— Ah, sì… il signor Arrendale mi aveva detto che lei deplorava le misure di sostegno per i lavoratori handicappati.
— Non è del tutto vero — si corregge il signor Crenshaw. — Si deve vedere se sono davvero necessarie o no. Rampe, passaggi riservati eccetera sono un conto, ma altre cosiddette misure di sostegno sono lussi e basta…
— E lei che è tanto esperto conosce bene la differenza tra le due cose, vero? — domanda Stacy. Il signor Crenshaw arrossisce di nuovo. Guardo Stacy che non sembra affatto impaurito.
— Io conosco i bilanci — risponde il signor Crenshaw. — Non esiste legge che possa costringerci a fallire per viziare certa gente che crede di aver bisogno di… di giocattoli come questi… — Indica le girandole sulla mia scrivania.
— Già, specie se si pensa che costeranno almeno un dollaro e trenta — dice Stacy. — A meno che non le compriate da aziende che lavorano per la Difesa. — Ma questo è assurdo. Le aziende che lavorano per la Difesa non vendono girandole, vendono missili, mine e aeroplani. Cerco di spiegarmi come mai Stacy, che sembra una persona istruita tranne che nelle permutazioni, suggerisca di comprare girandole da un'azienda che lavori per la Difesa. O è tutto uno scherzo?
— Ma non è questo il punto — sta dicendo Stacy quando riprendo ad ascoltare. — Se lei dovesse abolire questa sezione… con quanti impiegati, sedici, venti?… tra il pagamento a tante persone delle liquidazioni e della parte del sussidio di disoccupazione che spetta all'azienda, finirebbe col perdere un sacco di soldi. Per non parlare della perdita della sua posizione come datore di lavoro per questa classe di disabilità, che le procura grosse facilitazioni fiscali.
— Lei che ne sa di questo? — chiede il signor Crenshaw.
— Anche il nostro dipartimento ha lavoratori handicappati — dice Stacy. — E ogni volta che qualche saputello vien fuori con l'idea di sbarazzarcene per risparmiare, gli dimostriamo con documenti alla mano che licenziandoli perderemmo denaro.
— Voi siete pagati con i soldi delle tasse — ribatte il signor Crenshaw, e gli vedo pulsare le vene della fronte. — Non dovete preoccuparvi di profitti e perdite. Siamo noi che dobbiamo guadagnare i soldi per pagarvi il salario.
— E sono sicuro che questo non vi fa dormire la notte — dice Stacy, e anche le vene della sua fronte pulsano. — Adesso se vuole scusarmi, devo parlare col signor Arrendale.
— Lou, dovrai rimettere in pari il tempo perduto — dice il signor Crenshaw, e si precipita fuori sbattendo la porta.
Guardo Stacy che scuote la testa. — Che tipo. Da noi c'era un sergente così, meno male che si è trasferito a Chicago. Farebbe bene a cercarsi un altro lavoro, signor Arrendale. Quello vuole sbarazzarsi di lei a tutti i costi.
— Io non lo capisco — dico. — Io… tutti noi lavoriamo duro qui. Perché ce l'ha tanto con noi?
— Perché è un figlio di puttana avido di potere — dice Stacy. — Quelli lì non fanno che cercar di fare bella figura facendo fare brutte figure agli altri. Purtroppo per lui, adesso a lei è capitato quest'altro guaio.
— Ma questo non porta danno a lui, se mai a me — dico.
— Già, però adesso il suo signor Crenshaw avrà a che fare con me… e troverà che la sua arroganza non fa molto effetto sulla polizia.
Non sono molto sicuro che questo sia esatto. Il signor Crenshaw è anche la compagnia, e la compagnia ha molta influenza in città.
— Torniamo ai nostri incidenti — dice Stacy — così potrò lasciarla in pace. Ci sono state altre circostanze, anche di poco conto, che possano indicare l'esistenza di malanimo contro di lei da parte di Don?
Sembra sciocco, ma gli riferisco del momento in cui Don si era messo tra me e Marjory a casa di Tom, e di Marjory che lo aveva chiamato una vipera, anche se questo non era vero.
— Quindi a me sembra che lo schema delle cose sia che gli altri suoi amici cercavano di proteggerla da Don, facendogli capire che a loro non piaceva come lui la trattava, no?
