— Puoi ascoltare la mia mente quando vuoi?
— Questo è proibito — egli disse, con tale decisione che le paure di Rolery a tale proposito scomparvero immediatamente.
— Insegnami questa abilità — ella disse, con il tono immediato di una bambina.
— Occorrerebbe tutto l'Inverno.
— Ti è occorso tutto l'Autunno?
— E anche parte dell'Estate. — Le rivolse un debole sorriso.
— E che cosa significa «eis»?
— È una parola della nostra antica lingua. Significa «Esseri di Intelligenza Superiore».
— Dov'è «un altro mondo»?
— Be', ce ne sono molti. Lontano. Al di là del sole e della luna.
— Allora, voi siete davvero caduti dal cielo? E per che motivo? Come avete fatto a venire da al di là del sole fino a questa costa?
— Te lo racconterò, se desideri saperlo, ma non si tratta soltanto di una leggenda, Rolery. Ci sono molte cose che ci sfuggono, ma ciò che sappiamo della nostra storia è vero.
— Ti ascolto — ella rispose, con la frase rituale; era impressionata, ma non del tutto conquistata.
— Ecco, ci sono molti mondi, lontano, fra le stelle, e molte specie di uomini che vivono su di essi. Costruirono navi che potevano navigare nell'oscurità che separa i mondi, e continuarono a viaggiare, a commerciare ed esplorare. Si allearono tutti in una Lega, così come i vostri clan si alleano tra loro per fare un Territorio. Ma ci fu un nemico della Lega dei Mondi. Un nemico che giungeva da molto lontano. La distanza esatta non la so. I libri sono stati scritti per essere letti da uomini la cui conoscenza era superiore alla nostra…
Continuava a usare parole che sembravano parole vere, ma che non significavano nulla; Rolery si chiese che cosa fosse una nave, che cosa fosse un libro. Ma il tono serio, desideroso di farsi comprendere, con cui egli raccontava la propria storia ebbe effetto su di lei, che ascoltò affascinata.
— Per lungo tempo la Lega si preparò a combattere quel nemico. I mondi più forti aiutarono quelli più deboli ad armarsi, a prepararsi. Un poco come noi, qui, cerchiamo di prepararci ad affrontare i Gaal. Il linguaggio mentale fu una delle abilità insegnate, a quanto so, e inoltre c'erano armi: i libri parlano di fuochi capaci di bruciare interi pianeti e di far scoppiare le stelle… Ebbene, durante questo periodo la mia gente giunse dal suo mondo natale a questo. Non erano in molti. Dovevano fare amicizia con il vostro popolo e vedere se volevate entrare a far parte della Lega, per unirvi ad essa contro il nemico. Ma il nemico arrivò. La nave che portava la mia gente ritornò là da dove era partita, per aiutare a combattere, e con essa riparti una parte della gente, e così l'a… la cosa che ci permetteva di parlare lontano, che permetteva agli uomini di parlarsi da un mondo all'altro. Ma una parte delle persone rimase qui, forse per aiutare questo mondo se il nemico fosse giunto, o forse perché non poteva fare ritorno: non lo sappiamo. I nostri documenti dicono soltanto che la nave è partita. Una bianca lancia di metallo, più lunga di un'intera città, che si tiene ritta su una piuma di fuoco. Ci sono delle immagini. Credo che tutti pensassero che sarebbe ritornata presto… Queste cose sono successe dieci Anni fa.
— E la guerra con il nemico?
— Non sappiamo. Non sappiamo nulla di quanto possa essere successo dal giorno della partenza della nave. Alcuni di noi pensano che abbiamo perduto la guerra, e altri che l'abbiamo vinta, ma a caro prezzo, e che i pochi uomini rimasti su questo mondo siano stati dimenticati nel corso degli anni di lotta. Chi lo sa? Se sopravviveremo, un giorno lo scopriremo; e se non dovesse mai arrivare nessuno, costruiremo una nave e andremo a cercare la risposta… — Era triste, ironico. La testa di Rolery si perdeva in quegli abissi di tempo e di spazio e d'incomprensione. — È difficile vivere con queste cose — ella disse, dopo un poco.
Agat rise, come per la sorpresa. — No… ci danno il nostro orgoglio. La cosa più difficile è sopravvivere in un mondo a cui non si appartiene. Cinque Anni fa eravamo un grande popolo. Guardaci invece adesso.
— Dicono che i Nati Lontano non si ammalano mai. È vero?
