Il PFE ruotò sulla poltrona a spalliera alta, unì la punta delle dita, si batté il labbro, si rivolse al gruppo di militari. — Cosa ne pensate?
I sette in divise piene di decorazioni si guardarono l'un l'altro, poi sei fissarono il generale Morpurgo. Quest'ultimo mordicchiò il sigaro spento. — Non va come dovrebbe — disse. — Li teniamo lontano dalla posizione del teleporter… lì le nostre difese reggono bene… ma sono penetrati troppo nel sistema.
— Ammiraglio? — disse Gladstone, inclinando d'un millimetro la testa in direzione dell'ufficiale alto e magro in divisa nera della FORCE:spazio.
L'ammiraglio Singh si accarezzò la barbetta. — Il generale Morpurgo ha ragione. La campagna non procede secondo i piani. — Accennò alla quarta parete, dove diversi diagrammi, in gran parte ellissoidi, ovali e archi, erano sovrimpressi su un'inquadratura statica del sistema di Hyperion. Alcuni archi s'ingrandirono. Le vivide linee blu indicavano le traiettorie dell'Egemonia. Le linee rosse, quelle degli Ouster. Le rosse erano molto più numerose delle blu.
— I due trasporti truppe d'assalto assegnati all'Unità Operativa 42 sono stati messi fuori combattimento — continuò l'ammiraglio Singh. — L'Ombra di Olympus è stato distrutto insieme con tutto l'equipaggio e lo Stazione Nettuno è stato gravemente danneggiato, ma in questo momento fa ritorno all'area cislunare d'attracco, sotto scorta di cinque navi torcia.
Gladstone annuì lentamente, sporgendo il labbro fino a toccare la punta delle dita. — Quante persone erano a bordo dell'Ombra di Olympus, ammiraglio?
Gli occhi castani di Singh, larghi come quelli del PFE, non suggerivano la stessa profondità di tristezza. L'ammiraglio resse per alcuni secondi lo sguardo della donna. — Quattromiladuecento — rispose. — Senza contare il distaccamento di marines, pari a seicento unità. Una parte di questi ultimi si è imbarcata alla stazione teleporter di Hyperion, quindi non abbiamo dati precisi sul numero esatto.
Gladstone annuì. Si rivolse di nuovo al generale Morpurgo. — Come mai queste difficoltà improvvise, generale?
Morpurgo era calmo in viso, ma aveva quasi tranciato il sigaro stretto fra i denti. — Un numero di unità da combattimento superiore al previsto, signora — rispose. — Inoltre, hanno i lancer… veicoli a cinque posti, in realtà navi torcia in miniatura, più veloci e meglio armati dei nostri caccia alungo raggio… piccoli, micidiali calabroni. Li distruggiamo a centinaia, ma se un lancer supera lo sbarramento, schizza all'interno delle difese della flotta e semina il panico. — Morpurgo scrollò le spalle. — Più d'uno l'ha superato.
Il senatore Kolchev sedeva dall'altra parte del tavolo, insieme con otto colleghi. Ruotò la poltroncina girevole fino a guardare la mappa tattica. — Si direbbe che abbiano quasi raggiunto Hyperion — disse. La sua voce, famosa in tutta la Rete, era rauca.
Rispose Singh. — Non dimentichi la scala, senatore. A dire il vero controlliamo ancora la maggior parte del sistema. Ogni cosa, nel raggio di dieci UA dal sole di Hyperion, è nostra. La battaglia si è spostata al di là della nube di Oört e al momento ci riorganizziamo.
— E quei… grumi… rossi sopra il piano dell'eclittica? — domandò la senatrice Richeau. Anche lei vestiva di rosso, uno dei suoi tratti caratteristici, al senato.
Singh annuì. — Uno stratagemma interessante — rispose. — Lo Sciame ha scatenato un attacco di circa tremila lancer per completare un movimento a tenaglia contro il perimetro elettronico dell'UO 87.2. L'attacco è stato rintuzzato, ma bisogna ammirare l'astuzia della…
— Tremila lancer? — lo interruppe Gladstone, a bassa voce.
— Sì, signora.
Gladstone sorrise. Smisi di disegnare e mi rallegrai che quel particolare sorriso non fosse rivolto a me.
