Fra gli uomini di Bonn c'erano anche Olney e Pattas, notò Miles, insieme ad altri cinque o sei militari dall'accento greco coi quali gli era capitato di scambiare qualche parola al reparto veicoli, non meno ostili e sarcastici nei confronti di chi non aveva un aspetto fisico normale. Da lì a poco quindici uomini nudi e scalzi erano in piedi nella neve sullo spiazzo davanti all'amministrazione, col vento che soffiava gelido sui loro corpi tremanti. Quindici facce, rivolte ai distruttori neuronici, su cui lo sbalordimento aveva lasciato il posto alla paura. Ma nessuno sembrava ancora prendere in considerazione la seconda parte dell'ordine. Non siate testardi, li supplicò in silenzio Miles. Non ne vale la pena. Ma alcuni stavano già stringendo i denti, con sguardi in cui si accendeva una scintilla di ferrea risoluzione.

Miles maledisse dentro di sé il bastardo che aveva deciso di usare il fetaine come arma deterrente, destinata a provocare il terrore non tanto per le sue proprietà chimiche quanto per l'effetto che aveva sulla psicologia dei barrayarani. Difficilmente il fetaine sarebbe mai stato usato contro il nemico: il solo pensiero d'essere giudicato dai posteri colpevole di aver causato mutazioni genetiche poteva fermare chiunque.

Yaski, in disparte, guardava i suoi uomini come paralizzato dall'orrore. Bonn invece, il volto indurito in una maschera rigida, andò a mettersi in fila con loro e cominciò a togliersi i guanti e il parka.

No, no, no! gridò Miles nella sua mente. Se ti unisci a loro non cederanno più. Sapranno di aver ragione. Era uno sbaglio… ma Bonn gettò sulla neve i suoi ultimi indumenti, li allontanò con un calcio e inchiodò lo sguardo in quello di Metzov. Il generale aveva stretto gli occhi, lampeggianti di furia. — Dunque è così? — sibilò. — Osa cercare di provocarmi, eh? Congeli, allora!

Come avevano fatto le cose a precipitare tanto, e tanto in fretta? Quello era piuttosto il momento di andarsene al caldo negli alloggi, dimenticare che fuori c'era la neve e fare una telefonata a casa o una partita a carte, si disse Miles. Se solo quei bastardi tremanti avessero ceduto lui avrebbe potuto tornare in ufficio, prendere nota degli ultimi dati e accertarsi che la Stazione Undici funzionasse bene. Lui non aveva niente da fare lì, quelli non erano fatti suoi…

Metzov si volse a guardarlo. — Vorkosigan, lei può prendere un'arma e rendersi utile, oppure rientrare nel suo alloggio.

Poteva andarsene. Ma era davvero questo che voleva, che doveva fare? Quando il sergente vide che non muoveva un passo venne verso di lui e gli mise un distruttore neuronico fra le mani. Miles lo prese, lottando contro l'immagine di un cervello umano che andava in poltiglia. Lentamente sollevò la canna più o meno in direzione degli uomini, senza ricordarsi neanche di controllare la sicura.

Questa non è la repressione di un ammutinamento. Questa può essere soltanto una strage.

Uno dei soldati del plotone ridacchiò nervosamente. Cosa avevano detto a quegli uomini? Cosa credevano di esser venuti a fare? Ragazzi di diciotto-diciannove anni… erano in grado di distinguere un ordine lecito da uno criminoso? Si rendevano conto di quel che stava succedendo lì?

E lui, Miles, se ne rendeva conto?

La situazione era anche ambigua, lì stava il vero problema. Non poteva sostenersi su una sua logica. Miles sapeva che i precedenti non mancavano; l'Accademia disponeva di un'abbondante casistica di ordini assurdi o criminosi. Suo padre stesso teneva un breve seminario sull'etica del comando agli studenti dell'ultimo anno, e al tempo in cui era Reggente dell'Impero aveva disposto che la buona moralità fosse un requisito sia per l'ammissione che per la promozione agli esami. Spesso aveva parlato di cos'era a rendere illecito un ordine, e del come e perché poteva essere disubbidito, illustrando le conseguenze con filmati di casi il primo dei quali era in genere il Massacro del Solstizio, accaduto quando lui era ammiraglio. Miles aveva visto cadetti così sconvolti da dover uscire dall'aula, durante le proiezioni.

