Le chiesi: — Che musica è?
— Claude de Courcy.
— Mai sentito nominare.
— "Sentita". Compositrice per liuto del Sedicesimo secolo. — Leisha lo disse con impazienza, il che non faceva altro che mostrare quanto fosse tesa. Di solito le forme che creava nella mia mente erano perfettamente nitide, lineari, rilucenti di iridescenza.
— Drew, non mi hai risposto. Che cosa stanno facendo Miri e i Super a Huevos Verdes?
— Sono otto anni che ti rispondo, non lo so.
— Continuo a non crederti.
La guardai. Durante l’anno precedente si era tagliata i capelli: forse una donna si stancava di acconciare i propri capelli dopo centosei anni. Aveva ancora l’aspetto di una trentacinquenne. Gli Insonni non invecchiavano e, per il momento, non morivano, eccetto che per incidenti o omicidi. I loro corpi si rigeneravano, un inaspettato effetto collaterale della loro bizzarra struttura genetica. La prima generazione di Insonni, a differenza di quella di Miranda, non era stata alterata così profondamente da non poter controllare il proprio aspetto fisico. Leisha sarebbe stata bella fino alla morte.
Mi aveva allevato. Mi aveva educato, ai limiti della mia intelligenza, che poteva essere stata normale, un tempo, ma che non si sarebbe mai potuta paragonare al quoziente intellettivo geneticamente modificato e potenziato dei Muli, figuriamoci poi degli Insonni. Quando restai menomato per uno stupido incidente, all’età di dieci anni, Leisha mi comprò la prima carrozzella elettrica. Leisha mi aveva amato quando ero bambino e aveva respinto il mio amore quando ero diventato un uomo e io mi ero dato a Miranda. Oppure Miranda si era data a me.
Appoggiò entrambi i palmi delle mani sulla tavola e si sporse in avanti. Sapevo cosa stava per arrivare. Leisha era un avvocato. — Drew… non hai mai conosciuto mio padre. Morì quando frequentavo la facoltà di legge. Lo adoravo. Era l’essere umano più cocciuto che io abbia mai incontrato. Era disposto a piegare qualsiasi regola gli avesse intralciato il cammino, ma non era un tiranno. Era soltanto implacabile. Ti fa pensare a qualcuno di tua conoscenza? Non suona un po’ come Miri?
— Sì — dissi io. Ma dove andavano a prendere tutte quelle parole Leisha, Miri e il resto di loro? Queste parole in particolare erano adeguate. — Fa pensare a Miranda.
— E un’altra cosa su mio padre — disse Leisha, guardandomi direttamente. — Logorava le persone. Ha logorato due mogli, una figlia, quattro partner commerciali e, alla fine, il proprio cuore. Li ha proprio logorati. Era capace di distruggere quello che amava appassionatamente, applicando semplicemente i propri standard impossibili nel tentativo di migliorarlo.
Appoggiai la tazza di caffè.
— Drew, te lo chiedo per l’ultima volta. Che cosa sta facendo Miri a Huevos Verdes? Devi capire, io ho paura per lei. Miri differisce da mio padre in una cosa fondamentale. Non è una solitaria. È disperatamente alla ricerca di una comunità. Si strugge di appartenere a qualcosa nel modo in cui solo un outsider può farlo. E non ci riesce. Lo sa. Ha fatto finire in galera sua nonna e la sua banda, quindi gli Insonni l’hanno respinta. Lei è talmente superiore rispetto ai Muli che loro non la possono accettare per principio: è una minaccia troppo grande. L’idea che stia cercando di trovare una base di comunicazione comune con i Vivi è ridicola. Non esiste linguaggio comune.
Distolsi lo sguardo, fissando fuori dalla finestra, il deserto. Non si vede mai una luce altrettanto cristallina da nessun’altra parte.
Leisha disse: — Tutto ciò che Miri ha, all’infuori di te, sono ventisei altri Super-Insonni. Ecco il fatto. Sai che cosa ti fa diventare rivoluzionario, Drew? Essere un outsider che guarda dentro, con il desiderio idealistico di creare l’unica vera comunità giusta, unito alla certezza di "essere in grado" di farlo. Gli idealisti che si trovano all’interno non diventano rivoluzionari. Divengono semplicemente riformatori. Come me. I riformatori pensano che le cose necessitino di qualche miglioramento, ma che la struttura di base sia solida. I rivoluzionari pensano a spazzare via tutto e a ricominciare da capo. Miri è una rivoluzionaria. Una rivoluzionaria con seguaci Super-intelligenti, una tecnologia inimmaginabile, immense quantità di denaro e ideali appassionati. Ti meravigli del fatto che io sia spaventata?
