Farmacia e medicina erano uno dei rami del Grande Sistema. C’erano molti, molti rami. La narrazione interminabile dei maz riguardava molte, molte cose. Tutte le cose, tutte le foglie dell’immenso fogliame dell’Albero. Sutty era sempre convinta che dovesse esserci un motivo informatore, qualche interesse centrale. Il tronco dell’Albero. Era l’etica? La giusta condotta nella vita?

Essendo cresciuta sotto l’Unismo, Sutty non era così ingenua da pensare che ci fosse per forza un rapporto tra religione e moralità, o che questo rapporto, se esisteva, fosse probabilmente benefico.

Però aveva cominciato a cogliere e ad apprendere un’etica akana caratteristica, espressa in tutte le parabole e i racconti morali sentiti nelle narrazioni, e nel comportamento e nei discorsi delle persone che conosceva a Okzat-Ozkat. Come la medicina, l’etica era pragmatica e preventiva, e sembrava piuttosto efficace. Prescriveva in primo luogo il rispetto del proprio corpo e del corpo di chiunque altro, e proibiva soprattutto l’usura.

La frequenza con cui il lucro eccessivo veniva denunciato nelle storie e dall’opinione pubblica dimostrava che il senso del male aveva radici profonde, su Aka. A Okzat-Ozkat, i reati erano soprattutto furto, imbroglio, malversazione. C’era poca violenza personale. Le aggressioni, compiute da ladri o da vittime incollerite di furti o estorsioni che si vendicavano, erano assai rare e ogni caso del genere suscitava discussioni che duravano anche settimane. I delitti passionali erano ancora più rari. Non si vedevano in essi lati affascinanti e non venivano condonati. Nei racconti e nelle storie, non si diventava eroi ammazzando e massacrando. Gli eroi erano coloro che riparavano azioni violente, o che morivano valorosamente. La parola che indicava "assassino" era un vocabolo analogo al termine "pazzo". Iziezi non seppe dire a Sutty se gli assassini venissero chiusi in prigione o in manicomio, perché non le risultava che ci fossero assassini a Okzat-Ozkat. Aveva sentito dire che in passato gli stupratori venivano castrati, però non sapeva di preciso come fosse punito adesso lo stupro, perché non le risultava neppure che ci fossero stati casi di stupro, lì. Gli akani erano teneri coi loro bambini, e pareva che Iziezi trovasse quasi inconcepibile l’idea di maltrattarli; conosceva certe storie di genitori crudeli, di bambini rimasti orfani che morivano di fame perché nessuno li prendeva in casa, ma disse: «Queste sono storie di tanto tempo fa, quando la gente non era ancora istruita».

L’Azienda, naturalmente, aveva introdotto una nuova etica, con nuove virtù quali il senso civico e il patriottismo, e un nuovo e vasto settore per quanto riguardava il crimine: la partecipazione ad attività proibite. Ma Sutty non aveva ancora conosciuto nessuno a Okzat-Ozkat, eccetto i funzionari dell’Azienda e forse qualche studente del Magistero, che considerasse criminali i maz o le loro pratiche. Bandito, illecito, illegale, deviante: quelle nuove categorie ridefinivano il comportamento, ma erano senza alcun significato morale, tranne che per i loro artefici.

Allora, in passato, non c’erano altri crimini che non fossero stupro, omicidio e usura?

Forse non c’era stato bisogno di ulteriori sanzioni. Forse il sistema era così universale che nessuno poteva immaginare di vivere fuori di esso, e solo la follia autodistruttiva poteva sovvertirlo. Era il modo di vivere, allora. Era il mondo.

Quell’ubiquità del sistema, la sua grande antichità, la tremenda forza dell’abitudine acquisita attraverso il suo modellamento minuzioso della vita quotidiana, dell’alimentazione, degli orari e degli scopi del lavoro e della ricreazione… tutto ciò, disse Sutty al noter, avrebbe potuto spiegare l’Aka moderno. Almeno, avrebbe potuto spiegare come l’Azienda di Dovza avesse conquistato l’egemonia tanto facilmente, come fosse riuscita a esercitare un controllo costante e minuzioso sul modo di vivere della gente, su cosa mangiava, beveva, leggeva, sentiva, pensava, faceva. Il sistema c’era già. Esisteva dall’antichità, solidissimo, su tutto il Continente e le Isole di Aka. A Dovza era bastato impossessarsi del sistema e cambiarne gli obiettivi. Quel grande modello sociale consensuale in cui ogni individuo cercava l’appagamento fisico e spirituale, era stato trasformato in una grande gerarchia in cui ogni individuo serviva la crescita indeterminata della ricchezza materiale e della complessità sociale. Da un equilibrio omeostatico attivo, si era passati a uno squilibrio attivo proiettato in avanti.

