— Pensi che possa essere più spettacolare di quel che abbiamo visto finora? — domandò Cordelia.

— Dipende. Ultimamente ti ho offesa? Vedermi percosso da Bothari ti servirebbe da catarsi emotiva?

— Forse potrebbe servire a te — disse Cordelia, visto il suo ovvio desiderio di lasciarsi convincere. — Credo che tu abbia sentito la mancanza di questo genere di cose, nei lavori da scrivania a cui sei inchiodato da tempo.

— Sì… — Vorkosigan si alzò, accettò un breve applauso d’incoraggiamento, si tolse la giacca dell’uniforme, le scarpe, gli anelli e svuotò le tasche; poi saltò sul ring per fare un po’ di riscaldamento.

— Meglio che tu arbitri anche questo incontro, Kou — disse. — Tanto per rassicurare i presenti sulla regolarità.

— Sì, signore. — Prima di salire fra le corde Koudelka si fermò accanto a Cordelia. — Mmh. Lei non si allarmi eccessivamente, milady. Tenga presente che hanno fatto incontri come questo per anni, e finora non si sono mai ammazzati.

— Perché dovrei preoccuparmi, se lei mi conforta con parole così tranquillizzanti? Comunque, Bothari ha già fatto diversi incontri questa mattina. Forse è stanco.

I due uomini lasciarono i rispettivi angoli e si scambiarono l’inchino rituale. Koudelka diede il via e si affrettò a togliersi di mezzo. L’umore garrulo dei presenti si spense, mentre Vorkosigan e Bothari si fronteggiavano con una fredda e immobile concentrazione che attrasse gli occhi di tutti. Cominciarono a girarsi intorno, chini in avanti, le braccia protese; poi si allacciarono in una stretta improvvisa. Cordelia non riuscì a capire bene cosa successe, ma quando i due si separarono Vorkosigan stava sputando sangue da un taglio alla bocca e Bothari si comprimeva l’addome con una smorfia di dolore.

Nel successivo ingaggio il sergente incassò una gomitata fra le costole, ma fece pagare quella mossa all’avversario con un calcio così violento da mandarlo fuori dal quadrato, al di là delle corde. Vorkosigan cadde malamente sull’erba, si rialzò, scosse il capo e fece ritorno sul ring. Gli uomini responsabili della protezione fisica del Reggente si scambiarono sguardi allarmati. A denti stretti Illyan accennò loro di stare calmi. Non erano passati venti secondi che Vorkosigan piombò al tappeto con un tonfo che fece sbarrare gli occhi ai presenti, e subito dopo Bothari si gettò su di lui a ginocchi uniti per schienarlo di forza. Cordelia trasalì nel vedere le costole del marito piegarsi sotto il peso che gli stava schiacciando il torace. Un paio di guardie balzarono in piedi e corsero a bordo ring, ma Koudelka le fece allontanare, e Vorkosigan, rosso in faccia e ansante, batté una mano sul tappeto.

— Uno schienamento a zero per il sergente Bothari — annunciò Koudelka. — Due su tre, signore?

Bothari si rialzò, con un sorrisetto aspro. Vorkosigan restò seduto una trentina di secondi per riprendere fiato. — Un altro, almeno — rispose. — Voglio la rivincita. Uh, sono fuori forma.

— Gliel’avevo detto — mormorò Bothari.

Ripresero a girarsi intorno, si abbracciarono in un rapido ingaggio, si separarono, tornarono ad allacciarsi, e all’improvviso Bothari rotolò al tappeto con una spettacolare capriola, mentre Vorkosigan lo seguiva nel movimento torcendogli il braccio sinistro fin quasi a slogargli la spalla. Bothari compì un paio di tentativi di liberarsi, poi batté la mano al suolo. Stavolta fu lui a dover fare una pausa di mezzo minuto prima di rialzarsi.

— Stupefacente — commentò Droushnakovi, che si mangiava quello spettacolo con gli occhi. — In specie considerando la sua statura così inferiore.

— Piccolo ma cattivo, eh? — annuì Cordelia, affascinata. — Prendine nota.

Il terzo ingaggio fu breve. Un vortice di mosse e di colpi, quindi i due rotolarono al tappeto in una posizione che si concluse con una presa al braccio di Bothari ai danni dell’avversario. Vorkosigan, poco saggiamente, tentò di liberarsi con una contorsione, e l’altro, con faccia inespressiva, gli slogò il braccio all’altezza del gomito con un pop chiaramente udibile. Vorkosigan ringhiò di dolore e batté la mano sul ring. Koudelka dovette bloccare di nuovo un tentativo non richiesto di soccorso da parte delle guardie del corpo, che stavano imprecando furiosamente.

— Rimettimi l’osso a posto, sergente — grugnì Vorkosigan, disteso al suolo, e Bothari gli tenne fermo il braccio con un piede e gli diede un’accurata torsione.

— Devo ricordare — ansimò Vorkosigan, — di non farlo spesso.

— Se non altro non le ha rotto l’osso, stavolta — commentò Koudelka in tono incoraggiante, mentre lo aiutava a rimettersi in piedi con l’assistenza di Bothari. Vorkosigan scese lentamente dal ring e andò a sedersi, con cautela, sull’erba davanti a Cordelia. Anche Bothari camminava con una certa difficoltà, palpeggiandosi le reni.

— Questo — disse Vorkosigan ancora col fiato mozzo, — è il modo in cui… ci allenavamo… a bordo della Generale Vorkraft.

— Tutti questi sacrifici — ribatté Cordelia, — e quante volte avrete messo in pratica la lotta a mani nude in una situazione di combattimento reale?

— Molto più spesso di quello che puoi credere. Ma quando ci è capitato di farlo, abbiamo vinto.

La riunione si sciolse e i partecipanti tornarono al loro lavoro quotidiano, fra un mormorio di commenti. Cordelia accompagnò Aral in casa, si prese cura del suo gomito e del taglio alla bocca, lo aiutò a fare la doccia e poi tirò fuori un cambio d’abiti, mentre lui si sdraiava bocconi sul letto per farsi massaggiare la schiena.

Durante il massaggio lei tornò all’argomento che quel mattino aveva cominciato a darle da pensare.

— Pensi che potresti dire qualcosa a Kou, sul modo in cui tratta Droushnakovi? Non è da lui comportarsi così. Quella ragazza si fa in quattro per riuscirgli simpatica, e lui non le offre neppure quel minimo di cortesia che usa coi suoi uomini. Drou è praticamente una collega, una compagna di lavoro, e… se non sto prendendo un abbaglio, è anche innamorata cotta di lui. Possibile che non se ne accorga?

— Cosa ti fa pensare che non se ne sia accorto? — domandò Aral.

— Il suo modo di fare, no? È una vergogna. E pensare che farebbero una bella coppia. Drou è attraente, non sembra anche a te?

— Bella faccia. Ma a me non piacciono le amazzoni combattenti… come tutti sanno. — Si girò a guardarla, con un sogghigno. — Non tutti apprezzano un corpo femminile così atletico, anche se ci sono possibilità interessanti. Ma vedo una strana luce nei tuoi occhi; un flusso di ormoni materni, suppongo.

— Devo slogarti anche l’altro braccio?

— Oggi no, grazie. Diavolo, avevo dimenticato quant’era doloroso allenarsi con Bothari. Ah… sì, in questo punto va bene. Anche un po’ più in basso…

— Domani avrai alcuni lividi molto interessanti.

— Starò alla larga dalle telecamere in agguato. Ma, prima che ti lasci troppo trasportare dai problemi sentimentali di Droushnakovi: hai riflettuto sulle ferite riportate da Kou?

— Ah. — Cordelia esitò, accigliandosi. — Pensavo che… le sue funzioni sessuali fossero ripristinate, come il resto del suo organismo.

— O altrettanto poveramente del resto. Quello è un tipo di chirurgia molto delicato.

Cordelia si morse le labbra. — Tu lo sai per certo?

— No. Non lo so. Posso solo dirti che questo argomento non è mai entrato nelle nostre conversazioni. Mai.

— Mmh. Vorrei sapere cosa significa. È un’omissione che non fa supporre niente di buono. Pensi che potresti chiedergli…

— Santo cielo, Cordelia! No, naturalmente. Che razza di domanda da fare a un uomo, soprattutto se la risposta fosse quella che temi. Io devo lavorare con lui, non dimenticarlo.

— Be’, io devo lavorare con Drou. Non mi serve a molto se sta lì a tormentarsi sul suo cuore infranto. Lui l’ha fatta piangere, più di una volta. Me ne sono accorta, quando credeva di non essere vista da nessuno.

— Sul serio? Stento a immaginarlo, parola mia.


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