— Posso puntargli uno storditore alla testa.

— Ti ubbidirebbe più facilmente se lo puntassi alla tua testa. Meglio non correre rischi.

Droushnakovi tirò fuori una sciarpa di seta da una delle borse e gli legò i polsi. Benché improvvisato, il nodo fu fatto da mani esperte.

— Chissà che non ci venga utile anche lui — rifletté Cordelia.

— Ci tradirebbe — pronosticò Droushnakovi, accigliata.

— Forse no. Non in territorio nemico. Andare avanti, allora, sarà l’unica scelta.

Koudelka sbatté le palpebre, fissò per qualche secondo la nebbia che gli riempiva la testa, poi il suo sguardo tornò a fuoco. Cordelia notò con sollievo che le sue pupille erano della stessa larghezza.

— Milady, cosa… dannazione. — Le sue mani lottarono inutilmente con la sciarpa di seta. — Questa è una pazzia. Lei sta correndo dritta nelle mani di Vordarian. Così lui avrà due manici con cui manovrare l’ammiraglio, invece di uno solo. E lei e Bothari sapete dov’è l’Imperatore!

— Dov’era una settimana fa — lo corresse Cordelia. — Sono certa che hanno continuato a farlo spostare. E Aral, direi, ha già dimostrato che non si piega ai ricatti. Non sottovalutarlo.

— Sergente Bothari! — Koudelka si piegò in avanti verso l’interfono. Il cristallo divisorio era anch’esso opacizzato, nei due sensi.

— Sì, tenente? — rispose la voce di Bothari, indifferente.

— Ti ordino di tornare indietro. Ferma la macchina.

Ci fu una breve pausa. — Io non faccio parte del Servizio, signore. Sono in congedo.

— Il Conte Piotr non ha ordinato questo! E tu sei un Armiere del Conte Piotr!

Una pausa un po’ più lunga. — No. Io sono al servizio di Lady Vorkosigan.

— Tu sragioni. Non hai preso le tue medicine!

Come potesse passare nel collegamento audio Cordelia non avrebbe saputo dirlo, ma dinnanzi a loro aleggiò un sogghigno lupesco.

— Avanti, Kou — lo blandì. — Stai dalla mia parte. È per una buona causa. Chissà che un po’ di adrenalina non ti faccia bene.

Dall’altra parte di Koudelka, Droushnakovi inarcò un sopracciglio. Poi ebbe un sorrisetto asprigno. — Guardala a questo modo: chi altro verrà mai a darti una possibilità di combattere sul campo?

Gli occhi di lui di spostarono a destra e a sinistra, fra le due donne che l’avevano catturato. Il ronzio del motore salì di tono mentre la vettura accelerava nel crepuscolo sempre più scuro.

CAPITOLO SEDICESIMO

Ortaggi di contrabbando. Seduta nel retro del grosso furgone a cuscino d’aria, Cordelia poteva distrarsi osservando le cassette di pomodori e le confezioni di verdura mista negli scatoloni che oscillavano a ogni svolta. Vegetali del sud, che affluivano a Vorbarr Sultana sfuggendo ai posti di blocco su strade secondarie, come loro. Dall’odore avrebbe giurato che dietro le casse c’erano alcuni dei sacchi di cavoli con cui aveva viaggiato giorni addietro, anch’essi fatti migrare secondo le contorte pressioni economiche della guerra.

I distretti controllati da Vordarian erano sottoposti a un ferreo blocco economico da quelli fedeli all’Imperatore. Benché lo spettro della fame fosse ancora lontano, i prezzi dei generi alimentari alla capitale erano balzati alle stelle, in vista dell’inverno e grazie alle immancabili manovre di accaparramento. Così i contadini giocavano le loro carte come potevano, e la gente disposta a correre rischi non era contraria a imbarcare sconosciuti disposti a pagare lautamente il passaggio.

A proporre quel metodo era stato Koudelka, che dopo aver fatto sbollire la sua disapprovazione era stato attratto nella loro avventurosa strategia a dispetto di se stesso. Era stato Koudelka a individuare uno dei grossisti che alimentavano il mercato nero, nel distretto di Vorinnis, ed a contattare uno degli autisti nel bar di fronte al piazzale di carico. Il pagamento lo aveva però stabilito Bothari; una cifra ridicola agli occhi di Cordelia ma corrispondente alle tariffe che quei corrieri giudicavano accettabili per un rischio in più.

