"Per prima cosa, pensai che era molto difficile che quelle creature si fabbricassero il combustibile da sole. Il cibo che mangiavano serviva per il loro normale metabolismo animale, e dovevano procurarsi il carburante da una fonte esterna. O più di una. Probabilmente si tratta di un’altra nuova creatura, e probabilmente vive negli Altopiani. Non ho ancora scoperto dove si trova."

— E sono pericolose? — chiese Robin.

— Pericolosissime. L’unica nostra fortuna è che non ce ne sono molte. All’inizio pensavo che incontrassero difficoltà ad assalire le persone, ma poi ho scoperto che non era così. Volano a circa cinquecento chilometri l’ora. Nonostante il rumore del motore, ti arrivano addosso prima che tu te ne accorga. Ma possono anche spegnere il motore quando sono in piena velocità, volare a poca distanza dalla superficie del terreno, e poi riaccendere dopo avere colpito, prima di scendere al di sotto della velocità critica. Se ne vedete una, affrettatevi a gettarvi in un fosso. Non possono virare per fare un secondo passaggio, a meno che il terreno non sia piatto come una sogliola. Se siete dietro una roccia, siete al sicuro, e avete buone possibilità di salvezza anche rimanendo semplicemente stesi a terra. Hanno degli arpioni uncinati sulla parte anteriore, e cercano di infilzarvi e di portarvi via, per poi mangiarvi con comodo da qualche altra parte.

— Bel programmino.

— Vero.

— Che cosa mangiano? — domandò Chris.

— Tutto quello che riescono a sollevare.

— Sì, ma in particolare? Lo scontro con un corpo grosso come quello di un uomo potrebbe rallentarli al di sotto della velocità critica.

— Grazie, ma pare che riescano a trasportare bene gli umani. L’osservazione è giusta, comunque, e di solito preferiscono prede che vanno dai quaranta ai sessanta chilogrammi.

— Ehi — esclamò Robin. — Quella sono io.

— Anch’io, bambina. Ma pensa al respiro di sollievo che sta tirando il nostro amico. — Sorrise a Chris, che a dire il vero non tirava nessun respiro. — In realtà, se ne hanno l’occasione, attaccano anche un maschio umano adulto, e finora non hanno incontrato difficoltà a portarli via. Finora, sette umani sono stati uccisi da loro. Assalgono anche i titanidi, ma questo rientra già nella categoria del volere e non potere. So di una decina di casi in cui sono riusciti a sollevare i titanidi, ma almeno in altri due casi la bomba volante è precipitata ed è bruciata nel tentativo.

"Tutto sommato, non me ne preoccuperei eccessivamente. Io mi sento accapponare la pelle quando ne passa una, perché le odio in modo feroce. Le ho sempre odiate, ancor prima che una di esse uccidesse un mio amico. Quando troverò la loro stazione di rifornimento, farò un bel fuocherello, ve lo assicuro. Sono bestie oscene, spaventose. Non attaccano gli aerostati, ma pare che si divertano a volare loro attorno, finché le povere creature non impazziscono per la paura. E gli aerostati hanno ragione di spaventarsi, da quando uno di essi è scoppiato perché è stato colpito dai gas roventi dello scarico; gli altri ne stanno ancora fischiando tra loro.

"Ma statisticamente ci sono molte cose che sono assai più pericolose. Se ti prendono, sei finito; ma le probabilità che ti prendano sono scarse."

A Chris, Crio piacque molto. Forse questo era anche dovuto al fatto di essere usciti dalla notte di Rea, ma sotto alcuni aspetti gli pareva più bello di Iperione. A ovest c’erano i Monti Nemesi che chiudevano l’orizzonte, e non si scorgeva il proibitivo mare di ghiaccio di Oceano.

Dopo avere ripreso il suo corso verso est nella parte meridionale di Crio, Ofione s’immergeva nella più grande delle giungle. Gaby gli riferì che in realtà c’erano delle foreste, nella parte occidentale di Iperione, che erano ancora più impenetrabili, ma per Chris era sufficiente quella. Alberi simili a quelli della Terra spuntavano spalla a spalla di forme aliene: punte, piume, cristalli, file di perle, pellicole, sfere e trine. Nella loro competizione per la luce e per lo spazio, oltrepassavano il limite della riva e si sporgevano sull’acqua e, anche se il fiume era largo, in taluni punti finivano per costituire una galleria che copriva del tutto l’acqua.

