Dopo aver raddrizzato gli steli d'erba intorno al cofanetto si incamminò su per il pendio, scoprendo che tranne per la pozzanghera gelata alla sua base il resto del percorso era più liscio e compatto di quanto si fosse aspettata, segno che i cavalli vi passavano di frequente nonostante il suo aspetto desolato.
La salita era tutt'altro che ripida ma lei si sentì stanca dopo appena pochi passi e la testa prese a pulsarle di nuovo inducendola ad augurarsi che i sintomi del dislocamento temporale non aumentassero d'intensità perché si era ormai resa conto di essere ad una notevole distanza da qualsiasi posto. O forse era soltanto un'illusione, considerato che non aveva ancora appurato la sua posizione temporale e che in quel viottolo e in quella foresta non c'era nulla che indicasse senza ombra di dubbio che si trovava davvero nel 1320.
Gli unici segni di civiltà che aveva notato finora erano quei solchi nel terreno, il che significava che si poteva trovare in qualsiasi epoca successiva all'invenzione della ruota e antecendente all'adozione della pavimentazione stradale… e anche questo poteva non essere esatto, visto che a meno di otto chilometri da Oxford esistevano ancora viottoli esattamente uguali a quello, amorevolmente preservati dalla Società Nazionale a beneficio dei turisti giapponesi e americani.
Era quindi possibile che non fosse passata per nulla in un'altra epoca e che dall'altra parte della collina ci fosse l'M-1, oppure il sito di scavo della Signora Montoya o ancora un'installazione dell'SDI. Pensando che sarebbe stato davvero sgradevole appurare la sua posizione temporale venendo investita da un'automobile o da una bicicletta si spostò su un lato della strada.
Se però non sono andata da nessuna parte, si chiese subito dopo, perché ho questa dannata emicrania e mi sembra di non avere la forza di muovere un altro passo?
Arrivata in cima alla collina si arrestò con il fiato corto, scoprendo al tempo stesso che spostarsi di lato era stato superfluo, in quanto nessuna macchina era ancora mai passata di lì, e neppure un calesse. Come aveva supposto, si trovava lontano da qualsiasi posto abitato e adesso che non c'erano più gli alberi a impedirle la visuale il suo sguardo poteva spaziare per chilometri, permettendole di vedere che il bosco in cui si trovava il carro risaliva per metà il fianco della collina per poi allargarsi verso sud e verso ovest per un lungo tratto. Se la transizione fosse avvenuta più addentro fra la vegetazione si sarebbe persa sul serio.
Si potevano vedere degli alberi anche lontano verso est, lungo il corso di un fiume che era visibile sotto forma di occasionali chiazze fra l'azzurro e l'argenteo… il Tamigi? Oppure il Cherwell?… e altre macchie e file irregolari di alberi punteggiavano tutta l'area compresa fra il corso d'acqua e la collina, più alberi di quanti lei avesse immaginato che potessero essercene mai stati in Inghilterra. Il Domesday Book redatto nel 1086 recava l'informazione che soltanto il quindici per cento del territorio era coperto da alberi e la Sezione Statistiche ne aveva dedotto che l'opera di disboscamento per creare campi e insediamenti doveva aver ridotto nel 1300 quella cifra al dodici per cento. Era però evidente che gli addetti alla Sezione Statistiche, o forse coloro che avevano stilato il Domesday Book, avevano commesso un errore con le cifre, perché si vedevano alberi dappertutto.
E non c'era traccia di villaggi. I boschi erano spogli, con i rami degli alberi che spiccavano grigiastri nella luce del tardo pomeriggio, e attraverso la loro cortina lei avrebbe dovuto poter scorgere le chiese e i manieri, mentre invece non riusciva a individuare nulla che avesse l'aspetto di un insediamento.
I centri abitati dovevano però esserci, perché c'erano dei campi, strette strisce di terreno coltivato dall'aspetto decisamente medievale. In uno dei campi c'erano alcune pecore, altra caratteristica medievale, però non si vedeva nessuno che le stesse sorvegliando; molto più lontano verso est era possibile intravedere un'indistinto quadrato grigiastro che doveva essere Oxford: socchiudendo gli occhi, Kivrin riusciva quasi a distinguere la sagoma tozza della Torre Carfax, anche se non era in grado di individuare le torri di St. Frideswide e di Osney nella luce sempre più debole.