Gli altri istruttori detestavano quell'occasione, il Giorno di Vorkosigan. Le loro classi restavano inquiete per parecchi giorni. E una delle ragioni per cui l'ammiraglio Vorkosigan non teneva quella conferenza alla chiusura dei corsi era che qualche settimana dopo tornava all'Accademia, per parlare a tu per tu con i cadetti che s'erano accorti di avere dei gravi problemi morali. Soltanto a loro suo padre, da quel che ne sapeva Miles, teneva discorsi di persona, benché avesse registrato numerosi video su argomenti generici come parte dell'addestramento per ogni ramo del Servizio. Quel suo breve seminario era stato una sorpresa anche per Miles.

Ma ora… se quei tecnici fossero stati civili, Metzov si sarebbe trovato chiaramente dalla parte del torto. Se fossero stati in guerra, al contrario, il suo comportamento avrebbe potuto essere ritenuto giustificabile, perfino doveroso. Quella era una via di mezzo. Un caso di disubbidienza, certo, ma disubbidienza passiva. Nessun nemico minaccioso nelle vicinanze. Nessuna situazione di pericolo per la vita di chi risiedeva alla Base (esclusa la loro) anche se un imprevisto vento da ovest avrebbe potuto costringerli a evacuare la zona. Io non sono pronto per cose di questo genere. Non ancora. Non so giudicarle. Cos'era giusto? Cos'avrebbe pensato qualcuno più anziano ed esperto di lui?

La mia carriera… Una sensazione di claustrofobia s'impadronì di lui, come se qualcosa lo stringesse da tutti i lati minacciando di soffocarlo. Fra le sue mani il distruttore neuronico tremò. Oltre il microriflettore in cima alla canna poteva vedere Bonn che vacillava storditamente, già troppo congelato per mantenersi eretto. I loro piedi erano bianchi come la neve su cui poggiavano. Uno degli uomini si chinò, rannicchiandosi a palla, ma non fece un gesto verso i suoi indumenti. Cominciava ad ammorbidirsi nel dubbio la rigida spina dorsale di Metzov?

Per un folle momento Miles immaginò di mettere da parte le considerazioni personali e di sparargli. E poi? Sparare anche al sergente e agli altri? Non avrebbe potuto colpirli tutti prima che lo ammazzassero.

Probabilmente io sono l'unico militare sotto ai trent'anni in tutta la base che abbia mai sparato a dei nemici in battaglia. I soldati del plotone avrebbero usato la loro arma senza conoscerne davvero l'effetto. Forse ne erano perfino curiosi. Quello che faremo nella prossima mezz'ora continueremo a rivederlo per tutta la vita.

Ma lui non era in grado di fare niente salvo che chinare il capo, eseguendo gli ordini. In quali guai uno poteva cacciarsi eseguendo gli ordini? Tuttavia, com'era possibile provare soddisfazione nel Servizio se non si accettavano i princìpi basilari della vita militare? Credi che sarai soddisfatto una volta imbarcato, allora, alfiere Vorkosigan, ripensando a questo branco di idioti congelati? O non è meglio che ti unisca a loro? Almeno non sarai solo…

Col distruttore neuronico imbracciato Miles indietreggiò, uscendo dalla fila dei soldati e dal campo visivo di Metzov. I suoi occhi erano annebbiati di lacrime. Per il freddo, senza dubbio.

Sedette al suolo. Si tolse i guanti e gli stivali. Lasciò cadere il parka, la giacca, la camicia; gettò sul mucchio anche i pantaloni e la biancheria intima, e vi poggiò sopra il fucile. Poi si mosse con andatura incerta. I gambali di sostegno erano gelidi contro i suoi polpacci.

Io odio la resistenza passiva. Sul serio, la odio.

— Che diavolo pensa di fare, alfiere? — sbottò Metzov quando lui gli passò davanti.

— Voglio aiutarla a prendere una decisione, signore — rispose Miles con voce ferma. Perfino in quel momento alcuni dei tecnici si ritrassero al suo avvicinarsi, come se le deformità fisiche fossero contagiose. Bonn non era fra questi, però. Neppure Pattas.


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