Ethan decise di non darle la soddisfazione di replicare e scrollò le spalle, sempre più indignato da quella sfacciataggine. — Si presenti da sola — disse.

La bruna annuì e si volse a Terrence Cee, incapace di celare sotto la sua studiata indifferenza una certa eccitazione.

— Io mi chiamo Elli Quinn. Ho il grado di comandante nella Libera Flotta dei Mercenari Dendarii, e in questo periodo lavoro per il servizio informazioni della Flotta. Ho l’ordine di osservare l’attività del Ghem-colonnello Millisor e del suo gruppo, e di scoprire cosa stanno cercando di fare e perché. Grazie al qui presente ambasciatore Urquhart, oggi ho finalmente saputo tutto. — I suoi occhi neri brillavano di soddisfazione.

Terrence Cee li guardava entrambi con aria molto insospettita. Questo irritò Ethan, dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per ammorbidire il giovanotto e indurlo a fidarsi di lui.

— Lei per chi lavora? — volle sapere Cee.

— Prendo gli ordini dall’ammiraglio Miles Naismith.

Cee ebbe un gesto d’impazienza. — Per chi lavora lui, allora?

Ethan si chiese perché non gli fosse mai venuto in mente di fare quella domanda.

La comandante Quinn si schiarì la gola. — Una delle ragioni per cui certe persone assoldano mercenari, invece di esporre personalmente se stesse oppure altri loro agenti, è che queste certe persone non desiderano esser coinvolte. E allorché l’ammiraglio Naismith manda in missione un suo agente, deve tenere presente che costui o costei non è immune né al penta-rapido né ai calci nelle costole.

— In altre parole, lei non sa per chi lavora.

— Proprio così.

Terrence Cee strinse le palpebre. — Io riesco a pensare a un’altra ragione per assoldare dei mercenari. Come agisce un governo quando vuole un riscontro esterno sul funzionamento dei suoi servizi segreti? Perciò… chi mi dice che lei non stia lavorando per i cetagandani?

Ethan ansimò, inorridito da quell’ipotesi abbastanza logica.

— Lei pensa davvero che i superiori di Millisor ricorrano a questi metodi per sapere se è un traditore, o un incapace, o se merita una promozione? — Quinn parve divertita all’idea. — Gli auguro di no, perché dall’ultimo rapporto che ho spedito Millisor e Rau non ne vengono fuori esattamente come due mostri di efficienza. — Dal modo in cui la mercenaria si teneva nel vago, Ethan capì che non aveva intenzione di reclamare per sé l’eliminazione di Okita. La sua generosità mancò di riempirlo di gratitudine.

— La sola garanzia che posso offrirle, signor Cee, è un mio giudizio personale sulle inclinazioni dell’ammiraglio Naismith: lui non accetterebbe mai un contratto coi cetagandani.

— I mercenari non possono permettersi di rifiutare un contratto, a volte anche per una misera paga — disse Cee. — Hanno sempre molto bisogno di lavorare, e non gli interessa sapere per chi.

— Non è esatto. I mercenari che desiderano vivere abbastanza da riscuotere la loro paga, per quanto misera, devono essere in gamba. Chi comanda dei mercenari in gamba non può essere uno sciocco. E solo a uno sciocco non interessa sapere per chi lavora. Vero, nel nostro ambiente esistono degli individui senza morale, degli avventurieri a cui va bene tutto, o degli psicopatici… ma non nello staff dell’ammiraglio Naismith.

Ethan si trattenne a stento dal dire che lui avrebbe preso con un grano di sale quell’ultima affermazione.

— Veniamo ora al motivo per cui ho deciso di parlarle. — Ormai lanciata, la bruna dimenticò il suo atteggiamento non minaccioso e si alzò in piedi, andando avanti e indietro nell’esiguo spazio accanto al letto. — Signor Cee, ciò che io sono in grado di offrirle è un posto sicuro e un buon lavoro nella Libera Flotta dei Mercenari Dendarii. Basandomi soltanto sulle sue capacità telepatiche, purché siano effettive, io posso garantirle il grado iniziale di tenente nel Servizio Informazioni. Forse qualcosa di più, data la sua esperienza, ma comunque un grado da ufficiale. Se lei è stato addestrato fin dall’infanzia al controspionaggio militare, perché non mettere a frutto questa sua istruzione? Fra i Dendarii lei non sarà soggetto a nessun regime tirannico o struttura di potere come i Ghem-lord. Farà carriera solo con le sue capacità. E per quanto diverso lei pensi d’essere, troverà dei compagni a volte perfino più strani di lei…

— Non ne dubito — mugolò Ethan.

