— Tenta lo stesso bluff di Bonn? Lo guardi, se n'è già pentito. Non funzionerà neanche per lei, Vorkosigan. — La voce di Metzov tremolò in una nota acuta nel pronunciare il suo nome.
Avresti dovuto dire «alfiere». Per quelli che non conoscevano il mio nome. Miles vide il disappunto sulle facce dei soldati del plotone, stavolta. Vero, l'iniziativa di Bonn non aveva funzionato. Lui era probabilmente il solo che con un atto di quel genere poteva ottenere qualcosa. Sempreché Metzov non giudicasse di essersi ormai spinto troppo lontano.
A voce alta, per farsi sentire anche dagli altri, disse: — Signore, è possibile… dico possibile, che a investigare sulla morte del tenente Bonn e di questi uomini sia soltanto la Sicurezza del Servizio, se lei riesce a falsificare il fatto abbastanza da farlo passare per un incidente di qualche genere. Ma le garantisco che a investigare sulla mia sarà la Sicurezza Imperiale.
Metzov sogghignò stranamente. — E se risultasse che non c'è stato nessun testimone?
Il sergente che comandava il plotone era altrettanto rigido e truce. Miles ripensò ad Ahn, il silenzioso Ahn, che aveva i suoi motivi per ubriacarsi. Quali cose «pazzesche» erano accadute su Komarr tanti anni addietro? E che genere di testimone era stato? Colpevole quanto altri, forse? — Mmi s-s-s-spiace, s-signore, ma vedo almeno dieci testimoni dietro quei distruttori neuronici. — Le parabole dei proiettori sembravano molto più grosse viste da lì. Il rovesciamento dell'angolazione visiva aveva avuto un preciso effetto chiarificatore. Non c'erano più ambiguità, adesso.
Miles continuò: — Oppure sta pensando di ammazzare gli uomini del plotone e poi di spararsi alla testa? La Sicurezza Imperiale userà la macchina della verità su ogni bipede di quest'isola. Lei non può mettermi a tacere. Vivo o morto, attraverso la bocca di questi uomini oppure la sua, signore, io testimonierò. — Lunghi brividi lo scuotevano da capo a piedi; stupefacente cosa poteva fare un alito di vento a quella temperatura. Doveva eliminarli almeno dalla sua voce, perché non fossero scambiati per paura.
— Magra consolazione, direi, dopo che… mmh, si sarà tolto lo sfizio di crepare congelato, alfiere. — Il sarcasmo di Metzov aveva qualcosa di grottesco. Quell'uomo era ancora convinto che avrebbe prevalso. Un atteggiamento maniacale.
Un bizzarro senso di calore saliva adesso dai piedi di Miles. Aveva le ciglia incrostate di ghiaccio. Stava già sorpassando gli altri sulla strada del congelamento, senza dubbio a causa della massa corporea inferiore. Sulla sua pelle cominciavano ad apparire chiazze violacee.
Coperta da quel candido manto invernale la Base era magicamente silenziosa. Miles sentiva che qualcuno accanto a lui stava battendo i denti. Sentiva il fruscio del vento sulla crosta superficiale della neve. Sentiva i lievi ansiti che accompagnavano le nuvolette di fiato condensato. Il tempo sembrava essersi fermato.
Avrebbe potuto minacciare Metzov, incrinare la sua sicurezza con oscuri accenni ai fatti di Komarr, la verità verrà fuori… avrebbe potuto ricordargli il rango e l'autorità di suo padre. Avrebbe potuto… dannazione, Metzov doveva aver capito che stava facendo il passo più lungo della gamba, per quanto pazzo fosse. La sua scena da giustizia sommaria sul campo di battaglia gli si era sgretolata fra le mani, eppure si intestardiva ad aggrapparvisi, deciso ad arrivare alle estreme conseguenze per salvare la faccia. Saprebbe essere pericoloso come una belva ferita, il bastardo, se lo minacciassi davvero… Era difficile vedere sotto quella dura maschera sadica l'ombra della paura. Ma doveva esserci… gelida e strisciante, al lavoro dentro di lui. Metzov le resisteva, come pietrificato. Forse, dandogli una spintarella…
— Consideri però, signore — disse Miles, cercando di assumere un tono persuasivo, — il vantaggio che lei avrebbe fermando le cose a questo punto. Ora ha le prove inoppugnabili di un ammutinamento, di una cospirazione. Potrebbe arrestarci tutti e farci chiudere in cella. E sarebbe una vendetta migliore, perché otterrebbe molto senza perdere nulla. Io ci rimetterei la carriera, con in più una menzione disonorevole e una condanna penale… ma sarebbe sempre preferibile alla morte. E la Sicurezza del Servizio punirebbe gli altri. Questo può riuscire ad averlo.
