— Oh, che peccato — la compatì allegramente il Conte Piotr.

— Dovevi insistere fino a spezzargli il braccio, Drou! — gridò Cordelia, lasciandosi coinvolgere quanto gli altri. Subito dopo, il lottatore del Conte non riuscì a evitare che uno sgambetto lo mandasse di nuovo al suolo e reagì con un calcio all’inguine che Droushnakovi ammortizzò con una mano. — Questo è irregolare! Arbitro! — gridò Cordelia. Ma Koudelka, che si muoveva appoggiandosi al suo bastone, lasciò correre. Tuttavia Droushnakovi si gettò sull’avversario prima che si rialzasse e lo uncinò al collo con un braccio, schiacciandolo a pancia sotto con tutto il suo peso. Il volto dell’uomo cominciò a diventare paonazzo.

— Perché non batte la mano sul tappeto? — domandò Cordelia.

— Preferirebbe morire soffocato — replicò Aral. — Almeno così non dovrebbe affrontare i commenti dei suoi compagni.

Droushnakovi stava indugiando troppo, come incerta, mentre l’altro strabuzzava gli occhi nelle orbite. Cordelia capì che il braccio di lei avrebbe rilassato la pressione contro la gola, e balzò in piedi. — Strangolalo, Drou! Non mollarlo, dannazione! Non lasciartelo scappare! — La bionda la sentì e rafforzò la presa. Il volto dell’avversario assunse una sfumatura bluastra.

— Lo tolga di lì, Koudelka — si decise a dire Piotr, scuotendo malinconicamente la testa. — Stasera è di servizio. — L’arbitro prese atto che si trattava di un ritiro chiesto ufficialmente, e assegnò il match a Droushnakovi.

— Ottimo incontro, Drou! — si congratulò Cordelia battendole una mano su una spalla, quando la ragazza scese dal ring. — Ma devi essere più aggressiva. Libera i tuoi istinti omicidi.

— Sono d’accordo — disse inaspettatamente Vorkosigan. — La piccola esitazione che hai mostrato potrebbe avere conseguenze fatali… e non solo per te. — La guardò negli occhi. — Qui stai facendo pratica per la realtà, anche se tutti preghiamo che non debba mai essercene bisogno. Il fatto di agire col massimo della violenza dev’essere una reazione automatica.

— Sì, signore. Ci proverò, signore.

L’incontro successivo vide salire sul ring il sergente Bothari, che schienò il suo avversario due volte di seguito in poche mosse. Lo sconfitto tornò fra i compagni massaggiandosi le reni con una smorfia. Nella mezzora che seguì ci furono altri sei incontri; gli ottavi di finale terminarono e subito cominciarono i quarti. Il primo incontro toccò a Droushnakovi, stavolta contro uno degli uomini di Illyan. I due contendenti si unirono in una presa in piedi, tenendosi per le braccia e tentando alcune mosse. Mentre erano sotto sforzo l’uomo disse una spiritosaggine offensiva che scatenò le risate del pubblico. Irritata e distratta, Droushnakovi si lasciò sbilanciare e finì con la schiena al tappeto.

— Hai visto cosa le ha fatto quello! — gridò Cordelia ad Aral. — È stato uno sporco trucco!

— Mmh. Non era uno degli otto colpi proibiti, però. Non puoi pretendere che sia squalificato. Comunque… — Vorkosigan richiamò l’attenzione di Koudelka e chiese un time-out. Poi accennò a Droushnakovi di venire a bordo ring per una breve consultazione.

— La scortesia del tuo avversario è stata antisportiva — le disse a bassa voce. La ragazza aveva le labbra strette ed era rossa in faccia. — Però, come rappresentante della Contessa Vorkosigan, mia moglie, un insulto fatto a te è un insulto fatto a lei. Un brutto precedente. È mio desiderio che il tuo avversario non lasci il ring coi suoi piedi. In che modo, è un problema tuo. E smettila di preoccuparti delle ossa rotte, — aggiunse, con noncuranza.

Droushnakovi tornò a centro ring con una piega di concentrazione fra le sopracciglia e gli occhi stretti, minacciosi. Dopo alcuni preliminari attaccò l’avversario con un calcio alla mandibola, seguito da una violenta gomitata al plesso solare che lo mandò alle corde, e completò l’opera con un secondo calcio all’altezza del cuore. L’uomo andò al tappeto e rotolò di lato, ansimando. Non fu capace di rialzarsi. Sul pubblico piombarono alcuni momenti di sbalordito silenzio.