Non avevo considerato le cose da questo punto di vista. Quando lui me lo dice, vedo lo schema chiarissimo e mi chiedo come mai non me ne ero accorto prima. — Lui ci sarà rimasto male — dico. — Avrà pensato che io ero trattato in modo diverso da lui, e… — M'interrompo, colpito all'improvviso da un altro schema che non avevo notato in precedenza. — È come con il signor Crenshaw — aggiungo. C'è tensione nella mia voce, ma la scoperta è eccitante. — Lui prova antipatia per me per la stessa ragione. — M'interrompo di nuovo, cercando di riflettere a fondo. Allungo una mano e accendo il ventilatore. Le girandole mi aiutano a pensare quando sono eccitato.
— Sono tutti schemi di persone le quali non credono che noi abbiamo davvero bisogno di misure di sostegno e le guardano di malocchio. È questa combinazione di far bene e di avere le facilitazioni che desta la loro collera. Io sono troppo normale… — Guardo Stacy che sta sorridendo e annuendo. — No, è sciocco — dico. — Io non sono normale. Né adesso né mai.
— A lei può sembrare così — dice lui. — Ma io la vedo guidare un'automobile, sbrigare ottimamente il suo lavoro, innamorarsi, partecipare a tornei di scherma…
— Soltanto a uno, finora — preciso.
— Va bene, soltanto a uno. Io vedo anche un sacco di persone che funzionano peggio di lei, signor Arrendale, e altre che funzionano altrettanto bene senza facilitazioni. Ora, io so che le facilitazioni sono necessarie e fanno perfino risparmiare denaro, ma c'è chi non la pensa così. È come mettere un cuneo sotto la gamba zoppa di un tavolo… perché non avere un tavolo solido e con le gambe tutte uguali? C'è chi percepisce quel cuneo come una minaccia contro di sé… e lo prende in odio.
— Non vedo in cosa io possa costituire una minaccia per Don o per il signor Crenshaw — dico.
— Può non esserlo, personalmente; e non credo che nemmeno le facilitazioni di cui gode lo siano. Ma ci sono persone che non accettano responsabilità, che hanno bisogno di biasimare gli altri per quello che non va nelle loro vite. Don probabilmente pensa che se lei non ricevesse un trattamento preferenziale, lui avrebbe successo con quella donna.
Vorrei che usasse il suo nome, Marjory. Non mi piace che la chiami "quella donna".
— La quale probabilmente non lo vorrebbe comunque, ma Don preferisce gettare il biasimo su di lei… se davvero c'è lui dietro questi vandalismi. — Dà un'occhiata al suo palmare. — Dalle informazioni che abbiamo raccolto su di lui, l'uomo ha avuto una serie di lavori di basso profilo. A volte li piantava lì, a volte lo licenziavano. Non ha credito. Può darsi che veda in se stesso un fallito e cerchi qualcuno su cui sfogarsi.
Io non avevo mai pensato che le persone normali dovessero trovare una ragione per i loro fallimenti. Non avevo mai pensato che subissero fallimenti.
— Manderemo qualcuno a prenderla, signor Arrendale — dice Stacy. — Chiami questo numero quando desidera andare a casa. — Mi porge una carta. — Non metteremo nessuno di guardia qui, il vostro apparato di sicurezza è buono… però mi creda, sia prudente.
È duro rimettersi al lavoro dopo che lui se n'è andato, ma io mi concentro e riesco a fare parecchio prima che venga l'ora di andarmene e chiamare per il passaggio.
Pete Aldrin tirò un respiro profondo dopo che Crenshaw fu uscito dal suo ufficio furibondo contro quel "pallone gonfiato" di poliziotto che era andato a interrogare Lou Arrendale. Prese il telefono e chiamò l'ufficio Risorse umane. Chiese di un certo Bart, il cui nome gli era stato suggerito da Paul: un impiegato giovane e inesperto che certo sarebbe ricorso all'aiuto di qualcuno per avere spiegazioni. — Bart, ho bisogno di licenze per l'intera sezione A: i miei ragazzi stanno per essere coinvolti in un programma di ricerca.
— Di cosa si tratta? — domandò Bart.
— Del primo esperimento su esseri umani di un nuovo prodotto concepito per autistici adulti. Il signor Crenshaw considera questa una massima priorità per il nostro dipartimento, perciò ti sarei davvero grato se ti spicciassi a ottenermi per la sezione una serie di congedi a tempo indeterminato. Sarebbe meglio così, credo, perché non sappiamo quanto tempo ci vorrà per l'esperimento…