Corbeau schiuse le labbra, allarmato, e si alzò precipitosamente, chinando nervosamente la testa verso Miles. La loro differenza di altezza ne fu improvvisamente sottolineata, e Corbeau apparve ancora più confuso.

Venn aggiunse, non tanto per pietà quanto per amore di precisione: — Date le accuse ancora pendenti contro di lei, e la sua richiesta di asilo, la Sigillatrice Greenlaw non permetterà in nessun caso all’Ispettore di sottrarla dalla nostra custodia, almeno per il momento.

Corbeau esalò un lieve sospiro, ma continuò a guardare Miles con l’aria di qualcuno a cui è appena stato mostrato un serpente velenoso.

Venn aggiunse, con una punta sardonica: — Ha anche promesso di non ordinarle di spararsi.

— Grazie, Capo Venn — disse Miles. — Posso procedere io, se non le dispiace.

Venn colse l’allusione e se ne andò. Roic si mise silenziosamente di guardia alla porta della cella, che si chiuse con un lieve sibilo.

— Si sieda, guardiamarina — lo invitò Miles indicando la branda. Poi lui stesso si sedette sulla cuccetta di fronte, osservando per un momento il giovane. — Può smettere di iperventilare — aggiunse.

Corbeau ansimò e riuscì a dire, con cautela: — Sì, Milord.

Miles intrecciò le dita. — Sergyano, vero?

Corbeau abbassò lo sguardo sulle sue braccia e fece il gesto di abbassarsi le maniche. — Non ci sono nato, Milord. I miei genitori sono emigrati quando avevo cinque anni. — Con un’occhiata al silenzioso Roic e alla sua uniforme marrone e argento, aggiunse: — Lei è… — e poi inghiottì qualunque cosa avesse avuto intenzione di dire.

Miles sapeva bene come riempire quel silenzio. — Sì, sono il figlio del Viceré e della Viceregina Vorkosigan.

Corbeau non riuscì a frenare una sommessa esclamazione di sorpresa, e la sua espressione di paura non mutò.

— Ho appena interrogato due soldati della pattuglia che è stata mandata per farla rientrare dalla… licenza. Ma mi piacerebbe sentire la sua versione. Tuttavia prima… vorrei chiederle se conosceva il tenente Solian, l’ufficiale della Sicurezza komarrano di stanza sull’Idris.

I pensieri del pilota dovevano essere tanto concentrati sulla sua situazione che gli ci volle un momento per capire il senso della domanda. — L’ho incontrato qualche volta in occasione degli scali delle nostre navi, Milord, ma non posso dire di conoscerlo. Non sono mai salito a bordo dell’Idris.

— Ha qualche idea a proposito della sua scomparsa?

— No… nessuna.

— Il capitano Brun ritiene che possa avere disertato.

Corbeau fece una smorfia. — Be’, è quello che a Brun viene logico pensare.

— E come mai a Brun in particolare?

Le labbra di Corbeau si mossero, poi si fermarono; sembrò sprofondare ancora di più nello sconforto. — Non sarebbe appropriato che io criticassi un mio superiore, Milord, o facessi dei commenti.

— Brun ha dei pregiudizi sui komarrani.

— Non ho detto questo!

— È quello che io ho osservato, guardiamarina.

— Oh!

— Be’, lasciamo da parte questa storia, per ora. Torniamo ai suoi problemi. Come mai non ha obbedito all’ordine, inviato tramite il suo comunicatore, di ritornare a bordo?

Corbeau si toccò il polso sinistro: tutti i comunicatori dei barrayarani erano stati confiscati dai quad. — Me l’ero tolto e l’avevo lasciato in un’altra stanza. Si vede che dormivo, e non l’ho sentito. Ho saputo dell’ordine di tornare a bordo solo quando quei due, quei due… — Per un attimo cercò di controllarsi, poi continuò amaramente — quei due cialtroni sono arrivati e hanno cominciato a prendere a calci la porta dell’alloggio di Garnet Cinque. Poi, una volta dentro l’hanno strapazzata come se…

— Si erano identificati come da regolamento e le avevano comunicato chiaramente gli ordini?

