Ma nell'alto spazio le comunicazioni erano costosissime. Ci si poteva mettere in contatto con la Endeavour solo attraverso Planetcom, che era una corporazione autonoma famosa per il rigore e l'efficienza della sua contabilità. Occorreva parecchio tempo per stabilire un allacciamento con Planetcom. Qualcuno stava già dandosi da fare in quel senso, ma per il momento gli insensibili elaboratori di Planetcom ignoravano l'esistenza del Comitato Rama.
— Il Comandante Norton ha una responsabilità tremenda — osservò Sir Robert Mackay, ambasciatore della Terra. — Che tipo è?
— Vi risponderò io — disse il professor Davidson picchiettando sui tasti del suo notes-memoria. Lesse le risposte sul piccolo schermo, e ne fece un rapido riassunto. — William Tsien Norton, nato nel duemilasettantasette a Brisbane, Oceania. Ha studiato a Sydney, Bombay, Houston. Poi, cinque anni ad Astrograd, per specializzarsi in propulsioni. Diplomato nel duemilacentodue. È stato promosso seguendo la prassi regolare della carriera… Tenente nella terza spedizione su Persefone… si è distinto nel quindicesimo tentativo di installare una base su Venere… uhm… un curriculum esemplare… due cittadinanze: Terra e Marte… moglie e un figlio a Brisbane, moglie e due figli a Port Lowell… Opzione per un altro…
— Cosa? Un'altra moglie? — chiese innocentemente Taylor.
— No, figlio, naturalmente — corresse brusco il professore, prima di notare il sorriso dell'altro. Una risatina sommessa serpeggiò intorno al tavolo, sebbene i terrestri, afflitti dalla sovrappopolazione, fossero in realtà più invidiosi che divertiti. Dopo un secolo di sforzi continui, la Terra non era ancora riuscita a far scendere la propria popolazione al di sotto del miliardo, come si era prefissa.
— Comandante della nave di ricognizione Endeavour della Pattuglia Solare. Prima viaggiò su satelliti retrogradi di Giove… si trovava in missione nella cintura degli asteroidi quando ha ricevuto l'ordine di prepararsi a questa operazione… è riuscito a stabilire il contatto… — Il professore spense lo schermo, e guardò i colleghi. — Penso che dobbiamo ritenerci molto fortunati, dato che era l'unico uomo disponibile. Avremmo potuto trovare di peggio.
— Le note informative si limitano a dire che è abile e competente — obiettò l'ambasciatore di Mercurio (popolazione: 112.500, ma in espansione). — Come reagirà in una situazione insolita come l'attuale?
Sulla Terra, Sir Lewis Sands si schiarì la gola, e fece altrettanto un secondo e mezzo dopo sulla Luna. — Non si può dire che sia una situazione insolita, anche se è la prima che si presenta da tre secoli a questa parte — disse. — Se Rama è morto e disabitato, come sembra secondo quanto finora ci risulta, Norton si trova nella stessa posizione di un archeologo che abbia scoperto le rovine di una civiltà estinta. — Fece un leggero inchino alla dottoressa Price che rispose con un cenno. — Gli esempi più famosi sono quelli di Schliemann a Troia e di Mouhot ad Angkor Vat. Il pericolo è irrisorio, anche se può sempre capitare qualche incidente.
— E se invece esistono le trappole e i meccanismi mortali di cui parlano i pandoriani? — obiettò la dottoressa Price.
— I pandoriani? Chi sono? — chiese l'ambasciatore Hermiano.
— Una setta di pazzi convinti che Rama sia pericoloso — spiegò Sir Robert. — Dal mito di Pandora e del vaso che non doveva essere aperto. — Dubitava che l'ambasciatore di Mercurio avesse capito. Gli studi classici non erano molto seguiti, sul suo mondo.
— Pandora… paranoia! — esclamò Taylor. — Oh, naturalmente cose di questo genere sono concepibili, ma perché mai una razza intelligente dovrebbe divertirsi con questi giochetti puerili?
— Be', anche non tenendo conto dei pandoriani — continuò Sir Robert, — sussiste sempre la probabilità che Rama sia vivo e abitato. Allora ci troveremmo davanti a una situazione diversa: l'incontro di due civiltà che non hanno niente in comune. Pizarro e gli Incas. Peary e i Giapponesi. L'Europa e l'Africa. Quasi sempre, le conseguenze sono state disastrose, almeno per una delle due parti. Non voglio fare nessuna raccomandazione. Mi limito a ricordare i precedenti.
