— Sì… — Cordelia sospirò, chiuse gli occhi e s’impose di non aprirli, come un esercizio di autodisciplina. — Parlamene, ti prego, se ne hai voglia.

— Negri mi ha insegnato molte cose, personalmente. E siccome dovevo stare giorno e notte con Kareen, lui disse che io ero l’ultima barriera fra la Principessa e Gregor e… chiunque fosse riuscito ad arrivare fino a loro. Mi ha mostrato tutto della Residenza. Spesso mi metteva alla prova. Anche su cose che nessun altro sapeva. Per la Principessa c’erano cinque via di fuga in caso d’emergenza. Due sono conosciute agli uomini della Sicurezza. Di una terza ne aveva informato pochi, come Illyan. Le altre due… credo che nessuno ne abbia mai saputo nulla, a parte Negri e l’imperatore Ezar. Così stavo pensando… — si umettò le labbra, — una via d’uscita segreta è anche una via d’ingresso segreta. Non crede?

— Nel tuo ragionamento ci sono risvolti interessanti, Drou. Come direbbe Aral. Continua — disse Cordelia, senza aprire gli occhi.

— È tutto qui. Se potessi arrivare in qualche modo alla Residenza, scommetto che riuscirei a entrare. Sempre che Vordarian abbia tenuto in funzione tutte le normali procedure di Sicurezza.

— E sapresti anche uscire?

— Perché no?

Cordelia si accorse che s’era dimenticata di respirare. — Drou, tu per chi lavori?

— Per il capitano Ne… — cominciò a rispondere lei. Poi si corresse: — Cioè, Negri è morto. Per il capitano Illyan, adesso.

— Lascia che te lo domandi in un altro modo. — Cordelia aprì un occhio, girandosi a mezzo. — Per chi eri disposta a rischiare la vita, in ordine di precedenza?

— Per Kareen. E Gregor, naturalmente. Era più che un dovere.

— E lo è ancora, se mi è rimasto un grammo d’intuito, no? — Guardò gli occhi azzurri della ragazza. — E lei ti ha dato a me.

— Perché imparassi qualcosa. Lei è una soldatessa.

— Non proprio. Ero incaricata di missioni esplorative. Questo non significa che io non abbia mai combattuto, ovviamente. — Cordelia fece una pausa. — Cosa mi stai proponendo, Drou? Vuoi rischiare la vita per… non dico per un giuramento, queste sono sciocchezze al confronto del vero patriottismo… per cosa, e per chi?

— Per Kareen — rispose con fermezza Droushnakovi. — Io li ho visti i signori ufficiali e i Vor, mentre la riclassificavano sempre più sacrificabile. Per tre anni mi sono dedicata a questo, perché ero convinta che la sua vita fosse importante. Dopo aver vissuto tanto accanto a una donna non si hanno più troppe illusioni su di lei, ma tutti sembrano credere che uno possa spegnere la sua lealtà verso una persona e accenderla per un’altra, come una macchina da guardia. C’è qualcosa di sbagliato in questo. Io voglio… fare almeno un tentativo per Kareen. In cambio… tutto ciò che vuole, milady.

— Ah. — Cordelia si passò un dito sulle labbra. — Mi sembra… equo. Una vita sacrificabile in cambio di un’altra. Quella di Kareen. E quella di Miles. — Incrociò le gambe e per un po’ tacque, cercando di riflettere.

Infine scosse il capo. — Non basta — disse. — A noi serve… uno che conosca la città. Un uomo robusto, che ci spalleggi. Abile con le armi e che sappia tenere gli occhi aperti. Ho bisogno di un amico. — Si mordicchiò un labbro, pensosamente. Poi si alzò e andò al telefono.

— Ha chiesto di vedermi, milady? — domandò il sergente Bothari.

— Sì. Entra, per favore.

Gli alloggi degli ufficiali non intimidivano Bothari, ma quando Cordelia gli indicò una poltrona si accigliò, perplesso. Lei prese posto su quella di Aral, dall’altra parte del tavolino da caffè. Seduta all’estremità del divano Drou si teneva in disparte, silenziosa e riservata.

Cordelia osservò Bothari, e lui le restituì lo sguardo. Sembrava in buona forma, anche se gli occhi rivelavano una certa tensione. Lei la sentiva, empaticamente: energia frustrata che infuriava nei suoi nervi, impulsi di rabbia, nodi di autocontrollo, e una pericolosa aura dai fremiti elettrici, quasi sessuali, ad avvolgere il tutto. Erano forze cieche accumulate senza sosta, bloccate solo dal desiderio di sfogarsi con ordine in una direzione lecita prima di raggiungere un punto di rottura ed esplodere selvaggiamente da sole. Cordelia sbatté le palpebre e rimise a fuoco lo sguardo sulla superficie di quel groviglio interiore: un uomo massiccio e nerboruto in uniforme marrone e argento.