— Sì. Non prendiamo le vostre malattie, e non abbiamo portato con noi nessuna delle nostre. Ma sanguiniamo quando ci tagliamo, devi sapere… E diventiamo vecchi, e moriamo come gli umani…
— Be', certo — ella disse, con fastidio.
Egli rinunciò al sarcasmo. — Il nostro guaio è che non nascono abbastanza bambini. Molti abortiscono o nascono morti, pochi giungono a termine.
— L'ho sentito dire; ho anche pensato a questo. Voi vi comportate in modo così strano. Concepite bambini in ogni momento dell'anno, perfino nel corso della Carestia Invernale… perché?
— Non possiamo fare diversamente, è la nostra natura. — Rise di nuovo, fissandola; ma ella era molto seria, ora. — Io sono nata fuori stagione, durante la Carestia Estiva — disse Rolery. — Anche tra noi succede, ma molto raramente; e vedi… quando l'Inverno sarà finito, io sarò troppo vecchia per generare un figlio della Primavera. Non avrò mai figli. Qualche vecchio mi prenderà come quinta moglie, uno di questi giorni, ma la Carestia Invernale è già iniziata, e all'arrivo della Primavera io sarò vecchia… E quindi morirò sterile. Per una donna sarebbe meglio non nascere, piuttosto di nascere fuori stagione come è successo a me… E ancora una cosa: è vero quel che dicono, che un uomo dei Nati Lontano prende una sola moglie?
Egli annuì. A quanto pareva, quel gesto aveva lo stesso significato che un'alzata di spalle aveva per lei.
— Be', non mi stupisco che stiate per estinguervi!
Egli sorrise, ma Rolery continuò: — Molte mogli… molti figli. Se tu fossi un teverano avresti già cinque figli, dieci figli! Ne hai?
— No, non sono sposato.
— Ma non sei mai stato con una donna?
— Be', sì — egli disse, e poi, con maggiore sicurezza: — È ovvio! Ma quando vogliamo avere dei figli, noi ci sposiamo.
— Se tu fossi uno di noi…
— Ma io non sono uno di voi — egli disse. Cadde il silenzio. Infine egli disse, in tono sufficientemente gentile: — Non sono i costumi e le usanze a segnare la differenza. Non sappiamo quale sia la cosa che non funzioni, ma è qualcosa nel seme. Alcuni dottori hanno pensato che questo sole, a causa del fatto che è diverso da quello che ha visto la nascita della nostra razza, ci colpisca, alteri in noi il seme, a poco a poco. E questo cambiamento ci uccide.
Di nuovo cadde tra loro il silenzio, per alcuni istanti. — Com'era l'altro mondo… la vostra casa?
— Ci sono delle canzoni che spiegano com'era — egli disse, ma quando ella chiese timidamente che cosa fosse una canzone, Agat non rispose. Dopo qualche tempo, egli disse: — A casa, il mondo era più vicino al suo sole, e l'intero anno durava meno di una fase lunare. Così dicono i libri. Se uno ci pensa, l'intero inverno durerebbe allora soltanto novanta giorni… — Questa osservazione li fece ridere entrambi. — Non avresti neppure il tempo di accendere il fuoco — commentò Rolery.
L'oscurità vera e propria cominciava a infilarsi nella penombra dei boschi. Il sentiero davanti a loro si fece indistinto, un debole varco fra gli alberi, che a sinistra portava alla città di lei, a destra a quella di lui. Lì, nel mezzo, c'erano soltanto il vento, il buio, la solitudine. La notte s'appressava rapidamente. La notte e l'inverno e la guerra, il tempo della morte. — Ho paura dell'Inverno — ella disse, molto piano.
— L'abbiamo tutti — egli rispose. — Come sarà?… Noi abbiamo conosciuto soltanto la luce del sole.
Non c'era mai stato nessuno, tra la gente di Rolery, che avesse spezzato l'impavida, indifferente solitudine della sua mente; sia per il fatto di non avere coetanei, sia per scelta deliberata, ella era sempre stata sola, se ne era sempre andata per la sua strada, e poco le era importato di qualsiasi persona. Ma ora che il mondo era diventato grigio e nulla recava con sé una promessa al di là della morte, ora che per la prima volta provava paura, Rolery l'aveva incontrato, aveva incontrato la figura scura, accanto alla torre di rocce che dominava il mare, e aveva udito una voce che le aveva parlato nel sangue.