La maggior parte di noi era in grado di occuparsi dei chioschi (noti come gli spacci). In realtà, chiunque sappia dare un resto è capace di stare al baracchino dei popcorn o alla cassa di un negozio di souvenir. Manovrare un’attrazione non era tanto più complicato, anche se all’inizio rischiava di mettere paura: la vita di molte persone, bambini compresi, era nelle tue mani.

«Sei arrivato per la lezione?» mi domandò Lane Hardy quando lo raggiunsi alla Ruota del Sud. «Bene, appena in tempo. Il parco apre i battenti tra venti minuti. Noi seguiamo il metodo della marina: osserva, sperimenta e insegna. Proprio adesso il tipo robusto che ti era di fianco…»

«Tom Kennedy.»

«Ecco, ora Tom si sta dedicando ai Bolidi Infernali. Tra non molto, forse già oggi, lui ti insegnerà come funzionano e tu gli spiegherai come manovrare questo trabiccolo. Che tra l’altro è una ruota panoramica australiana, perché gira in senso antiorario.»

«È un particolare fondamentale?»

«No, solo interessante. Negli Stati Uniti non ne esistono molte. Ha due velocità: lento e lentissimo

«È una giostra per nonnine.»

« Exactamente.» Badando che prestassi attenzione, mosse la lunga leva del cambio con in cima la manopola da bicicletta, come aveva fatto il giorno della mia assunzione. Poi venne il mio turno. «La senti scattare quando ingrana?» mi chiese.

«Sì.»

«Così si ferma.» Appoggiò la mano sopra la mia e drizzò completamente la leva. La seconda volta, lo scatto fu più sonoro e l’enorme ruota si bloccò all’istante, le cabine a ondeggiare tranquille. «Finora ci sei?»

«Credo di sì. Davvero non ho bisogno di un permesso, di un’autorizzazione o di roba simile per manovrare questo aggeggio?»

«Hai la patente, no?»

«Sì, una patente di guida del Maine, ma…»

«Nella Carolina del Sud non ti serve altro. Prima o poi aggiungeranno nuove leggi, come sempre, ma almeno per quest’anno sei in regola. Ora stai attento, perché arriva la parte più importante. Vedi la striscia gialla sul lato della base?»

Sì. Era a destra della pedana che portava alla ruota.

«Ogni cabina ha un adesivo del Simpatico Howie sullo sportello. Quando ti accorgi che il suo muso è allineato con la striscia, alza la leva e la carrozza si fermerà nel punto giusto per far salire i passeggeri.» Me lo mostrò di nuovo. «Capito?»

Annuii.

«Finché la ruota non è svalvolata…»

«Come?»

«Al completo. Svalvolata significa al completo. Non chiedermene il motivo. Allora, finché non è svalvolata, alterna tra lentissimo e stop. Non appena sarà piena, che capita spesso quando la stagione è buona, passa alla velocità di crociera. Un giro dura quattro minuti.» Indicò la radio portatile. «Quella è mia, ma chi si occupa della giostra sceglie anche i brani musicali. Meglio evitare il rock duro prima di sera. Niente Who, Led Zeppelin, Rolling Stones o simili, d’accordo?»

«Certo. E per far scendere i frollocconi?»

«Stesso discorso. Lentissimo, stop. Lentissimo, stop. Allinea la striscia gialla con l’adesivo di Howie e ti ritroverai con una cabina davanti alla rampa. Dovresti riuscire a tenere una media di dieci giri completi all’ora.

Se la ruota è sempre svalvolata, sono più di settecento passeggeri, per un incasso complessivo di quasi cinque faccioni verdi.»

«In altre parole?»

«Cinquecento dollari.»

Lo fissai perplesso. «Devo proprio? Insomma, è la tua ruota.»

«È di proprietà di Bradley Easterbrook, bello, come tutto il resto. Io sono uno dei tanti dipendenti, anche se lavoro qui da qualche anno. Manovro questo trabiccolo spesso ma non sempre.E poi, datti una calmata. In certi luna park se ne occupano motociclisti mezzi ubriachi coperti di tatuaggi; se ci riescono loro, te la caverai anche tu.»

«Speriamo.»

Lane indicò un punto imprecisato. «Ecco, si sono aperti i cancelli e i frollocconi si stanno riversando lungo la Passeggiata. Per i primi tre giri ti darò una mano. Più tardi, terrai una lezione per il resto della tua ciurma, compresa la Sirena di Hollywood. Va bene?»