— Mio padre possedeva una bottega — li aveva rigidamente informati Koudelka, proponendo quel piano. — So quel che sto facendo.

Cordelia s’era chiesta, perplessa, cosa significasse lo sguardo che lui aveva dato a Droushnakovi. Poi s’era ricordata che il padre di Drou era un soldato. Kou le aveva spesso parlato della madre e delle sorelle, ma solo in quel momento lei s’era resa conto che aveva sempre lasciato il padre fuori dalle sue reminiscenze, come per una sorta di imbarazzo sociale. Forse non c’era stato molto affetto fra loro. Koudelka aveva messo il veto all’idea di usare veicoli carichi di carne: — È più probabile che le pattuglie di Vordarian vogliano fermarli. Non intendono affatto impedire il mercato nero; è così che quegli uomini si portano a casa qualche chilo di bistecche, e gli autisti lo sanno. — Cordelia non sapeva se parlasse per esperienza militare, civile, o entrambe; in ogni caso era lieta di non viaggiare fra quarti di manzo congelato.

S’erano vestiti con gli abiti presi dalle borse da viaggio, in conformità alla parte che avevano deciso di recitare. Bothari e Koudelka si presentavano come due ex combattenti messi in congedo per invalidità, e facevano il possibile per apparire amareggiati e scorbutici come quella triste schiera. Cordelia e Drou erano due donne di campagna unitesi a loro in cerca di migliori occasioni. Il loro abbigliamento era una realistica combinazione di vestiti poveri e capi più fini apparentemente acquistati di seconda mano. Le borse erano state calpestate e sporcate al punto che sembravano scelte in una discarica di rifiuti.

Cordelia chiuse gli occhi, esausta, anche se sapeva che non sarebbe riuscita a dormire. L’orologio ticchettava nella sua testa. Erano trascorsi due giorni dalla partenza da Base Tanery. Così vicini al loro obiettivo, e ancora così lontani dal successo… ad un tratto sussultò. Il veicolo aveva rallentato all’improvviso, abbassandosi al suolo con uno scossone. L’eco del motore la informò che non erano più in aperta campagna.

Bothari guardò dal finestrino che comunicava con la cabina di guida e annuì verso l’autista. — L’amico dice che siamo al capolinea — borbottò, andando ad aprire lo sportello. I quattro scesero e si spostarono sul marciapiede. Non era ancora l’alba, faceva freddo, e dalle loro bocche uscivano nuvolette di vapore bianco. Nella zona erano accesi appena pochi lampioni, più di quel che Cordelia si sarebbe aspettato in tempo di guerra. Bothari andò a parlare con l’autista e il veicolo si sollevò dal suolo, investendoli con una raffica di vento.

— Non poteva portarci fino al Mercato Centrale — grugnì Bothari. — Dice che le derrate arrivano a quest’ora, e che ci sono più guardie municipali adesso che nel resto della giornata.

— Si aspettano dei disordini per la mancanza di cibo? — domandò Cordelia.

— Senza dubbio. E sono ansiosi di arraffare tutto quello che possono — disse Koudelka. — Vordarian dovrà mandare altre truppe nei punti chiave della città, prima che i generi alimentari razionati finiscano anch’essi al mercato nero. — Quando dimenticava d’essere un ufficiale, il giovanotto rivelava una discreta conoscenza dei trucchi usati dai commercianti. Com’era riuscito un bottegaio di periferia a mandare suo figlio prima alle scuole superiori e poi all’Accademia Militare Imperiale? Cordelia sogghignò fra sé, poi guardò su e giù per la strada. Era un vecchio quartiere, con edifici a cinque o sei piani risalenti a prima dell’epoca dei pozzi antigravità, scoloriti dalla pioggia, con i tubi dell’acqua, del gas, e i cavi elettrici tutti all’esterno, come se li avessero aggiunti solo in un secondo tempo.

Bothari, che sembrava sapere dove stava andando, li guidò verso il centro. L’aspetto dei caseggiati non migliorò per questo, anzi le strade si fecero più strette e sporche; nei vicoli fra gli edifici stagnava un misto di odori fra cui quello della semplice spazzatura era forse il più accettabile. Il funzionamento dell’illuminazione stradale era lasciato al buon cuore dei teppisti. Drou s’era aperta la blusa per poter arrivare in fretta alla fondina. Koudelka tirava avanti zoppicando stancamente, appoggiato al suo bastone.


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