— Grazie, Sir Robert — disse Bose. Era una seccatura avere due Sir in un comitato così ristretto, ma il cavalierato era un'onorificenza alla quale ben pochi inglesi sapevano rinunciare, in quell'epoca. — Indubbiamente tutti noi abbiamo pensato a queste allarmanti possibilità. Ma se gli esseri che vivono all'interno di Rama sono… be', non hanno buone intenzioni, qualsiasi cosa facciamo sortirà lo stesso esito, non vi pare?
— Se ce ne andassimo, potrebbero ignorarci.
— Cosa? Dopo aver viaggiato per miliardi di chilometri e migliaia d'anni?
La discussione aveva preso l'avvio ed ora procedeva spedita. Bose, rilassandosi sulla sedia, non intervenne in attesa che gli altri giungessero a un accordo.
Il risultato fu conforme alle previsioni. Tutti asserirono che avendo già aperto una porta, sarebbe stato assurdo che il Comandante Norton non aprisse anche la seconda.
7
Se le due mogli avessero confrontato i videogrammi che lui aveva mandato, pensava Norton più divertito che preoccupato, in avvenire avrebbe avuto doppio lavoro da fare. Finora, infatti, si limitava a dettare un lungo videogramma e a farlo duplicare, aggiungendo poi qualche messaggio personale per ciascuna, prima di inviare le copie identiche sulla Terra e su Marte.
Naturalmente, era molto improbabile che la sua ipotesi si realizzasse perché, nonostante gli sconti per le famiglie degli spaziali, i viaggi interplanetari erano molto costosi. E poi che motivo avrebbero avuto di volersi conoscere di persona? Le sue famiglie erano in ottimi rapporti, e si scambiavano gli auguri nelle ricorrenze e negli anniversari. Comunque, tutto sommato, era meglio che le due donne non si fossero mai incontrate, né che s'incontrassero mai. Myrna era nata su Marte e non poteva sopportare la forza di gravità della Terra. E Caroline detestava i viaggi.
— Scusami se ho tardato di un giorno a trasmettere — disse Norton dopo aver finito di dettare gli indirizzi, — ma, che tu lo creda o no, sono stato fuori per trenta ore.
«Non aver paura, la situazione è sotto controllo, e tutto fila alla perfezione. Ci sono voluti quasi due giorni, ma finalmente siamo riusciti a trovare il modo di uscire dal compartimento stagno. Se avessimo capito come comportarci, ce la saremmo sbrigata in due ore. Ma non volendo correre rischi, abbiamo prima immesso delle telecamere e abbiamo esaminato, centimetro per centimetro, i portelli per essere sicuri che non si chiudessero alle spalle dopo il nostro ingresso.
«Ogni compartimento è costituito da un cilindro girevole con un'apertura laterale. Si entra in questa apertura, si imprime al cilindro una rotazione di ottanta gradi, e l'apertura viene a trovarsi in corrispondenza di un'altra, identica, da cui si entra in Rama. Fluttuando, naturalmente.
«I ramani hanno fatto le cose per bene. Ci sono tre compartimenti stagni cilindrici, uno dopo l'altro, immediatamente sotto la corazza esterna dello scafo e sotto l'imboccatura della scatola di pillole che funge da accesso. Non riesco a immaginare come sia possibile guastarli, salvo mettendoci un esplosivo. Nel caso che un compartimento non funzioni, ce ne sono altri due.
«E questo non è ancora niente! L'ultimo portello si apre su un corridoio dritto lungo circa mezzo chilometro. È pulito e in ordine perfetto, come del resto tutto quello che abbiamo visto finora. A intervalli di qualche metro ci sono piccoli fori, in cui probabilmente erano installate delle luci, ma che adesso sono spente, e ti confesso, fanno un po' paura. Ci sono anche due fessure parallele, larghe circa un centimetro, che corrono per tutta la lunghezza del tunnel. Pensiamo che fossero rotaie su cui correvano vagoncini adibiti al trasporto del materiale o delle persone. Se li avessimo trovati, ci saremmo risparmiati un bel po' di fatica… posto che fossimo riusciti a farli funzionare.