"Che cosa stanno facendo a Huevos Verdes?"
Non riuscii a incrociare lo sguardo con quello di Leisha. Le sgorgavano fuori così tante parole, così tante definizioni complicate. Le forme nella mia mente erano scure, confuse, infuriate, con una scia di pericolosi cavi, duri quanto l’acciaio. Non erano però le forme di Leisha. Erano le mie.
— Drew — disse ora dolcemente Leisha, l’outsider mi pregava. — Per favore, dimmi che cosa sta facendo.
— Non lo so — mentii.
Due giorni dopo mi trovavo seduto su una motolancia che sfrecciava sul mare aperto in direzione di Huevos Verdes. Il sole del Golfo del Messico era accecante. Il mio pilota, un ragazzino lentigginoso di circa quattordici anni che non avevo mai visto prima di allora, era abbastanza giovane da godersi la corsa sull’acqua. Puntò il muso della motolancia a gravità verso il basso quel tanto da sfiorare l’oceano e far sollevare schizzi bianco-azzurrini. Il ragazzino sogghignò. La seconda volta che lo fece voltò improvvisamente la testa per assicurarsi che non mi stessi bagnando, seduto sulla mia carrozzella elettrica in fondo all’imbarcazione. Aveva chiaramente dimenticato che io mi trovassi lì. L’improvviso senso di colpa e la diversa angolazione cambiarono il suo volto e io lo riconobbi. Uno dei bis-nipoti di Kevin Baker.
— Non sono per niente bagnato — dissi e il ragazzino sogghignò nuovamente. Ovviamente Insonne. Adesso lo potevo capire per la forma che lui creava nella mia mente: compatta, dai colori sgargianti e dai movimenti rapidi e scattanti. Nato possedendo il mondo. Ovviamente, poi, nessun rischio per la sicurezza di Huevos Verdes.
Con le difese che aveva, Huevos Verdes, non avrebbe rischiato in sicurezza nemmeno se i passeggeri fossero stati traghettati dal direttore dell’Ente governativo di controllo degli Standard Genetici.
Avevo faticato parecchio per capire il triplo scudo di sicurezza attorno a Huevos Verdes.
Il primo scudo, uno scintillio traslucente, si sollevava dal mare a trecentocinquanta metri circa di distanza dall’isola. Sferico, lo scudo si estendeva anche sott’acqua, fendendo la roccia dell’isola stessa come un uovo che racchiudeva tutto. Terry Mwakambe, il più strano genio dei Super, era stato l’inventore del campo di difesa. Non esisteva niente di simile in nessuna parte del mondo. Esso analizzava il DNA e nulla che non fosse registrato nelle banche dati poteva superarlo. Né i delfini, né gli uomini-rana della marina, né i gabbiani, né le alghe fluttuanti. Nada.
Il secondo scudo, un centinaio di metri oltre quello, bloccava tutta la materia non vivente che non fosse accompagnata da un DNA che "era" immagazzinato nelle banche dati. Nessun vascello robotico privo di equipaggio che trasportasse alcuna cosa — sensori, bombe, spore — avrebbe potuto passare quel campo. Indipendentemente da quanto fosse piccolo. Se non c’era un codice del DNA registrato ad accompagnarlo, non lo superava. Ci lanciammo attraverso il debole scintillio azzurrino dello scudo come attraverso una bolla di sapone.
Il terzo scudo, alle banchine, era controllato manualmente e monitorato a livello visivo. Il DNA registrato doveva essere vivo e parlante. Non so come potessero verificare uno stato narcotizzato. Non venimmo toccati da nulla, quanto meno da nulla che io potessi sentire. Il progetto era di Terry Mwakambe. Il monitoraggio era assegnato a tutti, a turno. La paranoia era di Miri. A differenza di sua nonna, non voleva che i Super si staccassero permanentemente dagli Stati Uniti ma, come sua nonna, aveva nondimeno costruito un rifugio protetto che i rappresentanti ufficiali del governo non potessero toccare. Un santuario. Lo aveva soltanto fatto meglio rispetto a Jennifer Sharifi.