Cirocco inarcò un sopracciglio.

— C’è qualcos’altro che devo vedere?

Gaby distolse lo sguardo. Aprì la bocca per dire qualcosa, sembrò incapace di emettere un qualsiasi suono, poi si batté il palmo della mano sulla coscia nuda.

— No, penso proprio di no. — Stava per andarsene, ma non lo fece.

Cirocco la guardò pensierosa, poi si alzò e spense anche l’audio della telecamera.

— Così va meglio?

Gaby si strinse nelle spalle. — Forse. T’avrei chiesto io di farlo se mai avessi cominciato a parlare. Penso comunque che non rientri nei miei compiti.

— Però senti di avere qualcosa da dire. — Cirocco aspettava.

— Già, certo. È affar tuo come mandi avanti questa nave. Voglio che sappia che l’ho capito.

— Continua. Accetto le critiche.

— Vai a letto con Bill, tu.

Cirocco rise sommessamente. — Non ho mai veramente dormito con lui. Il letto è troppo stretto. Ma hai reso l’idea.

Aveva pensato di aver messo Gaby a suo agio, ma la cosa, almeno apparentemente, non aveva funzionato. Gaby si alzò e cominciò a passeggiare, anche se le bastavano quattro soli passi per raggiungere il muro di fronte.

— Capitano, il sesso non è una gran cosa per me. — Scrollò le spalle. — Non lo odio, ma non sono poi così tanto eccitata all’idea. Se non faccio all’amore per un giorno, o per un anno, nemmeno me ne accorgo. Ma per molta gente non è così. Specie per gli uomini.

— Anche per me non è così.

— Lo so. È per questo che mi chiedo come mai… insomma, come mai ti sei messa con Bill.

Fu il momento di Cirocco di cominciare a camminare. Era un po’ meno soddisfacente farlo per lei che per Gaby, perché lei era più alta e i passi da fare scendevano a tre.

— Gaby, le interazioni fra umani in uno spazio ristretto sono un campo che ha dato origine a molte ricerche. Hanno provato con equipaggi unicamente maschili. Una volta con uno solo femminile. Ci hanno provato con equipaggi di scapoli, e con altri tutti di sposati. Hanno provato con disposizioni che proibivano il sesso, e anche senza alcuna regola. Nessuna, dico nessuna, ha funzionato. La gente si dava sui nervi vicendevolmente e tutti comunque facevano del sesso. È per questo che non chiedo mai a nessuno cosa fa nel suo tempo libero.

— Io non sto cercando di dire che tu…

— Aspetta un attimo. T’ho dettò tutto questo perché tu sappia che sono consapevole dei problemi potenziali. Vorrei invece affrontare problemi specifici.

Rimase in attesa.

— Si tratta di Gene — disse Gaby. — L’ho fatto sia con Gene sia con Calvin. Come t’ho detto, non è una cosa che sta in cima ai miei pensieri. So che Calvin l’ha fatto per me. Sono abituata. A casa, l’avrei liquidato subito. Qui, fotto con lui solo per renderlo felice. Per me non fa nessuna differenza in. un modo o nell’altro.

"Ma mi fotto Gene perché… lui ha quel… quella pressione. Mi capisci?" Aveva stretto le mani a pugno. Lentamente le rilassò e fissò Cirocco per vedere se capiva.

— Ne ho avuto esperienza anch’io, già — si sentì dire Cirocco.

— Ho capito, non ti soddisfa lui. Me l’ha detto. È una cosa che lo scoccia. Quel tipo d’intensità mi spaventa, forse perché non la capisco. Mi sono accompagnata a lui perché credevo di poter alleviare quella tensione.

Cirocco s’inumidì le labbra.

— Fammi vedere se ho capito. Vorresti che te togliessi di torno?

— No, no, non ti sto chiedendo nulla. Come t’ho detto, ti sto solo mettendo al corrente del problema, come se non ce ne fossero altri. Quello che poi vorrai fare riguarda te.

Cirocco annuì. — D’accordo. Sono contenta che mi abbia parlato. Ma credo che per lui sia un modo di essere. È solido, ben formato, con una personalità un poco dominatrice, ma riesce a tenerla sotto controllo molto bene, altrimenti non sarebbe qui.

Anche Gaby annuì. — Comunque tu la pensi, a me va bene.

— Ancora una cosa. Non fa parte dei tuoi compiti soddisfare sessualmente qualcuno. Qualsiasi onere tu ti assuma in quella direzione riguarda solo te.

— Ho capito.

— Lo spero proprio. Odio pensare che ti aspetti qualcosa del genere da me. O che me lo possa aspettare io da te. — La fissò negli occhi finché Gaby volse il suo sguardo altrove, poi le si avvicinò e le diede un buffetto.

— Pensa un po’ di più a te stessa. Tra poco saremo così occupati che non potremo più pensare molto a scopare.

3

Dal punto di vista balistico, Temi era un incubo.

Nessuno aveva mai tentato di mettere in orbita un corpo toroidale. Temi aveva un diametro di 1.300 chilometri e una profondità di soli 250 chilometri. Il toro era piatto lungo i margini, e alto 175 chilometri. La densità del toro variava in modo estremo, dal che si poteva dedurre che era composto di uno spesso strato esterno, di un’atmosfera, e di una sottile volta interna che imprigionava l’atmosfera.

Poi c’erano i sei raggi, lunghi 420 chilometri. In sezione trasversale apparivano ellittici, con l’asse maggiore di 100 chilometri e quello minore di 50, tranne vicino alla base, dove si svasavano per raggiungere il toro. Al centro si trovava il mozzo, più massiccio dei raggi: 160 chilometri di diametro con un buco di 100 chilometri al centro.

Un corpo del genere poteva procurare l’esaurimento nervoso al computer della nave, nonché a Bill, che doveva costruire un modello credibile per il computer.

L’orbita più facile sarebbe stata quella sul piano equatoriale di Saturno, perché avrebbero potuto usufruire della velocità che avevano già. Ma non era possibile. L’asse di rotazione di Temi era parallelo al piano equatoriale. Siccome l’asse passava per il buco al centro di Temi, un’orbita sull’equatore di Saturno avrebbe significato per il Ringmaster l’attraversamento di zone in cui l’attrazione gravitazionale sarebbe stata estremamente fluttuante.

L’unica possibilità era un’orbita sul piano equatoriale di Temi. Avrebbe richiesto un dispendio enorme di quantità di moto angolare, però offriva il vantaggio di essere stabile, una volta raggiunta.

La manovra iniziò prima che arrivassero a Saturno. L’ultimo giorno di avvicinamento rifecero i calcoli dell’orbita. Cirocco e Bill avevano a disposizione i computer terrestri, nonché le postazioni di Marte e Giove. Sullo schermo del modulo di comando, nel quale s’erano costretti a vivere, Saturno era sempre più grande. Poi accesero i razzi di correzione.

Durante una pausa, Cirocco accese la telecamera del modulo di comando. Gaby la guardò con un’espressione strana.

— Rocky, non puoi far nulla per questa vibrazione?

— Gaby, il funzionamento del motore è, come dicono loro, nella norma. Ci sta solo scrollando un po’, tutto qui.

— Il miglior momento per osservare le cose di tutto il fottuto viaggio — mormorò Gaby. Bill, seduto dietro Cirocco, scoppiò a ridere.

— Ancora cinque minuti, Gaby — disse. — Credo che dovremo lasciarli accesi un po’ di più di quanto avevamo pianificato. Si esaurirà da solo in tutta tranquillità così.

Quando i razzi si spensero, controllarono per un’ultima volta di trovarsi nella posizione prestabilita.

— Qui è il Ringmaster. Parla il Comandante Jones. Siamo giunti in orbita attorno a Saturno alle milletrecentoquarantuno punto quattrocentocinquantatré, Tempo Universale. Opereremo una correzione di rotta quando riemergeremo da questa faccia del pianeta. Nel frattempo, chiudo questo canale. Azionò con una pacca un interruttore.

— Se volete dare un’occhiata fuori fatelo subito, non avrete altre possibilità.

Anche se era stretto, Agosto, Aprile, Gene e Calvin si affollarono nel modulo di comando. Dopo aver controllato con Gaby, Cirocco fece ruotare la nave di novanta gradi.

Saturno era un foro grigio scuro, ampio diciassette gradi, mille volte più grande della Luna vista dalla terra. Gli anelli avevano un’inclinazione di quaranta gradi e sembravano fatti di metallo solido, brillante.


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