Lui fece il gesto dell’assenso. — Non sono in grado di dirvi che cosa fare. Non siete il mio popolo, e voi avete i vostri spiriti a cui chiedere consigli. Ma Lixia e Deraku mi piacciono e non credo che queste persone senza pelo siano pericolose.

Terminò di parlare. Derek tradusse.

— Sbagliato — commentò Eddie.

La piazza si stava facendo buia. Le persone andarono a prendere pali di metallo che conficcarono nel terreno. Poi misero torce dentro supporti sui pali. Le torce ondeggiavano al vento, sfolgorando e affievolendosi. Erano quasi tutte vicine ad Angai e illuminavano piuttosto bene lei, Nia e l’oracolo. Ma la luce continuava a cambiare d’intensità. Le ombre sobbalzavano e tremolavano. Volti, mani, occhi e ornamenti di metallo entravano e uscivano dall’oscurità.

— Nia ha parlato in modo chiaro — disse Angai. — E l’oracolo merita di essere ascoltato, anche se non è sempre chiaro.

Una voce disse: — Qual è la tua opinione? Sei tu la sciamana qui. Queste altre persone sono straniere.

— Ve la riferirò. — Aspettò un momento. Le campanelle sulle insegne tintinnavano al vento. Un neonato pianse per breve tempo.

— Io penso che Nia abbia ragione. Dovremmo accogliere queste persone, come abbiamo sempre accolto gli stranieri, non per paura dell’Oscuro, ma per riguardo verso gli spiriti e per un corretto comportamento.

"Penso che Nia abbia ragione su un secondo punto. Questo è un periodo di cambiamenti e noi non possiamo ignorarli. Quando la terra trema e le vecchie piste vanno in nuove direzioni, solo una sciocca pretende di seguire la stessa strada di prima. La donna saggia dice: ’Questa roccia è nuova. Quel pendio non era qui l’estate scorsa’."

Angai si raddrizzò in tutta la sua statura, poi si guardò attorno con atteggiamento autorevole. — Ascoltatemi! Questa è la mia decisione! Daremo il benvenuto alle persone senza pelo. Ma lo faremo con prudenza. Come un viaggiatore saggio, faremo un passo alla volta.

Fece una pausa. Derek tradusse.

— Maledizione! — disse Eddie.

Angai proseguì. — Queste persone senza pelo possono restare nel villaggio che hanno costruito finché si ricorderanno che questo non è il loro paese. Sono ospiti. — Guardò nella nostra direzione. — Non spostate il vostro villaggio senza chiedere il permesso, e non chiedete ad altri vostri parenti di venire a stare con voi. Non voglio che il nostro paese si riempia di persone senza pelo.

"Nia sostiene che fra la vostra gente uomini e donne non possono essere separati. La mia decisione, quindi, è che potete vivere secondo le vostre usanze nel vostro villaggio. Ma quando farete visita a noi o a qualunque altra persona normale, lasciate a casa i vostri uomini."

— Merda — disse Derek.

— Non voglio più avere uomini in questo villaggio. È troppo fastidioso. Le donne anziane si infuriano. I bambini si fanno nuove idee.

Angai tacque e Derek tradusse.

— Questo è bene — disse la Ivanova. — Ma non quanto avevo sperato. — Fece una breve pausa. — È un inizio.

— È una porcheria — protestò Derek. — Come potrò fare il mio lavoro di ricerca sul campo? Dovrò poter andare nei villaggi!

— Parla con gli uomini — gli dissi.

— Cercheranno di uccidermi.

Angai proseguì. — Nia dice che vorrete viaggiare dappertutto e fare domande e osservare cose. Ha ragione? È la verità?

— Sì — risposi.

Angai aggrottò la fronte. — Non sono sicura di quello che sia giusto fare a questo proposito. Non voglio trovare persone senza pelo in ogni parte del nostro territorio, che rivoltano pietre e ficcano bastoni nei buchi. È già abbastanza difficile avere i bambini. — Fece una pausa. — Restate nei pressi del villaggio finché non avrò avuto la possibilità di riflettere meglio su questa cosa.

Derek tradusse.

Eddie disse: — Non funzionerà.

— Sì, invece — ribatté il signor Fang. — Loro hanno il diritto di stabilire questo genere di limitazioni. E noi abbiamo la disciplina per mantenerci entro i limiti da loro stabiliti.

— E per quanto riguarda Nia? — chiese una voce.

— Non ho ancora deciso — rispose Angai.

