PARTE TERZA

RITORNO

1

Per diversi giorni, non accadde nulla, almeno per quello che Anna poteva sapere. Assisteva ai negoziati maschili, che continuavano come prima, e passava il tempo con i colleghi umani. Nessun hwarhath la chiamò. Non ebbe notizie di Nick, e lui non si fece vedere ai negoziati.

Resta calma, si ripeteva.

La sua scorta era Vaihar o un nuovo giovane, un Chaichik con il pelo d’un piacevole grigio fumo. Parlava inglese con un forte accento e la solita cortesia aliena. I suoi occhi, che lei vedeva raramente… perché propriamente distolti… erano d’un grigio pallido, quasi incolori.

— Che fine ha fatto Matsehar? — domandò a Vaihar.

— Non le piace Chaichik An?

— Ha l’aria di essere un tipo dolce, ma mi manca la descrizione a puntate che Matsehar mi fa della scena della commedia alla quale è arrivato.

Vaihar rise. — L’ha quasi finita, e, proprio alla fine, si è messo nei guai. Ha chiesto del tempo libero per potersi dedicare al copione.

— E va bene? Si è esentato dai suoi doveri per quello?

— La commedia è il suo dovere, Anna. Ricordi che lui appartiene agli Art Corps. La sua assegnazione qui è solo temporanea.

Un paio di giorni dopo, lui la incontrò all’ingresso degli alloggi umani. — Dobbiamo fare una… qual è il termine? …deviazione sulla strada del ritorno alle sue stanze.

— Perché?

— Il primo difensore ha chiesto di vederla.

Era inutile chiedere quale primo difensore. Quando Vaihar parlava, si riferiva sempre a Ettin Gwarha.

— Perché? — domandò di nuovo Anna.

— Sono un ufficiale minore e non un parente. Il primo difensore non mi dice quello che ha in mente.

Lui la condusse nell’ufficio di Ettin Gwarha, che sembrava lo stesso che Anna aveva visto l’ultima volta, tranne che ora c’era un’unica sedia vuota di fronte al tavolo. Ettin Gwarha sedeva dietro la scrivania, vestito da cadetto spaziale. — Non è necessario che tu rimanga, Addetto. Vedrò io che la signora Perez torni nel suo alloggio.

Vaihar se ne andò. La porta si chiuse ed Ettin Gwarha annuì verso la sedia vuota. — Si accomodi, la prego.

Anna lo fece.

Lui intrecciò le mani e la guardò. La stanza era bene illuminata e le pupille del generale si erano contratte in strette bande nere, circondate d’azzurro. Gli occhi la turbavano più di qualsiasi altra cosa dei hwarhath, fatta forse eccezione per le loro mani.

— L’ho trascurata, signora. Mi scuso. Sono successe molte cose.

Anna attese.

— È arrivata una nave. Porterà a casa le mie parenti donne; Lugala Minti ha deciso di andare con loro. Tsai Ama Ul e la sua traduttrice resteranno qui; nessuna donna dovrebbe stare sola nel perimetro. — Gwarha fece una breve pausa, sempre guardandola. — Nicky andrà con le mie zie. Lei e io saremo lasciati qui a… come si dice? …difendere il forte. — Divise le mani e sollevò qualcosa che assomigliava a una matita di metallo. — Questa è una situazione che mi mette molto a disagio. Una donna non dovrebbe essere coinvolta nelle lotte del perimetro.

— Ma lo sono.

— Sì, e perciò dobbiamo discutere di cosa si deve fare. Del suo ruolo e del mio. Credo che ne abbiamo già parlato nella nostra precedente discussione, quella con le mie parenti donne; ma voglio essere assolutamente sicuro che ci siamo capiti e che siamo d’accordo.

Parlava con più attenzione del solito, più lentamente e con una precisione pedante. Mentre lo faceva, le sue lunghe mani strette e pelose giravano e rigiravano lo stilo di metallo.

— Le mie zie si accerteranno che altre donne vengano mandate qui a parlare con lei. Si tratterà soprattutto di persone mandate dal Weaving a fare domande sull’umanità. Se sarà il Weaving a decidere come sono gli umani, avrà bisogno di raccogliere informazioni. Queste donne saranno la ragione della sua permanenza nello spazio hwarhath. Parli con loro nel modo più onesto possibile. Se sente che c’è qualcosa che non può… in onore… dire, allora lo dica. Il Popolo comprende l’onore.

