«Quello di persuaderti che la colonizzazione era l’unica risposta ai problemi della Terra.»

«Be’, mi avete persuaso. Te lo garantisco.»

«Sì, sotto l’influenza di una droga appropriata.»

I denti di Baley perdettero la presa sul cannello della pipa. La acchiappò prima che cadesse, e di nuovo rivide con gli occhi della mente la scena che si era verificata sotto la cupola di Spacetown: R. Daneel che gli pizzicava la pelle del braccio; una scheggia ipodermica che guizzava sotto la sua pelle e scompariva.

Baley tossì: «Cosa c’era in quella scheggia?».

«Niente per cui ti debba allarmare, Elijah. Una droga leggera che ha reso la tua mente più ricettiva.»

«E che mi ha fatto credere tutto quello che dicevate, giusto?»

«No, non avresti creduto a niente che esorbitasse dal modello-base del tuo pensiero. In realtà i risultati dell’esperimento sono stati deludenti: il dottor Fastolfe sperava che tu diventassi un fanatico della nostra causa, invece ti sei limitato ad approvare con distacco. Niente di più. La tua natura pratica ti ha impedito di diventare troppo parziale e ci ha fatto capire che i nostri soggetti ideali non erano i tipi come te, ma i romantici e i sognatori. Peccato che quelli siano tutti medievalisti, di fatto o in potenza.»

Baley si sentì stupidamente orgoglioso di se stesso, felice della sua cocciutaggine e lieto di aver scornato gli Spaziali. Che facessero l’esperimento su qualcun altro.

Sogghignò, feroce: «Quindi adesso avete rinunciato e tornate a casa.»

«No, non è così. Ho detto pochi minuti fa che siamo certi della strada che imboccherete: la colonizzazione. E sei stato tu a darci la risposta.»

«Io? E come?»

«Hai parlato con Francis Clousarr dei vantaggi della colonizzazione. Ne hai parlato con fervore e convinzione, a quel che posso giudicare. Se non altro, l’esperimento su di te ha fruttato questo risultato… E dopo averti ascoltato, la cerebroanalisi di Clousarr mostra segni di modificazione. Molto sottili, si capisce, ma inconfondibili.»

«Vuoi dire che l’ho persuaso? Non lo credo.»

«Nemmeno io: non è facile convincere qualcuno così presto. Ma l’analisi cerebrale di Clousarr dimostra, con i suoi cambiamenti, che il cervello dei medievalisti è potenzialmente aperto alla persuasione. Ho fatto qualche piccolo esperimento in proprio. Quando abbiamo lasciato Lievitown ho intuito quello che tu e Clousarr vi eravate detti, perché già si notavano le modificazioni cerebrali; quindi, e di proposito, ho introdotto l’argomento delle scuole d’emigrazione come un metodo sicuro per garantire l’avvenire dei figli. Lui ha respinto l’idea, ma la sua "aura" è cambiata di nuovo: mi sembra che valga la pena insistere su questa linea d’attacco.»

R. Daneel fece una pausa, poi continuò.

«Nel bagaglio dei medievalisti c’è il desiderio di trasformarsi in pionieri: naturalmente è un desiderio diretto verso la Terra stessa, che è a portata di mano e ha un grande passato, ma la prospettiva di nuovi mondi si presta al soddisfacimento di questo sogno e l’animo romantico non può fare a meno di attaccarvisi. Clousarr è rimasto colpito da una sola delle tue lezioni.

«Quindi, come vedi, noi di Spacetown abbiamo raggiunto il successo senza rendercene conto. E il fattore determinante siamo stati noi stessi, non le novità che cercavamo di introdurre: abbiamo cristallizzato gli impulsi romantici dei terrestri permettendo loro di sfociare nel medievalismo e di darsi una organizzazione. Dopo tutto sono i medievalisti che vogliono farla finita con questo sistema di vita, non i dirigenti della Città che hanno tutto da guadagnare difendendo lo status quo. Se abbandoniamo Spacetown adesso; se non esasperiamo i medievalisti fino al punto di convincerli che la Terra, e solo la Terra può offrire una soluzione ai problemi dell’umanità; se, infine, ci lasciamo dietro qualche oscuro emissario umano o positronico, come il sottoscritto, che, con l’aiuto di volenterosi terrestri come te potrà avviare la campagna per fondare le scuole d’emigrazione… ebbene, se tutto questo si verificherà alla fine io credo che i medievalisti volteranno le spalle alla Terra. Avranno bisogno di robot: glieli forniremo noi, o costruiranno da sé i propri. Svilupperanno una cultura C/Fe adatta alle loro esigenze.»

