Quanto erano stati limitati i poteri di Ol'ga! Nel suo corpo avevo dovuto sforzarmi al massimo per vedere il mondo segreto dei sentimenti degli umani. E nello stesso tempo era così semplice, davvero semplicissimo. Non ci si poteva nemmeno inorgoglire per averlo capito.

— Io non interesso alla Guardia del Giorno, Ol'ga. Per niente. Sono un normale mago di medio livello.

Lei annuì.

— Eppure la caccia era diretta contro di me. Su questo non ci sono dubbi. Dunque non sono la preda, ma l'esca. Come Egor è stato l'esca quando la preda era Sveta.

— L'hai capito soltanto adesso? — Ol'ga scosse la testa. — Certo. Tu sei l'esca.

— Per Svetlana?

Lei annuì.

— L'ho capito soltanto oggi — ammisi. — Un'ora fa, quando Sveta si è opposta ai Guardiani del Giorno, ha raggiunto il quinto livello di forza. Di colpo. Se ci fosse stato uno scontro l'avrebbero uccisa. Perché anche noi siamo facili da controllare, Ol'ga. Gli umani si possono spingere in direzioni diverse, verso il Bene o verso il Male, le Forze delle Tenebre si possono prendere puntando proprio sulle loro meschinità, sul loro egoismo, sulla loro avidità di potere e di gloria. E noi possiamo essere incastrati sfruttando l'amore. Su questo punto siamo vulnerabili come bambini.

— Sì.

— Il Capo lo sa? — chiesi. — Ol'ga?

— Sì.

Emetteva le parole a fatica, come se avesse un nodo alla gola. Non ci potevo credere! Non provano vergogna i maghi della Luce che hanno vissuto interi millenni! Hanno salvato il mondo tante di quelle volte che conoscono a memoria tutte le giustificazioni etiche. Non provano vergogna le Grandi Maghe, anche quelle ormai ex. Sono state tradite anche loro troppe volte.

Scoppiai in una risata. — Ol'ga, ma voi l'avevate capito subito? Appena è arrivata la protesta dalle Tenebre? Che davano la caccia a me, ma che lo scopo reale era costringere Svetlana a perdere il controllo?

— Sì.

— Sì, sì, sì! E avete deciso di non avvertire né lei né me?

— Svetlana deve maturare. Magari saltando anche qualche gradino. — Negli occhi di Ol'ga si accese una luce speciale. — Anton, tu sei mio amico. E ti parlerò con la massima onestà. Cerca di capirmi, non abbiamo il tempo adesso di allevare una Grande Maga. Ma ci serve, ci serve più di quanto tu possa immaginare. E lei ha abbastanza forza. Si temprerà, imparerà a raccogliere e ad applicare la sua forza, e soprattutto imparerà a controllarla.

— E la mia eliminazione non farebbe altro che accrescere la forza del suo odio per le Tenebre, giusto?

— Sì. Ma tu non sarai eliminato, ne sono sicura. I Guardiani cercano il Selvaggio, sono tutti all'erta. Lo presenteremo alle Forze delle Tenebre e la tua incriminazione cadrà automaticamente.

— Però sarà eliminato un mago della Luce non iniziato al momento giusto, infelice, solitario, braccato, convinto di combattere da solo contro le Tenebre.

— Sì.

— Oggi sei sempre d'accordo con me. — Parlavo senza nessuna rabbia. — Ol'ga, e se quello che fate fosse una vigliaccata?

— No. — Nella sua voce non c'era ombra di dubbio. La posta in gioco doveva essere davvero alta.

— Quanto tempo devo resistere, Luminosa?

Ol'ga sussultò.

Un tempo molto, molto lontano, quello era l'appellativo che si usava nella Guardia. Luminoso, Luminosa… perché queste parole avevano perso il loro significato, e adesso suonavano insensate come l'espressione "gentlemen" rivolta a un gruppo di straccioni in coda davanti a un chiosco di birra?

— Almeno fino al mattino.

— La notte non è più un tempo nostro. Oggi tutte le Forze delle Tenebre batteranno le strade di Mosca. E a pieno diritto.

— Finché non troviamo il Selvaggio. Resisti.