— Noi sì — fece la voce. — Dieci inverni fa le abbiamo ordinato di andarsene. Non è cambiata. Era una pervertita allora. È una pervertita adesso. Guarda con che genere di persone viaggia! Dille di andarsene con loro. Dille di vivere nel loro villaggio, non qui, fra persone che sanno comportarsi come si deve.

La folla si divise. Ora vedevo la persona che aveva parlato: una donna tarchiata di mezza età. La sua pelliccia era di un bruno medio e stranamente opaco. Assorbiva la luce come argilla.

— Quella è Anhar — disse Nia.

— Chiederò agli spiriti che cosa fare riguardo a Nia — dichiarò Angai. — Non oggi. Non amano che si pongano loro molte domande tutte in una volta.

— A te è sempre piaciuta Nia — protestò Anhar. — L’hai sempre protetta. Stai cercando di farla tornare nel villaggio.

Angai disse: — Tu non sai mai quando tacere, Anhar. Sono stanca delle tue opinioni! Hai una mente ristretta, piena di idee malvagie. È come un formaggio rosicchiato dagli insetti del formaggio. Come un animale morto mangiato dai vermi.

— Caspita! — esclamò Derek.

Anhar si voltò. La folla la lasciò passare. Si allontanò da Angai e dalla piazza illuminata dalle torce e sparì nell’oscurità.

— E per quanto riguarda l’uomo? — domandò un’altra donna. — La Voce della Cascata?

L’oracolo rispose. — Io andrò al villaggio delle persone senza pelo. Il mio spirito mi ha ordinato di imparare da loro. Non ho fatto nessun nuovo sogno che mi dicesse di fare altrimenti.

Angai disse: — Ho finito di parlare. Avete sentito la mia decisione. Siete d’accordo con me? O ci dovrà essere una discussione?

Ci fu silenzio. Avevo la sensazione che le persone attorno a me non fossero soddisfatte, ma nessuno era disposto a parlare.

Alla fine qualcuno domandò: — Che cosa ti hanno detto gli spiriti, Angai?

— Ho sognato che mi trovavo su una pista che non riconoscevo. Il territorio che mi circondava era sconosciuto. Il suolo sotto i miei piedi scottava. C’era fumo che saliva da fori. Non riuscivo a vedere dove stavo andando.

— Non mi sembra un sogno favorevole, Angai.

La sciamana si accigliò. — Non ho finito! Con me c’era una vecchia. Aveva un ventre grasso e seni cascanti. Portava un bastone e mi sembrò che avesse dei problemi a camminare. A volte camminava al mio fianco. A volte davanti. A volte dietro. Non mi lasciava mai. Ogni tanto faceva dei versi: grugniti e gemiti. Quasi sempre restava in silenzio. Una volta era dietro di me e mi sembrò di sentirla incespicare. Mi fermai a guardarmi alle spalle. Lei disse: ’Continua a camminare. Non preoccuparti per me. Per quanto sia vecchia, terrò il passo con te’. Proseguii. Il sogno è terminato così.

La donna che aveva fatto la domanda disse: — D’accordo. Sarò d’accordo con te, Angai. Anche se queste nuove persone mi mettono a disagio. E anche se penso che Anhar abbia ragione riguardo a Nia.

Angai fece il gesto che significava "basta così". Si voltò ed entrò nella tenda.

Dissi: — Finisci tu di tradurre, Derek. Voglio parlare con Nia.

Lui fece il gesto dell’assenso.

Mi avvicinai a Nia e all’oracolo. Due donne tolsero le torce dai loro sostegni e le portarono via.

Nia disse: — Non sono sicura che Angai stia agendo in modo intelligente. Sarebbe dovuta essere più cortese con Anhar. Adesso si è fatta una nemica.

— No — fece l’oracolo. — Non ha cambiato niente. Erano già nemiche. Adesso possono smettere di fingere. Io non ho mai avuto un nemico, ma so che è difficile essere gentili con qualuno che si odia. È logorante per una donna. Perde le forze. Non può fare cose che sono importanti.

— Non hai mai avuto un nemico? — domandai.

— Gli uomini per lo più non ne hanno. Se un uomo si arrabbia, affronta la persona che l’ha fatto infuriare. Altrimenti se ne va. Le donne sono intrappolate nei loro villaggi. Trascorrono un inverno dopo l’altro accanto a persone per cui provano antipatia. Non manifestano la loro collera. Non possono andarsene. Ciò crea le inimicizie. L’ho visto succedere.


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