Corbeau fece una pausa, e il suo sguardo puntato su Miles divenne più tagliente. — Lo ammetto, Milord — disse lentamente. — Quando il sergente Touchev ha urlato: ’Andiamo, fotti-mutante, la festa è finita’, il significato che ne ho tratto non era esattamente ’L’ammiraglio Vorpatril ha ordinato a tutto il personale barrayarano di tornare alla propria nave’. Almeno non è suonata così alle mie orecchie. Mi ero appena svegliato, dopo tutto.

— Si sono identificati?

— Non… non verbalmente.

— Hanno mostrato la loro identificazione?

— Be’… avevano l’uniforme della polizia militare.

— Li ha riconosciuti come polizia della flotta, o ha pensato che fosse una visita privata, non so, due suoi commilitoni che volevano offendere lei e Garnet Cinque?

— Io… be’… ecco… le due cose non si escludono a vicenda, Milord. Da come ho vissuto la cosa.

Il ragazzo questo l’ha già capito, purtroppo.

Miles prese fiato. — Ah!

— Ero ancora intorpidito, mi ero appena svegliato. Quando hanno cominciato a spingermi verso la porta, Garnet Cinque ha pensato che mi stessero assalendo. Vorrei che non avesse tentato di difendermi. Non ho colpito Touchev fino a che non l’ha buttata fuori dal suo flottante. A quel punto… a quel punto le cose sono andate di male in peggio. — Corbeau si guardò torvo i piedi, imprigionati nei cerchi velcro.

Miles cercò una posa più comoda sulla branda. Questo ragazzo sta per andare a fondo. Gettagli un salvagente. Con molta dolcezza, disse: — Sai, non è ancora detto che la tua carriera sia finita. Tecnicamente non sei nemmeno un disertore, non più di quanto lo sia la pattuglia mandata da Brun, fintanto che le autorità della Stazione Graf ti trattengono qui contro la tua volontà. Per il momento sei solo coinvolto in un pasticcio legale. E se non ne usciamo, la cosa rappresenta una perdita molto onerosa per Komarr, visto quanto è stato speso per farti diventare un pilota e per la chirurgia per gli impianti. Se fai le mosse giuste, puoi ancora uscirne bene.

Il volto di Corbeau si contorse. — Io non… — Si fermò.

Miles emise un mormorio d’incoraggiamento.

Corbeau esplose: — Non me ne importa niente della mia carriera. Non voglio più avere niente a che fare con… — a corto di parole, fece un gesto disperato — con questa… idiozia.

Sopprimendo una parole di comprensione, Miles chiese: — Quaì è il tuo status? Quanto ti resta della ferma?

— Ho firmato per cinque anni, con l’opzione di rinnovare la ferma o andare nella riserva per i successivi cinque. Ho fatto tre anni, me ne mancano due.

A ventitré anni, ricordò Miles, due anni sembrano ancora un’eternità. Corbeau non poteva essere molto di più di un apprendista pilota, anche se il fatto che fosse stato assegnato alla Prince Xav faceva pensare che le sue note di valutazione fossero molto buone.

Corbeau scosse la testa. — Ora vedo le cose in modo completamente diverso. Atteggiamenti che davo per scontati, scherzi, battute, il modo in cui si fanno certe cose… adesso non li sopporto più. Non li sopporto più. Gente come il sergente Touchev, il capitano Brun… Dio. Ma siamo sempre stati così?

— No — disse Miles. — Eravamo molto peggio. Questo te lo posso garantire per esperienza personale.

Corbeau lo guardò con curiosità.

— Ma se allora tutti quelli che la pensavano diversamente si fossero chiamati fuori, nessuno dei cambiamenti cui ho assistito nel corso della mia vita sarebbero avvenuti. Siamo cambiati, e possiamo cambiare ancora. Non da un giorno all’altro, questo no. Ma se tutte le persone per bene se ne vanno e rimangono solo gli idioti a mandare avanti la baracca, non sarà certo un bene per il futuro di Barrayar. E al futuro di Barrayar io ci tengo. — Lo stupì rendersi conto di quanto ultimamente fosse diventata vera quell’affermazione. Pensò ai due replicatori nella loro stanza sorvegliata e protetta a Casa Vorkosigan. Ho sempre pensato che i miei genitori avrebbero finito per risolvere ogni problema. Invece adesso è venuto il mio turno.

— Non immaginavo nemmeno che un posto come questo esistesse — il gesticolare scattante di Corbeau indicava lo Spazio Quad. — Non potevo immaginare che esistesse una donna come Garnet Cinque. Io voglio restare qui.


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