Il chiarore del giorno stava decisamente diminuendo e lì in cima alla collina iì cielo era tinto di un cupo azzurro tendente al viola con un accenno di rosa lungo l'orizzonte occidentale… e lei non aveva di certo confuso i punti cardinali perché quella fascia di cielo si stava scurendo sempre più.
Dopo essersi fatta il segno della croce, congiunse le mani in preghiera e si accostò le dita al volto.
— Bene, Signor Dunworthy, sono qui. Il posto sembra più o meno quello giusto ma non sono precisamente sulla strada fra Oxford e Bath: mi trovo su una strada laterale che si snoda a circa cinquecento metri di distanza da essa. Da qui posso vedere Oxford, che sembra distare una quindicina di chilometri.
Fornì quindi la propria valutazione della stagione e dell'ora del giorno e procedette a descrivere ciò che le sembrava di vedere, poi si fermò e si premette le mani contro il volto. A questo punto avrebbe dovuto registrare nel Domesday Book ciò che aveva intenzione di fare, ma in realtà non lo sapeva. Sulla pianura ondulata ad ovest di Oxford potevano anche esserci una decina di villaggi, ma lei non riusciva a vederne nessuno anche se di certo i campi coltivati e la strada appartenevano ad essi.
La strada, sempre deserta, scendeva lungo il lato opposto della collina per poi scomparire dentro un fitto boschetto, però mezzo chilometro più oltre era possibile vedere la strada maestra ampia, piatta e di un verde pallido su cui la transizione avrebbe dovuto depositarla e a cui ovviamente portava questa via secondaria: su di essa non si scorgeva nessuno fin dove poteva spaziare il suo sguardo.
Poi la sua attenzione fu attratta da un accenno di movimento, lontano sulla sua sinistra e verso il centro della pianura, in direzione di Oxford, ma si trattava soltanto di una fila di mucche di ritorno a casa e dirette verso una macchia di alberi che doveva evidentemente nascondere un villaggio. Quello non poteva però essere l'insediamento che doveva cercare secondo le istruzioni della Signora Montoya, perché Skendgate si trovava a sud della strada maestra.
Questo, naturalmente, a meno che lei non si trovasse in un posto del tutto diverso, il che non era: quella laggiù ad est era senza dubbio Oxford, con il Tamigi che curvava verso sud nell'allontanarsi da essa e si dirigeva verso l'indistinta chiazza bruna che doveva essere Londra. Nessuno le aveva però detto con precisione dove si trovasse il villaggio, che poteva essere fra quel punto e la strada maestra, nascosto alla vista, oppure dalla parte opposta o su una strada laterale o un sentiero del tutto diversi. E lei non aveva il tempo di andare a vedere.
Il buio si stava infittendo rapidamente ed entro un'altra mezz'ora si sarebbero forse accese delle luci nei villaggi, ma non poteva permettersi di aspettare. Il rosa verso occidente si era già trasformato in viola e l'azzurro sopra di lei si era fatto quasi purpureo, senza contare che l'aria era sempre più fredda, come constatò stringendosi maggiormente intorno al corpo il mantello che le ondeggiava sulle spalle. Non voleva trascorrere una notte di dicembre nella foresta con un'emicrania lancinante e un branco di lupi come sola compagnia, ma non voleva neppure passarla stesa sulla strada maestra nella speranza che passasse qualcuno.
Poteva avviarsi verso Oxford, ma non sarebbe mai riuscita ad arrivarvi prima che facesse buio. Se soltanto fosse riuscita a trovare un villaggio, uno qualsiasi, avrebbe potuto passare la notte lì e poi cercare in seguito quello che interessava alla Signora Montoya. Si girò a guardare lungo la strada nella direzione da cui era venuta, nella speranza di intravedere una luce oppure il fumo di un focolare, qualsiasi cosa, ma non c'era nulla. I denti cominciarono a batterle.