— Vuoi restare nel villaggio? — chiesi a Nia.

Lei fece il gesto dell’incertezza.

— Hai un posto dove stare questa notte?

— Qui. Con Angai. — Nia fece una pausa. — Quella era Ti-antai. La donna che ha parlato per ultima. La donna che ti ha curato la mano questa mattina. Era una mia buona amica quando eravamo giovani.

— Aiya! - esclamai.

L’oracolo disse: — Io verrò con voi. La notte scorsa Angai mi ha fatto stare ai margini del villaggio in una vecchia tenda che era piena di buchi. Anche con i buchi e il vento che soffiava dentro, puzzava di vecchiaia e di pazzia. — Fece una pausa. — Non pazzia santa. Dell’altro genere.

La piazza era deserta fatta eccezione per i miei compagni. Le torce erano tutte sparite. Non c’era alcun rumore all’infuori del vento e della voce di Derek, che stava ancora traducendo.

— Che cosa voleva dire il sogno? — chiesi. — Perché ha convinto tua cugina?

— Tu non conosci molto, vero? — disse Nia.

— No. Chi era la donna anziana?

— La Madre delle Madri. Se lei ci dice di proseguire attraverso un territorio sconosciuto, allora lo facciamo.

— Era un bel sogno — osservò l’oracolo. — Non ne ho fatti molti che fossero così facili da interpretare. Nessuno può metterlo in discussione.

Derek disse: — Io ho finito.

— Arriviamo — risposi.

Lasciammo la piazza, attraversando il villaggio buio.

Fu la Ivanova a parlare: — Questa decisione non soddisferà nessuno. I gruppi di ricerca vorranno poter viaggiare. Ed Eddie, naturalmente, è sconvolto dal fatto che non ci abbiano ordinato di abbandonare il pianeta.

— È vero — confermò Eddie.

— Credo che il problema sia marxismo volgare — intervenne il signor Fang.

— Oh, sì? — dissi.

— Noi tendiamo a semplificare troppo il processo dialettico e ci facciamo affascinare dal dramma della rivoluzione. Dimentichiamo che la storia umana è molto complessa e molto lenta. Ogni grande cambiamento è preceduto da una moltitudine di piccoli cambiamenti. Ci sono compromessi. Ci sono fallimenti. Facciamo un passo avanti e poi siamo costretti a tornare indietro di un passo o perfino di due.

"Perfino le rivoluzioni sono piene di compromessi e fallimenti. Anche nel mezzo di grandi trasformazioni, arretriamo. Dopo il trionfo della Rivoluzione d’Ottobre vennero Kronstadt e il soffocamento dell’Opposizione dei Lavoratori."

— Non capisco dove porti questo discorso — disse la Ivanova.

— Noi ci aspettavamo che questo incontro avrebbe risolto ogni cosa. Ci aspettavamo una rivoluzione, del genere chiaro e semplice che vediamo sull’olovisione.

"Siamo nel mezzo di una rivoluzione che va avanti da oltre cinque secoli. Non hp idea di quando finirà, se mai finirà. Ma non è un semplice dramma teatrale. Non procede continuamente e non ci sono divisioni nette. Non c’è nessuna scena, nessun atto. Nessuno, almeno, che possiamo vedere. Queste cose le inseriscono più tardi gli storici.

"Oggi, credo, la rivoluzione è entrata in una nuova fase. Indubbiamente si è spostata su un nuovo palcoscenico. Ci sono nuovi attori e nuovi problemi, ma non c’è nessuna risoluzione."

— Questo è abbastanza vero — disse Eddie. — Quello che abbiamo raggiunto è un maledetto compromesso. Non reggerà. Una volta che saremo quaggiù…

La Ivanova disse: — Una volta tanto sono d’accordo con Eddie. Dobbiamo poter viaggiare. Abbiamo fatto tanta strada. — Esitò. — Forse potremo trovare un altro popolo che stabilirà meno restrizioni.

— Non questa notte — replicò il signor Fang.

Arrivammo al fiume. C’erano luci su una sola delle imbarcazioni. Tatiana e Yunqi sedevano insieme sul ponte. Aiutarono il signor Fang a salire a bordo. Eddie e la Ivanova li seguirono.

L’oracolo disse: — Voglio dormire. È stata una lunga giornata.

— Su questo hai ragione — osservai.

Lo accompagnammo sull’altra barca e gli preparammo un letto nella cabina.

Uscii sul ponte insieme a Derek e ad Agopian. L’aria del fiume era fresca e brulicava di insetti che sciamarono attorno alle luci del ponte non appena le accendemmo. Agopian e io ci sedemmo. Derek andò a prendere delle birre.

Bevemmo, senza parlare. Sentivamo le voci che provenivano dall’altra imbarcazione: Eddie e la Ivanova che descrivevano a Tatiana e Yunqi quanto era successo.

Agopian disse: — Non so per quanto tempo andrà avanti quella conversazione.

— Per ore, con ogni probabilità.

— Forse. — Mise giù la bottiglia. — C’è qualcosa di cui devo parlarvi.

Lo guardai. — Il tuo segreto. La tua complicazione etica.

— Sì.

— Non può aspettare?

— Non sono certo che riuscirò a trovarmi ancora da solo con voi. Questo è il momento perfetto, se avrò abbastanza tempo.

Derek disse: — Sono pronto ad ascoltare.

Agopian guardò verso di me.

Feci cenno di sì col capo.

— Cercherò di raccontarvi questa cosa il più rapidamente possibile. Non so quando finirà quella conversazione e Tatiana tornerà. Ci sono informazioni che sono state tenute nascoste e menzogne che sono state dette. Penso che sia venuto il momento di correggere questa situazione.

Derek si protese in avanti. — Che genere di informazioni?

— Storia. Ciò che è successo sulla Terra durante gli ultimi cento anni.

— Abbiamo i messaggi provenienti dalla Terra — dissi.

— Sono tutte menzogne.

— Lo sai per certo? — chiese Derek.

— Le ho scritte io… con l’aiuto di altri, naturalmente. È un lavoro troppo grosso per una sola persona.

— Perché? — chiesi.

Derek domandò: — Quando?

— Sapete che ci sono stati problemi per arrivare in questo sistema.

Derek fece il gesto dell’assenso.

Agopian assunse un’aria perplessa e continuò. — Ci sono stati detriti in quantità assai maggiore di quanto avessimo previsto, e gran parte di questi erano a notevole distanza. Una specie di supernuvola. E ci sono stati problemi col sistema di navigazione spaziale. I computer hanno stabilito che si trattava di un’emergenza e hanno svegliato in anticipo l’equipaggio. Abbiamo guidato noi la nave in questo sistema.

"Non avevamo il tempo di svegliare nessun’altra persona, ma ne avevamo per controllare i messaggi che erano arrivati dalla Terra. Erano assurdi."

— Che cosa vuoi dire? — chiesi.

— Voglio dire esattamente quello. I messaggi erano assurdi. La Terra era cambiata moltissimo. — Fece una pausa. — Noi pensavamo che la storia si sarebbe fermata solo perché la nostra vita si era fermata, perché dormivamo un sonno magico come bambini in una fiaba.

"Non era vero. La storia era andata avanti e aveva preso un corso…" Esitò di nuovo. "Il progresso non è inevitabile. Questo è un errore che fanno i marxisti volgari. Mi è sempre piaciuto quel termine. Immagino un uomo con una grossa e folta barba, che scoreggia a tavola mentre spiega il feticismo delle merci o la teoria socialista del valore. E naturalmente sbaglia la teoria.

— Di che cosa stai parlando? — chiesi.

— Del progresso. Non c’è nessuna legge che dica che la società deve sviluppare forme sociali sempre più elevate. Il crollo è sempre possibile. Il regresso o la stagnazione. Questo è in sostanza quanto è successo dopo il Ventesimo Secolo. Non il regresso, ma la stagnazione. Credevamo che fosse una caratteristica delle società post-capitalistiche: estrema stabilità, rispetto all’estrema instabilità del capitalismo, il ritmo folle del cambiamento durante il Diciannovesimo e il Ventesimo Secolo.

"Ora credo che la stabilità fosse frutto del terribile caos creato nel Ventesimo Secolo, la scarsità di risorse e lo stato precario dell’ambiente. Abbiamo passato duecento anni a ripulire tutto, cercando di riportare il pianeta al suo stato precedente, di disfare ciò che avevano fatto quei criminali e i loro epigoni. Non avevamo il tempo per le innovazioni."

— Abbiamo costruito le colonie L-5 — dissi.

— E la nave — aggiunse Derek.


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