Per R. Daneel era stato un lungo discorso. Dovette rendersene conto, perché dopo una pausa disse: «Dico tutto questo per farti capire che è necessario che ci regoliamo così; anche se tu, sul piano personale, potrai esserne danneggiato».

Baley pensò amaramente: "Un robot non deve recare danno a un essere umano, a meno di non dimostrare che in fin dei conti è per il suo bene".

«Aspetta un minuto» disse. «Fammi fare un’osservazione pratica. Voi tornate ai pianeti d’origine e dite che un terrestre ha ammazzato uno Spaziale, ma resta impunito. I Mondi Esterni chiederanno un risarcimento alla Terra, ma ti avverto che la Terra non è dell’umore adatto a subire un trattamento del genere. Ci saranno guai.»

«Non credo che andrà così, Elijah. Le forze politiche più interessate a chiedere un risarcimento sono anche quelle che vogliono a tutti i costi la fine di Spacetown. Si accontenteranno di questo, e noi faremo di tutto per persuaderle. La Terra sarà lasciata in pace.»

Improvvisamente Baley cedette, ormai alla disperazione. «Che ne sarà di me? Se Spacetown è d’accordo il questore chiuderà l’inchiesta sul caso Sarton, ma con R. Sammy dovrà continuare perché il colpevole è uno del Dipartimento. Da un momento all’altro arriverà con gli indizi contro di me, lo so. È tutto preparato. Verrò declassato, Daneel. Pensa a Jessie, che verrà trattata come una criminale. Pensa a Bentley…»

R. Daneel lo interruppe: «Non devi credere, Elijah, che non capisca la posizione in cui ti trovi. Ma per il bene dell’umanità bisogna tollerare qualche piccola ingiustizia. Il dottor Sarton lascia una vedova, due figli, i genitori, una sorella e molti amici. Tutti sicuramene si dolgono della sua morte e sono rattristati al pensiero che l’assassino non sia stato trovato e punito».

«Allora perché non rimanete finché non l’avremo preso?»

«Non è più necessario.»

Baley disse, amaro: «Perché non ammetti che tutta l’inchiesta è stata solo un paravento per studiarci nel nostro ambiente? Non vi è mai importato un accidente di chi ha ucciso il dottor Sarton».

«Ci sarebbe piaciuto saperlo» disse freddamente R. Daneel «ma non ci lasciamo influenzare dai pregiudizi quando si tratta di scegliere fra un individuo e l’intera umanità. Continuare le indagini significherebbe turbare uno stato di cose che giudichiamo soddisfacente. Non possiamo prevedere il danno che ne seguirebbe.»

«Vuoi dire che l’assassino potrebbe essere un eminente medievalista e gli Spaziali non vogliono inimicarsi i loro nuovi beniamini.»

«Non sono i termini che userei io, ma c’è del vero in quello che dici.»

«Che ne è del tuo circuito della giustizia, Daneel? È giustizia, questa?»

«Ci sono vari livelli, Elijah. Quando la giustizia minore è incompatibile con la maggiore, è la minore a dover scomparire.»

Il cervello di Baley girava in cerchio, come se lottasse per scoprire una falla nell’inesauribile logica del cervello positronico, una scappatoia.

Disse: «Non hai curiosità personale, Daneel? Ti definisci un detective, ma sai che cosa significa? Sai che seguire un’indagine è qualcosa di più che un semplice lavoro? È una sfida: la tua mente deve misurarsi con quella del criminale. È uno scontro intellettuale. Sei capace di abbandonare la lotta e di ammettere la sconfitta?».

«Se continuare non serve a nessuno scopo utile, certo.»

«Non hai la sensazione di aver perso qualcosa? Non ti resta la curiosità di sapere? Non provi nemmeno un granello d’insoddisfazione, di sfrustrazione?»

Le speranze di Baley, già deboli in partenza, s’infiacchirono mentre parlava. La parola "curiosità", ripetuta due volte, gli portò alla mente ciò che lui stesso aveva detto a Francis Clousarr quattro ore prima. Allora conosceva bene le differenze che esistono fra un uomo e una macchina: la curiosità doveva per forza rientrare nel novero. Un gattino di sei settimane è curioso, ma come può esserlo una macchina umanoide?


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