Non mi aspettavo tamburi. Tutti gli altri spettacoli in caduta libera che Miles aveva visto, fossero di danza o di ginnastica, si erano sempre svolti nel silenzio irreale dei protagonisti, eccetto che per la musica e gli effetti sonori. I quad invece producevano da soli il loro commento musicale, e gli restavano un paio di mani per incontrarsi, afferrarsi, ruotare scambiandosi il posto, poi ritornare a formare un disegno sempre mutevole.
Due dozzine di uomini in caduta libera erano in equilibrio perfetto, in una disposizione sferica al centro dell’auditorium, continuando a scambiarsi posizione in modo tanto perfetto che l’energia sembrava passare da un corpo all’altro nelle rotazioni, rivoluzioni, capovolte e piroette senza permettere alcuno slittamento laterale.
L’aria pulsava al ritmo delle loro mani; tamburi di tutte le dimensioni e forme: rotondi, ovali, doppi, non solo ciascun ballerino suonava il suo, ma spesso venivano scambiati in una fusione di musica e arte da giocoliere che sfidava l’occhio e l’orecchio, e senza mai perdere una presa o mancare un battito.
Anche le luci danzavano. I riflessi rimbalzavano sulle pareti, suscitando lampi nei palchi, dove incontravano braccia, mani, abiti, gioielli, volti incantati.
Poi una dozzina di ballerine quad vestite di azzurro e verde entrarono sulla scena con la forza di un geyser, infilandosi nella sfera dei loro colleghi e unendosi alla danza. Introducevano una nota di contrappunto al flusso delle percussioni: tamburi e nacchere, nient’altro. Non c’era bisogno d’altro. La sala circolare riverberava, quasi sussultava. Miles guardò la moglie: le labbra di Ekaterin erano socchiuse, i suoi occhi spalancati e lucenti, mentre si godeva senza riserve tutto quello splendore tonante.
Miles pensò alle bande marziali barrayarane. Non era sufficiente che gli umani riuscissero a imparare a suonare uno strumento musicale. Dovevano farlo in gruppo. Mentre camminavano; mentre descrivevano figure complicate marciando. E poi dovevano fare delle gare gli uni con gli altri per vedere chi era il migliore. L’eccellenza, questo genere di eccellenza, non avrebbe mai potuto avere una giustificazione economica. Si faceva per qualcos’altro, per l’onore del proprio paese, della propria gente, per la gloria di Dio. Per la gioia di essere umani.
Il brano durò una ventina di minuti, fino a quando i ballerini furono ridotti ad ansimare, mentre il sudore sfuggiva dai loro corpi in minuscole goccioline che svanivano nell’oscurità come scintille. E ancora roteavano e tuonavano. Miles dovette fare uno sforzo per non mettersi a iperventilare per solidarietà, e sincronizzare il suo battito cardiaco con il loro ritmo. Poi ci fu un’ultima grande esplosione di suono gioioso, e in qualche modo la rete di uomini e donne a quattro braccia divenne due catene, che fluirono verso le porte da cui erano entrati prima della rivelazione.
Quindi tutto piombò in una silenziosa oscurità.
Miles sentì dietro di sé Roic che esalava un respiro reverente, nostalgico, come qualcuno che dopo essere stato a lungo lontano da casa riesce a sdraiarsi ancora nel suo letto.
L’applauso scosse l’auditorium. Nessuno nel gruppetto di barrayarani, pensò Miles, aveva bisogno di fingere entusiasmo per la cultura quad, a quel punto.
Poi la sala si fece di nuovo silenziosa, mentre l’orchestra emergeva da quattro diverse direzioni e sfilava per mettersi in posizione davanti alla grande vetrata. La cinquantina di quad che la componeva portava un incredibile assortimento di strumenti. Videro Nicol, assistita da due quad che le sistemavano e assicuravano l’arpa, di una forma quasi normale, con il salterio doppio, che dal loro angolo di visuale aveva semplicemente l’aspetto di una scatola allungata. Ma nel pezzo che seguì era inclusa anche una sezione per salterio solo, durante la quale il volto eburneo di Nicol venne illuminato da un riflettore, e la musica che si riversò dalle sue quattro velocissime mani era eterea e radiosa; elettrizzante e capace di spezzare qualunque cuore.
Miles pensò che Bel doveva aver visto lo spettacolo almeno una dozzina di volte, tuttavia l’ermafrodita pareva in preda allo stesso incanto dei nuovi arrivati. Non era solo il sorriso dell’amore quello che illuminava i suoi occhi. Sì. Non la ameresti davvero se non amassi anche la sua grandezza, così generosa, sontuosa, improvvida, rifletté. Nessun amante geloso avrebbe mai potuto tenerla tutta per sé: lei doveva riversarsi sul mondo, o fare esplodere la sorgente. Guardò un’altra volta Ekaterin e pensò ai suoi splendidi giardini di Barrayar. Non ti terrò ancora a lungo lontana, amore, te lo prometto.
Ci fu una breve pausa, mentre degli attrezzisti sistemavano alcuni misteriosi paletti e sbarre che si incrociavano con angoli bizzarri all’interno della sfera.
Garnet Cinque, fluttuando alla destra di Miles, mormorò da dietro le sue spalle: — Questo è il pezzo che in genere danzo io. È tratto da un lavoro più lungo, un balletto classico, La Traversata di Alijean, che racconta la storia della migrazione del nostro popolo attraverso il Complesso Iperspaziale fino allo Spazio Quad. Si tratta del duetto amoroso fra Leo e Silver. Io danzo Silver. Spero che la mia sostituta non lo rovini… — Si allontanò mentre l’ouverture riempiva l’aula.
Due figure, un maschio terricolo e una quad bionda, arrivarono fluttuando dai lati opposti della sala, si diedero una spinta girando attorno ai pali, e si incontrarono nel mezzo dell’auditorium. Niente tamburi, questa volta, solo il dolce suono dell’orchestra. Le gambe del ballerino che interpretava Leo si trascinavano inerti, e a Miles ci volle un momento prima di rendersi conto che a interpretarlo era un quad con un paio di gambe posticce. L’uso che la donna faceva del proprio corpo, estendendo o ritraendo le braccia mentre roteava o piroettava, dimostrava un controllo brillante, e i suoi cambi di traiettoria attorno ai pali erano precisi. Solo qualche sospiro e qualche borbottio critico da parte di Garnet Cinque suggerivano a Miles che l’interpretazione fosse meno che perfetta. Il ballerino con le gambe posticce era goffo, e si guadagnò diverse risatine da parte del pubblico quad. Miles si agitò un poco, a disagio, rendendosi conto che stava assistendo quasi a una parodia di come i terricoli apparivano agli occhi dei quad. Ma la donna aiutava il suo compagno con gesti di tale grazia che lo spettacolo era tenero più che crudele. Bel, con un sogghigno, si chinò a mormorare nell’orecchio di Miles: — Va tutto bene. L’interprete di Leo Graf deve ballare come un ingegnere terricolo. Infatti lo era.
La storia d’amore era abbastanza chiara. A quanto pareva, le storie d’amore fra quad e terricoli avevano una lunga e onorevole tradizione. Miles si chiese se certi aspetti della sua infanzia non sarebbero stati migliori, se fosse esistito un repertorio di romantiche storie d’amore i cui eroi erano piccoli e zoppi, invece di essere solo dei mutanti malvagi. Se questo era un esempio rappresentativo, era evidente che Garnet Cinque era culturalmente più che pronta a fare da Giulietta al suo Romeo barrayarano.
L’incantevole brano giunse al culmine, e i due ballerini salutarono il pubblico che applaudiva letteralmente a quattro mani prima di ritirarsi. Le luci si accesero: intervallo. Qualunque forma d’arte rappresentata dal vivo aveva dei limiti imposti dalla biologia, che fosse quad o terricola.
Quando nel palco si accesero le luci, Garnet Cinque stava spiegando a Ekaterin le convenzioni che governavano l’assegnazione dei nomi dei quad.
— No, non è un cognome — spiegò Garnet Cinque. — Quando i quad sono stati creati dalla GalacTech, erano soltanto mille. A ciascuno fu dato un nome e un numero, e siccome erano così pochi, ognuno aveva solo un nome. Quando i nostri antenati sono fuggiti verso la libertà, hanno alterato il significato dei codici, ma hanno mantenuto il nome, che però è stato disciplinato da un registro. Per molto tempo il sistema ha funzionato senza problemi. Poi le liste d’attesa per i nomi particolarmente popolari hanno cominciato a diventare tanto lunghe che è stato deciso di permetterne la duplicazione, ma solo se il nome aveva un suffisso numerico, in modo da distinguere un ’Leo’ dall’altro. Quando un quad muore, il suo nome-numero ritorna libero nel registro, e può essere di nuovo assegnato.