gente, a un'alta terrazza all'imboccatura di una galleria, sulla parte dell'isola che si affacciava sul mare. Laggiù, su una pira di legna spezzata, giaceva il corpo del vecchio, deformato dall'età e poderoso, avvolto in un panno rosso, colore della morte. Un bambino accostò la torcia, e il fuoco s'innalzò rosso e giallo, facendo tremolare l'aria, pallida sotto i primi raggi freddi del sole. La marea si stava ritirando, crepitava e tuonava sulle rocce, al di sotto delle nere mura a perpendicolo. Ad est sopra le montagne della Catena di Askatevar, e ad ovest sopra il mare, il cielo era chiaro, ma a nord covava un crepuscolo bluastro: l'Inverno.
Cinquemila notti di Inverno, cinquemila giorni: il resto della loro gioventù e forse il resto della loro vita.
Contro quella lontana, bluastra caligine del nord, nessun trionfo poteva fare impressione. I Gaal sembravano una piccola corsa di insetti, ormai fuggiti, scappati davanti al vero nemico, al vero padrone, il bianco signore delle Tempeste. Agat era al fianco di Rolery davanti al fuoco funebre che si stava spegnendo, nell'alto fortilizio assediato dal mare, e in quel momento gli parve che la morte del vecchio e la vittoria del giovane fossero la stessa cosa. Né dolore né orgoglio avevano in sé tanta verità quanta ne aveva la gioia, la gioia che tremava nel vento freddo tra cielo e mare, luminosa e breve come il fuoco. Questo era il suo forte, questa la sua città e il suo mondo; questa era la sua gente. Qui non era un esiliato.
— Vieni — disse a Rolery quando il fuoco si ridusse a pochi tizzoni. — Vieni, andiamo a casa.