— Avevi ragione — disse Vorkosigan. — La ragazza stava trattenendo i colpi.

Cordelia ebbe un sorrisetto aspro e sedette più comodamente. — Lo supponevo.

Finiti i quarti, ci fu il sorteggio per le semifinali, e Droushnakovi ebbe la cattiva sorte d’essere accoppiata al sergente Bothari.

Cordelia si piegò verso il marito. — Mmh — mormorò, preoccupata. — Non sono sicura della psicodinamica di questo scontro. Sarà innocuo? Voglio dire per entrambi, non solo per la ragazza. E non intendo innocuo fisicamente.

— Credo di sì — rispose lui con calma. — La vita al servizio del Conte è stata tranquilla e regolare. Ha continuato a prendere le sue medicine. Penso che al momento sia in buona forma psichica. E l’atmosfera del ring è qualcosa di familiare per lui. Occorrerebbe molta più tensione di quella che può causare Drou per procurargli una ricaduta.

Cordelia annuì, soddisfatta, e si rassegnò ad assistere al massacro. Droushnakovi le parve innervosita, ma non dalle dimensioni fisiche dell’avversario. Probabilmente i suoi fratelli non erano molto più leggeri di Bothari. Forse aveva notato in lui, col suo occhio esperto, i movimenti del killer che era stato un tempo.

L’inizio fu lento, perché la bionda aveva deciso di giocare d’agilità e si teneva fuori portata. Costretto a spostarsi intorno al ring più del solito per evitare i due, Koudelka premette accidentalmente il pulsante del bastone spada e il fodero volò sopra le teste degli spettatori, infilandosi in una siepe. Bothari ne fu distratto per una frazione di secondo, e tanto bastò a Droushnakovi per colpire, basso e con scattante violenza. La sua spallata con sgambetto mandò Bothari a sedere sul tappeto, ma l’uomo rotolò via svelto e balzò di nuovo in piedi senza concederle la minima possibilità di approfittarne.

— Bel colpo! — gridò Cordelia, estasiata. Droushnakovi sembrava stupita come tutti gli altri. — Tieni conto di questo, Kou!

Il tenente Koudelka s’era accigliato. — Non è un atterramento valido, milady — rispose, facendo cenno ai due di restare fermi. Qualcuno gli andò a prendere il fodero, e lui infilò la lama al suo posto. — Mi spiace, signori. La distrazione è stata colpa mia. Vi chiedo scusa.

— L’offesa di prima non l’hai chiamata una distrazione! — protestò Cordelia.

— Lascia perdere, mia cara — disse Vorkosigan sottovoce.

— Ma le ha tolto il punto — sussurrò furiosamente lei. — E che punto! Bothari non era mai stato mandato a terra da nessuno.

— Sì. A Koudelka stesso occorsero sei mesi d’allenamento, a bordo della Generale Vorkraft, prima di metterlo giù.

— Oh. Uhm… — Questo la fece riflettere. — Credi che sia geloso di lei?

— Pensi che non ci faccia caso? Lei ha tutto ciò che lui ha perduto.

— Io ho visto solo che l’ha trattata rudemente in più di una circostanza. Non avrebbe dovuto. Lei così ovviamente…

Vorkosigan alzò un dito. — Parliamone più tardi. Non qui.

Lei esitò, poi ebbe un cenno d’assenso. — Giusto.

L’incontro continuò, e fu breve, perché il sergente Bothari mise due volte al tappeto Droushnakovi senza complimenti. Poco dopo, in finale, schienò il suo ultimo avversario ancora più in fretta.

Un cameriere stava servendo i rinfreschi quando da un gruppetto di lottatori, dall’altra parte del ring, emerse il tenente Koudelka, con le funzioni di portavoce.

— Signore? Ci stavamo chiedendo se lei vorrebbe fare un incontro d’esibizione, contro il sergente Bothari. Gli uomini, qui, non l’hanno mai vista lottare.

Vorkosigan scartò l’idea con un gesto non troppo convincente. — Sono fuori forma, tenente. E poi, come sanno che pratico questo sport? Qualcuno ha raccontato aneddoti?

Koudelka sogghignò. — Più o meno. Credo che potrebbero vedere qualcosa d’interessante, su ciò che questo tipo di lotta libera può esprimere.

— Temo di non poter esprimere molto, oggi come oggi.


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