No, proprio per niente. Pensava davvero che avrei spedito dei poveretti a cinquanta metri da terra dopo una spiegazioncina di cinque minuti? Era pura follia.

Mi strinse forte la spalla. «Ce la farai, Jonesy. Lascia perdere quello ‘speriamo’. Dimmi che va bene.»

«Sì, come vuoi.»

«Bravo.» Accese la radio, collegandola al filo di un altoparlante in cima ai montanti della ruota. Le Hollies presero a cantare Long Cool Woman in a Black Dresse Lane si sfilò i guanti di cuoio grezzo dalla tasca posteriore dei jeans. «Procuratene un paio, ne avrai bisogno. E già che ci sei, comincia a lavorare sulla tua parlantina.» Si piegò, tirò fuori un microfono portatile, appoggiò un piede sull’immancabile cassa arancione e iniziò ad attirare l’attenzione della folla.

«Ehi ehi ehi gente, che giornata vuota, tempo di un giro sulla ruota, in fretta in fretta in fretta, l’estate non aspetta, venite su, dove il cielo è pulito e il panorama garantito, il divertimento inizia qui, fatevi avanti, forza, così.»

Abbassò il microfono, strizzandomi l’occhio. «Questo è il discorsetto base; dopo un paio di bicchieri, migliora decisamente. Dovrai trovartene uno anche tu.»

La prima volta che manovrai la ruota mi tremavano le mani dalla fifa, ma alla fine della settimana ero diventato un vero professionista, anche se Lane sosteneva che come imbonitore valevo ancora poco. Imparai a cavarmela pure con le Tazze Ballerine e i Bolidi Infernali. A dire il vero, per la seconda attrazione bastava premere il pulsante verde PARTENZA, il rosso STOP e disincastrare le vetture quando i bifolchi le ammassavano contro il bordo di gomma della pista, come capitava almeno quattro volte ogni giro di quattro minuti. Solo che nel caso dei Bolidi non si chiamava giro, ma volata.

Imparai la Parlata e a conoscere il parco, di sopra e di sotto. A gestire un chiosco e a mandare avanti uno sparaspara, assegnando in premio i peluche ai bignè più carini. Ci impiegai una settimana ad apprendere tutto e almeno un paio prima di acquistare una certa disinvoltura. Invece, indossai la pelliccia alle dodici e trenta del primo giorno, e fortuna (o cattiva sorte) volle che Bradley Easterbrook si trovasse alla Borgata Incantata proprio a quell’ora, seduto su una panchina con il suo solito pranzo a base di tofu e germogli di soia. Non esattamente leccornie da luna park, ma bisognava considerare che il sistema digerente del vecchio risaliva ai tempi del gin fatto in casa e delle maschiette.

Dopo essermi calato alla bell’e meglio nei panni del Simpatico Howie, non mi liberai più del travestimento. Perché ero bravo e il signor Easterbrook lo sapeva. Un mese dopo, proprio mentre interpretavo la mascotte del parco, feci la conoscenza della bambina con il cappello rosso lungo la Passeggiata di Joyland.

Il primo giorno fu un vero manicomio. Lavorai con Lane fino alle dieci, poi da solo per un’ora e mezzo mentre lui correva su e giù raffreddando gli animi dei soliti scalmanati. Ormai ero certo che la ruota non sarebbe impazzita, sfuggendo al mio controllo come la giostra dei cavalli in quel vecchio film di Alfred Hitchcock. A impressionarmi di più, la fiducia che la gente riponeva in me. Nessun genitore con figli al seguito mi si avvicinò per chiedermi se sapevo ciò che facevo. Ero così concentrato su quella dannata striscia gialla che mi venne il mal di testa e non totalizzai il massimo dei giri, ma feci sempre il tutto esaurito.

Erin passò a salutarmi, deliziosa nel suo vestitino verde da Sirena di Hollywood, scattando fotografie alle famiglie che aspettavano di salire. Ne fece una pure a me, che ho ancora da qualche parte. Quando la ruota ricominciò a girare, mi afferrò per il braccio, la fronte imperlata di sudore, le labbra allargate in un sorriso, gli occhi luccicanti.

«Non è fantastico?» mi chiese.


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