"Ma la prego, sia cauta. Non sono sicuro di poterle spiegare fino a che punto questa situazione sia pericolosa per Nicky, per me e le mie zie. Se ha dei problemi o delle domande, mi chiami. Hai Atala Vaihar è assolutamente affidabile, ed Eh Matsehar è un buon amico di Nicky; nessuno ha mai messo in dubbio l’integrità della donna di Tsai Ama. Ma non voglio che qualcuno di loro sappia che cos’è accaduto.

"Ecco qual è a grandi linee il piano che ho, signora Perez. Lei parlerà con le donne che verranno qui. Io continuerò i negoziati. Speriamo che tutto vada bene al centro, e che nessuno scopra che cos’è successo." Posò lo stilo e intrecciò di nuovo le mani, incontrando ancora il suo sguardo. Non aveva scherzato. Era un hwarhath estremamente a disagio.

— Ho la sensazione di essere stato messo alla prova come l’eroe di una delle antiche commedie, e di avere fallito. Non ho potuto permettere che Nicky venisse distrutto.

— Cosa avrebbe dovuto fare? — chiese Anna.

— Avrei dovuto dirgli di uccidersi o di sottomettersi. Nessuna delle due cose sarebbe stata accettabile, anche se la prima sarebbe stata meno dannosa alla mia carriera, ammesso… naturalmente… che nessuno avesse scoperto perché si fosse ucciso.

Anna scosse la testa. — No. Le sarei rimasta ancora io come problema. Non avrei fatto alcun patto con lei, tranne che per salvare Nick. La complessità del legame che vi unisce è meravigliosa, Primo Difensore. Non riesco a trovare alcun modo per salvare l’onore.

— Sembra divertita. È vero? Oppure avverto della rabbia?

— Non ho grande esperienza in fatto di concetti sull’onore personale. Credo che quando delle persone cominciano a parlare della loro integrità personale, cercano di distrarre l’attenzione dalla loro mancanza di compassione e di comune bontà umana. — Anna tacque per un momento, pensierosa. — E dal fatto che non credono in nessun genere di sistema morale o politico che dica che la comunità è importante e che le altre persone contano. Questa è soltanto la mia opinione, ed è limitata a quello che so. Nel posto dal quale provengo, le persone che parlano dell’onore hanno la tendenza a essere degli stronzi conservatori.

— È interessante — commentò lui, dopo un momento. — Forse spiega qualcosa sull’umanità.

— Abbiamo molti stronzi conservatori — disse Anna. — E qualche persona almeno che capirebbe il vostro concetto dell’onore. Non creda che siano tutti come me.

Il generale rimase silenzioso, guardando l’arazzo sulla parete, alle spalle di Anna: il fuoco e l’anello di spade.

— Ho un’altra preoccupazione — disse infine lei.

— Sì.

— Non mi piace l’idea che l’umanità venga giudicata in absentia.

— Non capisco.

— Il Weaving deciderà se siamo o meno delle persone. Ma noi non lo sappiamo. Non avremo la possibilità di difenderci. Questo non è giusto.

— Hah! Adesso parla di giustizia, dopo avermi detto che non crede nell’onore.

— Credo nella giustizia, almeno quasi sempre; e credo sicuramente nel fatto che le persone abbiano il potere della parola.

— Vuole che il Weaving dica al suo governo che cosa sta succedendo. Vuole che la Confederazione sia in grado di presentare un’argomentazione per l’umanità.

— Sì.

Ettin Gwarha sospirò. — Lo chiederò alle mie zie. Ma non sono sicuro che questo sarà possibile, signora. Per spiegare alla sua gente qual è il problema, dovremmo spiegare cosa cerchiamo di tenere segreto. Si ricordi che Nick sarà a casa e che il Weaving manderà qui delle persone a parlare con lei, e che abbiamo dei prigionieri umani. L’umanità non sarà del tutto non rappresentata.

— Non sono certa di volere quel genere di responsabilità — disse Anna.

— Crede che un gruppo di politici umani possa fare un lavoro migliore di quello che fate lei e Nick?


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