Si accamparono una sola volta nella giungla, e tutti rimasero sul chi vive, perché tra quegli alberi c’erano creature che assalivano umani e titanidi. Robin si spaventò e sparò a una creatura grossa come un toro che era venuta a curiosare nei pressi della sua tenda, e poi venne a sapere che era innocua. Ne mangiarono alcune parti per colazione. Cinque minuti dopo avere gettato la carcassa nel fiume, l’acqua pullulava di anguille che si disputavano la sua carne. Spazzini, disse Cirocco, e aggiunse che laggiù le acque non erano pericolose. Chris, a ogni buon conto, saltò il bagno.

Era la prima volta che Robin usava la pistola. Cirocco le chiese di vederla, sorpresa del fatto che una donna così minuta riuscisse a maneggiare un’automatica calibro 45. Robin spiegò che usava proiettili a razzo, invece di cartucce normali. Gran parte della spinta si produceva all’esterno della canna. Era particolarmente utile con la bassa gravità di Gea, dove il rinculo di una calibro 45 poteva far cadere a terra anche una persona molto più pesante. Aveva due tipi di caricatori, del formato standard a sette colpi: proiettili di piombo e proiettili che esplodevano all’urto.

Dagli ultimi contrafforti dei Monti Nemesi alla fine della giungla c’era una distanza di 120 chilometri in linea d’aria. Il fiume scorreva troppo lentamente e non riusciva a trasportarli, ma remando con alacrità riuscirono a giungere alle pianure in un unico turno e si accamparono a pochi chilometri dai confini della foresta.

Mentre Chris dormiva, ricevettero la visita di una delegazione di titanidi di Crio, che accolsero con grande gioia la notizia che la Maga faceva parte del gruppo dei viaggiatori e che cominciarono a implorarla di organizzare un Festival. Chris venne poi a sapere che avevano i loro buoni motivi di chiederlo; mentre gli Accordi di Iperione, molto più grandi, avevano un Festival ogni miriariv, quelli delle altre regioni dovevano aspettare che la Maga, nei suoi imprevedibili viaggi, passasse da loro. Crio attendeva da molto tempo una sua visita.

Quando Chris si alzò, i titanidi di Crio prendevano parte alla colazione preparata da quelli di Iperione. Chris raggiunse il gruppo, e vide immediatamente la differenza tra le due razze. Mentre Valiha aveva la mole di un cavallo normanno, i titanidi di Crio avevano la taglia dei pony dello Shetland. Il più alto di loro gli arrivava alle spalle. Avevano però lo stesso guazzabuglio di colori dei cugini venuti da Iperione. I colori di uno di essi parevano quelli di un tartan scozzese.

Nessuno di loro parlava inglese, che era una lingua che su Crio si parlava poco, ma Valiha presentò Chris e tradusse alcune frasi di saluto. Chrìs prese immediatamente in simpatia una femmina dalla pelle bianca, e dai suoi timidi sorrisi capì che anche lei lo trovava simpatico. Si chiamava Siilihi (Duetto Locriipolidio) Inno. Se avesse avuto due gambe di meno, Chris se ne sarebbe innamorato.

Gaby si recò nella tenda di Cirocco per comunicarle la richiesta. Si udì un lungo gemito, e Siilihi fece finta di guardare da un’altra parte, imbarazzata. Gli altri titanidi di Crio erano irrequieti. Chris si sentì in collera verso la Maga. Che cosa avvilente, per una razza così bella, recarsi a mendicare un favore da quella miserabile ubriacona!

Rimpianse di non poter svolgere lui le funzioni di Mago. Se c’era qualcuna che meritava di avere un bel bambino, quella era Siilihi. Si chiese se, la prossima volta che avesse visto Gea, potesse candidarsi per la carica di Mago, in modo da poter aiutare quella gente. Era certo di poterne affrontare le responsabilità meglio di Cirocco.

Sembrava una così bella idea, anzi, che gli venne in mente di cominciare all’istante. Il primo passo era la fecondazione frontale, e perciò tese le braccia verso Siilihi, e vide che sgranava gli occhi.


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