Anna si sedette. — Lei parla inglese.

— Conosco Nicholas da quasi vent’anni. Questa è la sua lingua d’origine ed è la lingua dei miei nemici. Certo che ho imparato l’inglese. — Lui prese un oggetto, una striscia di metallo, e lo rigirò tra le mani. Che cos’era? Una specie di penna? — Perché ha lanciato il messaggio?

— L’avete captato.

Lui rimase per un momento silenzioso. — Non direttamente e non subito. L’abbiamo scoperto questa mattina, quando stavamo interrogando i suoi… qual è la parola? Compagni? Compatrioti? Colleghi di lavoro? Avevamo già agito, signora. Il suo messaggio è stato intelligente e… credo… coraggioso. Non necessario.

— Allora perché avete chiesto di me, se non eravate a conoscenza del messaggio?

— Lei è una donna. Pensavo che potesse essere in pericolo. Non confidavo che gli umani la trattassero con rispetto.

Lui posò qualunque fosse la cosa con cui stava giocherellando e si appoggiò allo schienale della sedia. — Non intendo essere ingiurioso, ma perché la vostra specie dà potere a degli idioti? E questi prodotti di un’inseminazione mal riuscita come hanno potuto pensare… anche solo per un momento… che avrei creduto alla loro storia? Nicky, partito su una barca con un umano e donna per giunta? Perché?

— Li avevo avvertiti che non avrebbe retto.

Lui aggrottò la fronte. — Non capisco.

— Li avevo avvertiti che la storia non era plausibile.

— Aveva ragione. Naturalmente, abbiamo finto di credere alla storia. Abbiamo dovuto farlo, finché non siamo riusciti a tornare alla nostra base; e quei pazzi sconsiderati hanno creduto alla nostra finzione. Ci hanno lasciati partire. — Lui sollevò lo sguardo e parve arrabbiato. Dopo un momento o due, si rilassò. Anna lo vide lasciar cadere leggermente le spalle. Una mano ricoperta di peluria grigia si allungò e toccò l’oggetto di metallo. — Perché ha lanciato il messaggio?

Lei rimase zitta per un po’, cercando di capire esattamente perché aveva agito così. — Nicholas mi piace e non mi piacciono molto quelli della Intelligence militare. Mi hanno costretta a lavorare per loro. Io non intendevo farlo; e ho visto Nick dopo che l’avevano catturato. Era spaventato. Credo di non aver mai visto qualcuno tanto spaventato. Uno della Mi ha detto che Nick era un codardo. Io non la pensavo così. Mi sono detta: lui conosce questa gente e sa cosa gli faranno, e si tratta di qualcosa di veramente terribile.

Il primo difensore parve pensieroso. Lo era veramente? Anna interpretava correttamente la sua espressione? — Ha ragione sul fatto che Nick non è un codardo. Hah! È una brutta parola! Ma forse non ha compreso ciò che vedeva. Avevano intenzione di interrogarlo, signora. Lui deve averlo capito. Era ovvio. Non gli piace essere interrogato. — Fece un’altra pausa e parve di nuovo pensieroso. Poi si sporse in avanti, le braccia sul tavolo. Anna ebbe la sensazione che avesse preso una qualche decisione.

— Vent’anni fa, quando lo catturammo, era la prima volta che eravamo in possesso di un nemico che parlasse bene la nostra lingua. Sapevamo che era in grado di capire le nostre domande e che potevamo comprendere ciò che ci rispondeva. Era la nostra occasione per ottenere molte informazioni che non fossero ambigue. Nicky era insostituibile. Non potevamo provare niente su di lui che fosse in qualche modo sperimentale. Dovevamo… come dite, voi? …giocare sul sicuro. Dovevano usare i più antichi, più validi e più sicuri metodi d’interrogatorio.

"Pensi a quanto tempo fa è accaduto! Ora abbiamo droghe che fanno sì che difficilmente la vostra gente possa mentire o evadere le domande. Ora abbiamo strumenti che ci dicono se un umano dice o meno la verità.

"Allora non li avevamo e non sapevamo molte cose sulla psicologia umana." Lui esitò un istante. "Usammo il dolore. È semplice. È affidabile. È universale."