Con sua sorpresa fu Bothari a parlare. — Milady, ha avuto qualche notizia di Elena?

Crede che l’abbia convocato qui per questo. Con sua vergogna, s’era completamente dimenticata di Elena. — Nessuna novità, temo. Come sai già, risulta che sia stata portata con la signora Hysopi in quell’albergo di periferia dove la Sicurezza di Vordarian ha fatto affluire gli ostaggi di secondaria importanza, quando sono rimasti a corto di celle. Non è stata portata alla Residenza Imperiale, né in qualche altro posto. — Elena non era, come Kareen, sul percorso della sua missione segreta. Se lui l’avesse chiesto, come avrebbe potuto promettergli qualcosa?

— Ho saputo di suo figlio, milady. Mi dispiace.

— Il mio mutante, come direbbe Piotr. — Lo scrutò. Poteva vedere le sue reazioni nel corpo, più che su quel volto inespressivo.

— A proposito del Conte Piotr… — disse lui. Tacque, unì le mani sui ginocchi e incrociò con forza le dita. — Ne ho parlato con l’ammiraglio, ma non ho pensato di dirlo a lei. Forse avrei dovuto farlo.

— Puoi sempre dirmi tutto. — E adesso che altro c’era?

— Ieri sono stato avvicinato da un uomo. In palestra. Non portava l’uniforme; niente gradi, neppure una targhetta d’identità. Mi ha offerto Elena. La vita di Elena, se avessi assassinato il Conte Piotr.

— Che tentazione! — ridacchiò Cordelia, prima di poterselo impedire. — E quali, uh, garanzie poteva offrirti?

— È quello che mi sono chiesto anch’io. Dieci minuti dopo una cosa del genere finirei davanti al plotone d’esecuzione, e allora chi si prenderebbe cura di una figlia bastarda e orfana? Ho pensato che fosse una finta, una di quelle con cui la Sicurezza mette alla prova gli uomini. Però questo individuo non l’ho più visto alla Base, anche se l’ho cercato. È come svanito. — Sospirò. — Ora mi chiedo se non ho avuto un’allucinazione.

A giudicare dallo sguardo con cui lo fissava, Drou era chiaramente propensa per quest’ultima ipotesi. Per fortuna Bothari era voltato e non notò la sua espressione. Cordelia le lanciò un’occhiata di tralice, seccata.

— Hai mai avuto allucinazioni? — gli domandò.

— Non credo. Solo brutti sogni. Cerco di non dormire.

— Io… ho un dilemma personale, ora — disse lei. — Tu immagini quale. Mi hai sentito parlare con il Conte Piotr.

— Sì, milady.

— Hai saputo del limite di tempo?

— Limite di tempo?

— Se non viene rifornito, il simulatore uterino cesserà di tenere in vita Miles entro sei giorni. Mio marito dice che non è più in pericolo dei familiari dei suoi ufficiali. Io non sono d’accordo.

— C’è gente che dice altre cose, dietro le sue spalle.

— Ah?

— Dicono che è una sciocchezza. Il figlio dell’ammiraglio è una specie di mutante, non un vero figlio, mentre loro hanno ben di più da perdere.

— Non credo che sappia… che dicono questo.

— Chi oserebbe dirglielo in faccia?

— Pochi. Forse neppure Illyan. — Anche se Piotr non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione, se quelle chiacchiere fossero giunte a lui. Cordelia rifletté qualche istante, poi chiese: — Sergente, tu per chi lavori?

— Sono un Armiere Giurato del Conte Piotr — recitò Bothari, sapendo che era una risposta ovvia. La scrutò più attentamente, con l’ombra di un sorriso aspro su un angolo della bocca.

— Permettimi di dirlo in un altro modo. Io so che la punizione per un Armiere che sia assente ingiustificato è molto grave. Tuttavia, supponiamo che…

— Milady. — Bothari alzò una mano, fermandola a metà della frase. — Ricorda, sul prato di fronte a Vorkosigan Surleau, mentre mettevamo il corpo di Negri nell’aereo, quando il mio Lord Reggente mi ha ordinato di ubbidire a lei come alla sua stessa voce?


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