— Nella conferenza di ieri non si era detto che gli Ouster avrebbero messo in campo seicento lancer… settecento al massimo? — Le parole erano le stesse di Morpurgo. Gladstone ruotò la poltrona per guardare in viso il generale. Inarcava il sopracciglio.
Morpurgo si tolse di bocca il sigaro, lo fissò, accigliato, si tolse dai denti inferiori un frammento di tabacco. — Erano dati del nostro servizio segreto. Sbagliati.
— La Commissione di Consulenza delle IA era coinvolta in questa valutazione del controspionaggio?
Tutti si girarono verso il consulente Albedo. Costui era una proiezione perfetta: sedeva nella poltroncina fra gli altri, le mani strette sui braccioli, in posizione rilassata; mancava completamente della nebulosità e della trasparenza assai comuni alle proiezioni mobili. Aveva il viso allungato, zigomi alti, bocca espressiva con una traccia di sorriso ironico perfino nei momenti di maggiore serietà. E quello era un momento del genere.
— No, signora — disse il consulente Albedo. — La Commissione non ha avuto la richiesta di valutare le forze degli Ouster.
— Presumevo — disse Gladstone, rivolta sempre a Morpurgo — che le stime del servizio segreto della FORCE tenessero conto anche delle proiezioni della Commissione.
Il generale della FORCE:terra lanciò ad Albedo un'occhiata di fuoco. — No, signora — disse. — Dal momento che il Nucleo dichiara di non avere contatti con gli Ouster, abbiamo ritenuto che le sue proiezioni non fossero migliori delle nostre. Per calcolarle, abbiamo usato la rete SCO:RTS aggregata alle IA. — Si rimise in bocca il sigaro smozzicato, protese il mento e continuò: — La Commissione avrebbe potuto fare di meglio?
Gladstone fissò Albedo.
Il consulente mosse appena le lunghe dita della destra. — Le nostre stime, per questo Sciame, indicavano da quattro a seimila unità da combattimento.
— Lei… — iniziò Morpurgo, paonazzo.
— Lei non ne ha parlato, durante l'incontro informativo — intervenne Gladstone. — E neppure durante le deliberazioni precedenti.
Il consulente Albedo si strinse nelle spalle. — Il generale ha ragione — disse. — Non abbiamo contatti con gli Ouster. Le nostre stime non sono più attendibili di quelle della FORCE; si basano su premesse differenti, ecco tutto. La Scuola Comando Olympus:Rete Tattica Storica fa un lavoro eccellente. Se lì le IA fossero di un solo ordine d'acume più in alto nella scala Turing-Demmler, saremmo costretti a trasferirle nel Nucleo. — Mosse di nuovo la mano in un gesto aggraziato. — Sta di fatto che le premesse della Commissione potranno essere utili per piani futuri. Ovviamente passeremo a questo gruppo tutte le proiezioni, in qualsiasi momento.
Gladstone annuì. — Le passi immediatamente.
Tornò a rivolgersi allo schermo e gli altri la imitarono. I monitor della sala registrarono il silenzio e aumentarono il volume dei ricevitori: di nuovo fu possibile udire le grida di vittoria, le richieste di aiuto, la calma elencazione di posizioni, le direttive di fuoco, gli ordini. La parete più vicina era alimentata in tempo reale dalla nave torcia AE N'Djamena, che cercava superstiti fra i resti del Gruppo di Battaglia B-5. La nave torcia danneggiata alla quale in quel momento si avvicinava, ingrandita mille volte, sembrava una melagrana esplosa, i cui semi e la buccia rossa si riversavano all'esterno con moto lento e ruzzolavano in una nuvola di particelle, di gas, d'idrocarburi volatili congelati, di milioni di microcircuiti strappati dalle intelaiature, di depositi di cibo, d'attrezzature aggrovigliate e — riconoscibili di tanto in tanto per il movimento simile a quello delle marionette di braccia o gambe — di molti, molti corpi umani. Il riflettore della N'Djamena, un fascio luminoso fuori asse di dieci metri dopo il balzo coerente di ventimila miglia, giocava sui relitti congelati e illuminati dalle stelle, mettendo a fuoco singoli oggetti, sfaccettature e facce. Era uno spettacolo bellissimo e orribile a un tempo. Il riflesso rese ancora più vecchio il viso di Gladstone.
— Ammiraglio — disse il PFE — è normale che lo Sciame abbia atteso finché l'Unità Operativa 87.2 non si è teleportata nel sistema?