— Ol'ga… — Feci un passo verso di lei e le sfiorai la guancia con le dita, dimenticandomi per un attimo della nostra differenza d'età — che cos'è un millennio di fronte a questa notte infinita? — e della nostra differenza di forze e di conoscenza. — Ol'ga. tu ci credi che arriverò fino al mattino?

La maga non rispose.

Annuii. Non c'era più niente da dire.

Non hai mai provato, amico,
a perderti in un'alba cristallina,
a bussare a un portone smarrito,
a restare più solo di prima?

Schiacciai un pulsante e passai ad ascoltare il walkman in modalità casuale. Non perché la canzone non si accordasse con il mio stato d'animo, anzi.

Mi piace la metropolitana di notte. Non so nemmeno io perché. Nulla da guardare, se non vecchie pubblicità e le aure stanche, tutte uguali, degli umani. Il rumore del motore, correnti d'aria dai finestrini lasciati aperti, sussulti del vagone sugli scambi. Ottusa attesa della propria stazione.

Eppure mi piace.

E così facile prenderci sfruttando i nostri amori!

Sussultai, mi alzai, mi avvicinai alle porte. Anche se prima avevo pensato di andare fino alle fine della linea.

— Rizskaja, prossima stazione: Alekseevskaja.

E cantano con voci silenziose
sempre, la stessa canzone,
oggi il club dei lebbrosi
inaugura la nuova stagione.

Mentre ero già sulla scala mobile, sentii alle mie spalle un leggero soffio di forza. Percorsi con lo sguardo la scala che veniva nella direzione opposta e quasi subito vidi un mago delle Tenebre.

No, non era un agente regolare della Guardia del Giorno, non ne aveva i vezzi. Era un mago piccolo, di quartoquinto livello, più probabilmente quinto: doveva concentrarsi al massimo per analizzare i passanti. Ancora molto giovane, poco più di vent'anni. con lunghi capelli chiari, un giubbino stazzonato aperto, una faccia simpatica, anche se un po' tesa.

"Come mai hai finito per scegliere le Tenebre? Che cosa è accaduto prima che entrassi per la prima volta nel Crepuscolo? Avevi litigato con la tua amica? O con i tuoi genitori? Ti avevano cacciato da un esame, o avevi preso un brutto voto a scuola? Ti avevano pestato un piede sull'autobus? Ma la cosa più tremenda è che esternamente non sei cambiato. Forse sei addirittura migliorato. I tuoi amici hanno notato con un certo stupore come si stia sempre bene e allegri in tua compagnia, e come vadano bene le imprese che avviano insieme a te. La tua ragazza ha scoperto in te tutta una serie di doti che non aveva mai sospettato. I tuoi genitori non si stancano di rallegrarsi perché sei diventato più serio e più intelligente. Gli insegnanti sono entusiasti del talento che stai dimostrando. E nessuno sa che compensi riscuoti da chi ti circonda. Che ripercussioni hanno la tua bontà, i tuoi scherzi, la tua disponibilità."

Chiusi gli occhi e mi appoggiai al corrimano. Ero stanco, leggermente ubriaco, non guardavo nulla, ascoltavo la mia musica.

Lo sguardo del mago delle Tenebre scivolò su di me, passò oltre, poi ebbe come un fremito e si fermò.

Un contatto freddo, penetrante, come una folata di vento. Il ragazzo mi stava confrontando con l'immagine campione distribuita, probabilmente, a tutte le Forze delle Tenebre di Mosca. Si comportava in modo molto goffo, dimenticando di difendersi e senza notare che la mia coscienza si insinuava per un sentiero che, attraversando il Crepuscolo, arrivava ai suoi pensieri.

Gioia. Entusiasmo. Esultanza. L'ho trovato. La preda. Mi daranno una parte della forza della preda. Mi apprezzeranno. Mi daranno un grado più alto. Gloria. Regolare i conti. Non mi hanno apprezzato. Capiranno. Pagheranno.

Continuavo ad aspettare che almeno in un angolino della sua coscienza si risvegliassero anche altri pensieri. Il fatto che ero un nemico, che combattevo le Tenebre. Che avevo ucciso i suoi compagni.

No. Niente. Pensava soltanto a se stesso.

Prima che il giovane mago mettesse goffamente in azione i suoi tentacoli, utilizzai i miei. Ecco.


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