Anna cominciava a sentirsi a disagio e l’uomo dietro il tavolo appariva sempre più disumano. Le sembrava di trovarsi di fronte alla straordinaria trasformazione nel Ritorno dell’Uomo Lupo, quando Lewis Ibrahim si trasformava… sul palco, proprio davanti agli occhi del pubblico… in un mostro peloso.

La voce morbida riprese. — Lui rispose molto bene ai metodi che usammo, e ottenemmo molte informazioni. La maggior parte erano nuove e non c’era modo di controllarle. Ma riuscimmo a controllarne alcune e scoprimmo che mentiva. Così dovemmo interrogarlo di nuovo; e quando controllammo le nuove risposte, scoprimmo nuove bugie. Solo dopo molto tempo fummo sicuri d’aver ottenuto la verità; e a un certo punto, ci scoprimmo più interessati a Nick che alle informazioni. Volevamo vedere fin dove sarebbe riuscito ad arrivare e cosa avesse intenzione di provare in seguito. Ci dicemmo che stavamo imparando qualcosa di prezioso sulla psicologia umana. — Tacque, guardando l’oggetto che aveva in mano: la lunga striscia di metallo.

— Alla fine, smettemmo. Credo che avessimo ottenuto quasi tutto quello che aveva da dire, anche se non ne sono interamente sicuro. È il miglior bugiardo che abbia mai conosciuto. Sogna ancora gli interrogatori. A volte, quando si sveglia, non si rende conto di dove si trova. Ha gli occhi aperti ma continua a sognare ed è molto spaventato. Devo… qual è la frase? …parlargli di rimando. Costruire una strada di parole che lo riporti alla realtà.

— Lei continua a parlare come se fosse stato presente quando è accaduto tutto questo.

— Vent’anni fa? Quando Nick fu interrogato? C’ero. Mi ha sempre interessato l’umanità.

Anna aveva la sensazione di trovarsi sull’orlo di un abisso. Se abbassava lo sguardo, vedeva cose che si contorcevano nell’ombra. Se abbassava lo sguardo? Diavolo, lo stava abbassando. Che cosa sulla terra… che cosa nell’universo… univa quelle due persone? Non voleva saperlo.

— Il più delle volte riesco a leggere l’espressione umana — disse il primo difensore. — Lei sembra turbata. Dovrebbe esserlo. Ha interferito in una lotta tra uomini. Facendolo, ha causato un problema e creato un obbligo.

"Il problema è questo: ha messo a repentaglio la sua posizione tra la sua gente. L’ha fatto nel tentativo di aiutare Nick. Ciò crea quello che la sua gente, che sembra non pensare ad altro che alla procreazione e alle attività del mercato, definirebbe un debito. La mia gente lo chiamerebbe…" Fece una pausa, gli occhi azzurri distaccati. Strano che lei potesse dirlo quando quelle lunghe pupille misteriose non la guardavano. "…un obbligo reciproco. Può andare bene come traduzione. O forse dovrei dire che la sua azione può aver creato un obbligo.

"Lei ha agito, a quanto mi sembra, per onore e compassione ma il suo gesto non era necessario ed è stato inadeguato. Il fatto che il suo gesto non fosse necessario lo rende insignificante? Ciò che ha fatto era contrario alla volontà della Divinità e a ogni buonsenso. Ma lei non lo sapeva. Come posso giudicare il comportamento di un alieno, di una persona che proviene da una cultura che non sembra avere la minima idea di ciò che è decente?"

Tacque e respirò, sibilando leggermente. — Ha importanza l’intenzione o soltanto l’azione? Ha importanza l’azione o solo il risultato? Assomiglia alla situazione di un poema epico. Giusto e sbagliato sono così intrecciati che non c’è modo di dividerne i capi. Lei tira un filo chiaro e scopre d’aver estratto qualcosa di scuro. — Fece una pausa e aggiunse: — Non so con certezza se le devo qualcosa.

Dopo un momento, Anna disse: — Non sono in grado di dirglielo.

— Non mi aspettavo che un umano fosse in grado di darmi dei consigli su una questione di etica. — Lui guardò al di là di Anna, gli occhi azzurri vacui. Alla fine, continuò: — C’erano due navi umane, come forse sa. Quella all’estremità del sistema è partita. Pensiamo di sapere quanto tempo occorra per raggiungere la vostra base più vicina. Abbiamo osservato le sonde-messaggio spaziali che vanno e vengono. Abbiamo bisogno di lasciare il pianeta tra un giorno.


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