Le sue parole erano riuscite a far presa, Miles poté vederlo nel modo in cui Metzov inclinava la testa socchiudendo pensosamente gli occhi. Aveva assunto un'aria sospettosa, come se l'ipotesi di un comportamento più vantaggioso per lui gli fosse sgradita. Mandarlo all'inferno, a quel punto, era molto più dignitoso… Aspetta.
Scuro e massiccio nella mezzaluce dei lampioni, il generale venne a fermarsi davanti a lui e gli alitò il fiato caldo sulla faccia, dall'alto in basso. La sua voce fu un sussurro, solo per gli orecchi di Miles: — Una tipica soluzione moscia alla Vorkosigan, eh? Suo padre fu altrettanto moscio con la marmaglia di Komarr, e questo costò la vita ad alcuni di noi. Una corte marziale per il rampollo dell'ammiraglio… questo farebbe abbassare la cresta al grand'uomo, magari, con soddisfazione di molti. Eh?
Miles deglutì la saliva che avrebbe voluto sputargli in faccia. Di quelli che non conoscono la nostra storia, pensò, o che non la apprezzano affatto. Ma ahimè, c'erano anch'essi, a quanto sembrava. — Faccia bruciare quel dannato bunker prima che il fetaine esca da qualche fessura — disse con voce rauca. — E poi vedremo.
— Siete tutti in arresto! — latrò Metzov dopo una lunga pausa di silenzio, raddrizzando le spalle. — Vestitevi!
Gli uomini lo guardarono storditamente, ma con aperto sollievo. Dopo un'ultima occhiata ai fucili neuronici puntati si chinarono sui gelidi mucchietti dei loro abiti, con mani frenetiche e tremanti. Miles aveva visto arrivare quell'ordine parecchi secondi prima di sentirlo. E gli tornò a mente una definizione di suo padre: «Un'arma è uno strumento per far cambiare idea al nemico». La mente era il primo e l'ultimo campo di battaglia; tutto il resto era un caotico e inutile intermezzo.
Il luogotenente Yaski aveva approfittato della distrazione fornita dall'arrivo di Miles nudo di fronte a tutti per sparire non visto nell'edificio dell'amministrazione, facendo poi alcune frenetiche chiamate telefoniche. Come risultato, il comandante delle reclute in addestramento, l'ufficiale medico e il comandante in seconda della Base arrivarono di gran carriera, per placare i bollori di Metzov e impedire in qualche modo una conclusione drammatica. Ma per quel momento Miles, Bonn e i quindici tecnici erano già vestiti e stavano marciando a passi incerti verso il cancello ovest della Base, sotto la scorta armata del plotone e diretti al bunker contaminato.
— Dobbiamo r-ringraziare lei p-per questo? — chiese Bonn a Miles, battendo i denti. Avevano le mani e i piedi insensibili come sassi, e nel camminare al centro della strada si puntellavano l'uno contro l'altro, facendo finta di tenersi soltanto sottobraccio.
— Abbiamo avuto quello che volevamo, no? Possiamo bruciare tutto quel fetaine prima che giri il vento. Non è morto nessuno. Nessuno contaminerà il suo seme di futuro padre. Abbiamo vinto. Almeno credo. — Miles tossì seccamente, e gli parve come una pugnalata in gola.
— Non credevo che avrei visto in questa Base qualcuno più pazzo di Metzov — borbottò Bonn.
— Io non ho fatto niente di diverso da lei — protestò Miles. — Solo che, con me, la cosa ha funzionato. O quasi. Domattina tutto ci apparirà sotto un'altra luce, comunque.
— Sì, peggiore — predisse cupamente Bonn.
Miles si destò da uno scomodo pisolino sulla branda destra della cella quando sentì il sibilo della porta che scivolava di lato. Stavano riportando dentro Bonn.
Si passò una mano sulla faccia non rasata. — Che ore sono là fuori, tenente?