— … gente nata da donne come da replicatori uterini, persone provenienti da habitat che hanno mutato alcune loro caratteristiche umane. Uno dei nostri capitani più stimati, ad esempio, è un ermafrodita betano.

Agitava le braccia, annuiva con enfasi, se avesse potuto si sarebbe messa a volare come un angelo, pensò Ethan, per meglio promuovere la sua causa.

— Potrei farle notare, comandante Quinn, che il signor Cee ha già chiesto asilo politico al pianeta Athos.

Lei non si sprecò neppure a fare del sarcasmo. — Sì, lei ha chiesto protezione, signor Cee — disse subito. — Se è Millisor che teme, quale posto migliore che in mezzo a un esercito?

C’era il fatto, fu costretto a riflettere Ethan, che la comandante Quinn appariva molto avvenente quando si arrossava in viso e si eccitava così. Pochi uomini giovani, su Athos, avevano quel genere di avvenenza. E i non-athosiani trovavano attraenti le femmine… sbirciò Cee, senza parere, e fu sollevato nel vedere che appariva freddo e analitico. Notevole. Lo stesso Ethan, se tutta quella passione fosse stata diretta su di lui, avrebbe potuto sentirsi tentato di firmare l’ingaggio. Chissà se i Dendarii avevano bisogno di un medico-chirurgo?

— Suppongo — disse seccamente Cee, — che prima di assumermi il suo ammiraglio mi interrogherebbe.

— Be’ — lei si strinse nelle spalle. — Direi di sì.

— Con una droga della verità, senza dubbio.

— Ah… questa è la prassi con tutti i nuovi dipendenti del Servizio Informazioni. Nonostante la sincerità dei soggetti è possibile che qualcuno abbia ricevuto un "impianto’", materiale o psichico, senza saperlo.

— Un esame completo in tutti i sensi, dunque.

Lei sospirò un assenso. — Noi disponiamo dell’attrezzatura per tutti i test fisici e mentali, ovviamente. Se fosse necessario.

— E sapete come usarla. Se fosse necessario.

— Quella a cui presumo si stia riferendo, non la usiamo con la nostra gente. Solo con gli estranei.

— Signora — Cee si toccò la fronte. — quando questa cosa è attivata, io sono il più estraneo che lei abbia mai visto.

Un po’ dell’energia nervosa della mercenaria si spense, e per la prima volta mostrò i sintomi del dubbio. — Ah. Mmh.

— E se decidessi di non unirmi a voi… lei cosa farà allora, comandante Quinn?

— Oh, be’… — disse lei con un’aria che a Ethan parve quella di una gatta che stesse fingendo di non inseguire il topo. — Lei non è ancora fuori da Stazione Kline. Millisor è sempre in giro a darle la caccia. Io sono in erado di farle un favore o due…

Era un’offerta sincera, o dietro di essa si nascondeva la minaccia di consegnarlo ai suoi avversari?

— In cambio, lei può darmi altre informazioni su Millisor e sui servizi di controspionaggio cetagandani. Così avrò almeno qualcosa da riportare all’ammiraglio Naismith.

Ethan immaginò la gatta che orgogliosamente depositava il topo morto ai piedi del suo padrone.

Cee doveva aver visualizzato sospetti dello stesso genere, perché in tono sarcastico chiese: — La mia salma in un sacco di plastica servirebbe allo scopo?

— L’ammiraglio Naismith non è la persona che lei crede, glielo assicuro — disse Quinn.

Cee sbuffò. — Cosa ne sapete voialtri ciechi di quel che c’è davvero nella mente degli altri? Potete forse dire di conoscere a fondo qualcuno? Quando io la guardo, cieco come sono adesso ai suoi pensieri, cosa ne so di lei?

Costretta su quel piano retorico certo non molto pratico dal suo punto di vista, Quinn esitò. — Be’, non è esattamente con occhi ciechi che tutti noi giudichiamo gli altri — disse infine. — Noi soppesiamo le azioni e le parole, senza fermarci alle apparenze esterne. Facciamo le nostre ipotesi, per quanto in parte basate sulla fantasia. E poi decidiamo se fidarci o meno di una persona. — Si volse a Ethan con aria d’attesa e lui annuì, per onestà, anche se non aveva alcuna voglia di appoggiare le argomentazioni della mercenaria.


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