La differenza, disse Sutty al noter, era tra qualcuno seduto a riflettere dopo un buon pasto e qualcuno che correva a precipizio per prendere l’autobus.

Un’immagine che trovò soddisfacente.

Ripensò ai suoi primi mesi su Aka con incredulità e con un senso di commiserazione per se stessa e i produttori-consumatori di Dovza City. «Che sacrifici ha fatto questa gente!» disse al noter. «Hanno accettato di rinnegare tutta la loro cultura e di impoverire le loro vite per la "Marcia verso le Stelle", una meta artificiale e teorica, un’imitazione delle società che ritenevano superiori semplicemente perché in possesso della tecnologia del volo spaziale. Perché? Manca un fattore. È successo qualcosa che ha causato o catalizzato questo enorme cambiamento. È stato solo l’arrivo dei Primi Osservatori dell’Ekumene? Certo, quello fu un evento straordinario per un popolo che non aveva mai conosciuto estranei…»

E anche un fardello di responsabilità enorme per gli estranei, rifletté Sutty.

«Non tradirci!» aveva detto il Controllore. Ma la gente di Sutty, i navigatori stellari dell’Ekumene, gli Osservatori così attenti a non intervenire, a non interferire, a non assumere il controllo, avevano portato con sé il tradimento. Arriva un pugno di spagnoli, e i grandi imperi degli inca, degli aztechi, tradiscono se stessi, crollano, lasciano che i loro dei e la loro lingua vengano cancellati… Così gli akani erano stati i conquistatori di se stessi. Disorientati da concetti estranei, dall’idea stessa di estraneità, avevano lasciato che gli ideologi di Dovza li dominassero e li impoverissero. Come gli ideologi del socialcapitalismo nel ventesimo secolo, e i fanatici dell’Unismo nel secolo di Sutty, avevano dominato e impoverito la Terra.

Se davvero quel processo era iniziato con il primo contatto, forse era a titolo di riparazione che Tong Ov voleva scoprire il più possibile sul passato di Aka antecedente l’arrivo dei Primi Osservatori. Aveva qualche speranza di restituire infine agli akani quello che loro avevano gettato via? Lo Stato Azienda non l’avrebbe mai consentito. "Cercala nella spazzatura, la moneta d’oro", era un detto che Sutty aveva appreso da maz Ottiar Uming. Secondo lei, il Controllore non sarebbe stato d’accordo. Per il Controllore, la moneta d’oro era un cadavere putrefatto.

Sutty conversò mentalmente col Controllore parecchie volte, durante quel lungo inverno di apprendimento e ascolto, di lettura ed esercizio, di riflessione e ripensamento. Il Controllore diventò il suo sacco di segatura da prendere a pugni, per sfogarsi. Lui non poteva rispondere, doveva ascoltarla e basta. C’erano cose che Sutty non voleva registrare nel noter, cose che pensava nell’intimità della propria testa, opinioni che non poteva evitare di avere ma che cercava di tenere separate dall’osservazione. Per esempio, l’opinione che se la Narrazione era una religione, era diversissima dalle religioni terrestri, dato che era del tutto priva di dogmatismo, di impeto emotivo, del rinvio della ricompensa a una vita futura, e condannava il fanatismo. Tutti quegli elementi, di cui gli akani avevano fatto tranquillamente a meno, secondo Sutty erano stati introdotti da Dovza. Era lo Stato Azienda a costituire una religione. Così a lei piaceva evocare l’uniforme blu e marrone, la schiena rigida e il volto gelido del Controllore, e dirgli che era un fanatico, e uno sciocco, come tutti gli altri burocrati-ideologi, che cercavano di arraffare cose di nessun valore da altre genti e gettavano nella spazzatura il loro tesoro.


Перейти на страницу:
Изменить размер шрифта: