— Dunque. — Tacque di nuovo. — Ho due alternative, Perez Anna. Può scegliere. Le offrirò asilo. Se vuole, può venire con noi quando ce ne andremo.
— No — fece Anna, senza pensarci due volte.
— Ne è sicura?
Le stava chiedendo di gettarsi nell’abisso.
— La ringrazio per l’offerta, ma la risposta è no.
— Molto bene. Passerò alla seconda alternativa. Da quel che posso capire, questo assurdo complotto è stato ideato e portato avanti dai soldati che sono venuti con il gruppo dei diplomatici. I diplomatici pare che non sapessero niente, anche se forse mentono. Non c’è tempo per scoprirlo. Nicky mi aveva avvertito che c’erano due gruppi, e che non lavoravano insieme. E mi aveva detto che i soldati erano pericolosi. Avrei dovuto ricordarmi che questa è la sua specie.
"Parlerò con il suo gruppo diplomatico e suggerirò loro che questa non dev’essere la fine dei negoziati. La colpa di tutto questo può essere attribuita ai militari. I diplomatici… se sono intelligenti… possono venirne fuori senza disonore. Chiederò loro di accertarsi che anche lei se la cavi."
— La ringrazio.
— Forse non funzionerà. — Lui si spostò sulla sedia e guardò qualcosa sul tavolo. — C’è un’altra cosa, Perez Anna. Voglio chiederle un favore. Non è obbligata a dire di sì. Approfitteremo della presente situazione per appropriarci di qualunque cosa si trovi nella zona diplomatica o alla stazione che possa risultarci utile. Perlopiù di informazioni. — Lei vide lo scintillio dei denti. Quello era sicuramente un sorriso e i denti degli alieni… come i denti degli umani… erano squadrati e bianchi. Non zanne da lupo mannaro. Rassicurante. — Ci piacerebbe avere tutto il cibo umano possibile. Come forse sa, non condividiamo l’interesse umano per il cibo e ciò che mangiamo non nutre la vostra specie. In alcuni casi, la uccide. I nostri laboratori sono in grado di nutrire i nostri… ecco che perdo la mia proprietà dell’inglese… i nostri ospiti? I nostri prigionieri? Ma, secondo Nicky, il nostro prodotto non offre il livello di soddisfazione che la sua gente si aspetta dal cibo. Anna non avrebbe saputo dire se l’alieno avesse il senso dell’umorismo o fosse un presuntuoso moralista. Non poteva immaginare Nicholas che viveva con qualcuno privo del senso dell’umorismo. Ma poi, di nuovo, non riusciva a immaginare Nicholas che viveva con un torturatore.
— Vuole che le dica quale cibo prendere.
— Sì.
Lei ci pensò sopra un momento. Perché no? Si trovava già in guai terribili. Perché non rischiare il tutto per tutto? E la inteneriva forse il pensiero di prigionieri umani che mangiavano qualcosa come il cibo bilanciato e nutriente che mangiavano gli animali. Cibo umano, lo chiamavano gli alieni. Era un ciclo sinistro.
Annuì. — Lo farò.
Lui toccò qualcosa sul tavolo e parlò in un’altra lingua. Il tavolo rispose. Il primo difensore sollevò la testa. — La guardia Hai Atala la scorterà nelle cucine degli umani. Grazie per l’aiuto.
Un congedo. Anna si alzò. — Nicholas si riprenderà?
— Credo di sì. È resistente.
Anna aveva un’altra domanda. — Quelli della Mi pensavano che lei non avrebbe fatto niente, neppure se avesse scoperto quello che stava accadendo. Dicevano che, nella vostra cultura, gli uomini sono sacrificabili.
— Hah — commentò l’alieno, con una specie di lungo sospiro. Sembrava pensieroso, immerso. Lei, perlomeno, così lo vedeva.
Dopo un attimo, lui disse: — Noi crediamo che sia nella natura degli uomini combattere. Coloro che combattono rischiano di farsi male e di morire. Dobbiamo accettare le conseguenze di ciò che siamo e facciamo, Perez Anna. Sappiamo che le nostre vite devono probabilmente essere brevi. Sappiamo che probabilmente ci perdiamo l’un l’altro.
— Ma non è facile per noi perdere i nostri parenti e amici, e non userei mai la parola "sacrificabile", soprattutto per Nicky. Le persone che amiamo non sono mai sacrificabili.
Parve una buona frase sulla quale separarsi.
L’alieno di Anna, Hai Atala, era nel corridoio, in piedi e riusciva ad apparire sia in stato di allerta che a suo agio, come se gli fosse facile passare la giornata ad aspettare e a non agitarsi o a non lasciarsi sfuggire qualcosa di importante. Come un bravo giocatore lontano dal battitore. Sarebbe stato possibile insegnare a quella gente il baseball? Sarebbero stati interessati? Guardandoli muovere, Anna pensò che il football fosse assolutamente da escludere. Erano troppo aggraziati e troppo eleganti.
Tornarono all’ingresso della costruzione.
— Ho pensato a Moby Dick - disse Anna. — Tutti i personaggi importanti sono uomini, e la storia parla di caccia e di uccisione e di Dio e di follia. È molto probabile che lo troverebbe decente.
— Forse lo leggerò — ribatté Hai Atala. — La ringrazio per il consiglio. Non è facile studiare la vostra letteratura. Siete ossessionati dalla riproduzione. Non c’è da meravigliarsi che siate così numerosi.
Uscirono. La pioggia cadeva ancora, sottile e mista a nebbia. Oscurava il basso e ondulato paesaggio giallo dell’isola e faceva luccicare la pista d’atterraggio nera.
Si diressero insieme all’aereo.
16
Quando ho lasciato l’infermeria di bordo, la Hawata stava uscendo dal sistema. Il primo gigante gassoso era alle nostre spalle e stavamo guadagnando velocità. I corridoi cominciavano ad assumere l’aspetto che avevano durante i viaggi. Non sono sicuro di riuscire a trovare le parole giuste per esprimerlo. La funzione di una nave è viaggiare e quando una nave viaggia la gente che si trova a bordo fa ciò che deve fare. Si muove verso la meta; riposa al centro della vita. Ci sono una concentrazione e una sicurezza che mancano quando si ammazza semplicemente il tempo o si fanno parti meno importanti di lavoro.
Ma i hwarhath sono i peggiori patiti del lavoro che abbia mai conosciuto.
Ho fatto rapporto al generale nel suo ufficio, secondo le istruzioni. Era più piccolo dell’ufficio sul pianeta, anche se la cosa non era immediatemente evidente. Lui aveva un ologramma e una parete si era trasformata in una fila di alte finestre strette. Oltre le finestre c’era il paesaggio: colline ondulate coperte di una bassa vegetazione giallo chiaro. Avevo visto quella vegetazione da vicino. Assomiglia a erba, finché non noti che non ci sono steli e semi, solo lunghe foglie strette e flessibili, d’un giallo sbiadito simili alle foglie dell’acero alla fine dell’autunno. Alberi punteggiavano le colline. Erano ampi e frondosi… con la forma degli aceri, a pensarci bene… e gialli: una tinta vivace e appariscente. Grandi animali scuri pascolavano sui fianchi delle colline. Il cielo era d’un blu limpido e profondo.
La terra di Ettin. La vista era quasi sicuramente quella che si godeva da una delle case mandate avanti dalle donne della sua stirpe. (Sì.)
Mi sono seduto. Il generale camminava, il che era insolito per lui. Di tanto in tanto, si fermava presso il tavolo e giocherellava con qualcosa: la statua della Divinità sotto le spoglie di Protettrice del Focolare o il pugnale dall’aria pericolosa che era l’emblema del suo rango.
Mi ha chiesto come stavo. Ho detto bene.
— Mi avevi avvertito su quella gente e io non ho ascoltato a dovere.
— Commettiamo tutti degli errori.
Lui ha guardato l’ologramma. — A me non piace farlo. Questo è vero.
— Abbiamo vuotato i loro computer. Non appena sarai in grado, voglio che cominci a guardare le informazioni. La cosa ti terrà molto occupato.
— Nessun problema.
— Shen Walha ti spiegherà come ha fatto a portarti via agli umani. È andato tutto liscio, tranne che per il male che ti hanno fatto. E non so cosa accadrà alla donna umana. La vostra specie mi è incomprensibile. È possibile che le facciano qualcosa. Una punizione, una vendetta.
Con questo come preambolo, mi ha raccontato della sua conversazione con Anna.