— Ma gli animali ascoltano?
— Entro certi limiti. Anche questo viene fatto senza parole. Alcune persone hanno una naturale abilità nel proiettare agli animali. È una cosa utile per raccogliere le bestie e per andare a caccia, d'accordo. Non hai mai sentito dire che i Nati Lontano sono dei cacciatori fortunati?
— Sì, ed è per questo che li chiamano stregoni. Ma allora io sarei come un hann? Io ti ho sentito.
— Sì. E mi hai parlato… una volta, nella mia casa… A volte questo succede tra due persone: non ci sono barriere, non ci sono difese. — Terminò la tazza e alzò gli occhi, meditabondo, verso il disegno di soli e di mondi ingioiellati e orbitanti, sulla lunga parete in fondo alla stanza. — Quando ciò succede — egli disse, — è necessario che si amino. Necessario… Non posso trasmettere la mia paura e il mio odio contro i Gaal. Non mi ascolterebbero. Ma se lo voltassi contro di te, potrei ucciderti. E tu potresti uccidere me, Rolery…
Poi giunsero a chiamarlo nella Piazza, ed egli dovette lasciarla. Rolery discese nei sotterranei per assistere i tevarani dell'ospedale, il lavoro che le era stato assegnato, e anche per assistere il ragazzo Nato Lontano ferito, che stava per morire: un'agonia tristissima, che durò tutta la giornata. Il vecchio conciaossa lasciò che si occupasse del ragazzo. Wattock era amareggiato e incollerito, vedendo che tutta la sua abilità non serviva a nulla. — Noi umani non moriamo delle vostre sporche morti! — gridò una volta. — Il ragazzo dev'essere nato con qualche difetto nel sangue! — Rolery non badò alle sue parole. E neppure il ragazzo, che morì tra atroci sofferenze, stringendole la mano.
Nuovi feriti venivano trasportati nella stanza grande e silenziosa, uno o due alla volta. Solo in questo modo si veniva a sapere che la battaglia doveva essere assai cruenta, lassù sulla neve, alla luce del sole. Umaksuman venne portato giù, privo di sensi a causa di una pietra scagliata da una fionda Gaal. Era disteso a terra, grande di membra e statuario, ed ella lo fissò con orgoglio silenzioso: un guerriero, un fratello. Pensò che fosse presso alla morte, ma dopo qualche minuto egli si rizzò a sedere, scuotendo la testa, e si alzò in piedi. — Dove mi trovo? — domandò, ed ella quasi si mise a ridere, quando gli rispose. La stirpe di Wold era dura da uccidere. Egli le disse che i Gaal stavano attaccando tutte le barricate contemporaneamente: un assalto senza sosta, come il grande assalto alla Porta di Terra, quando tutto il loro esercito aveva cercato di scalare le mura, salendo gli uni sulle spalle degli altri. — Sono guerrieri stupidi — le disse, strofinandosi il gonfiore sopra l'orecchio. — Se si mettessero seduti sui tetti che circondano questa Piazza per una settimana, e ci tirassero frecce, non avremmo abbastanza uomini per difendere le barricate. Ma non sanno fare altro che precipitarsi di corsa tutti insieme, urlando a squarciagola… — Si strofinò nuovamente la testa, disse: — Dove avranno messo la mia lancia? — e ritornò a combattere.
I morti non venivano portati laggiù, ma lasciati in una baracca aperta della Piazza, in attesa di poterli bruciare. Se Agat fosse stato ucciso, ella non l'avrebbe saputo. Quando arrivavano i portantini con un nuovo ferito, ella alzava lo sguardo con un moto di speranza: se il ferito era Agat, allora non era morto. Ma non si trattava mai di Agat. Ella si chiese se, nel caso che lo uccidessero, egli le avrebbe gridato nella mente prima di morire; e se quel grido l'avrebbe uccisa.
Verso la fine di quel giorno interminabile, la vecchia Alla Pasfal venne portata giù. Insieme con taluni altri vecchi, uomini e donne, dei Nati Lontano, aveva chiesto di venire assegnata al lavoro pericoloso di portare le armi ai difensori delle barricate, la qual cosa significava correre attraverso la Piazza senza potersi riparare dal fuoco del nemico. Una lancia Gaal le aveva trapassato la gola da parte a parte. Wattock poté fare ben poco per lei. Una piccola, scura, vecchia donna, ella giacque morente in mezzo ai giovani uomini. Catturata dal suo sguardo, Rolery si recò da lei, con in mano un catino pieno di vomito e di sangue. Duri, scuri e privi di profondità come una roccia, i vecchi occhi la guardarono; e Rolery le restituì lo sguardo, sebbene si trattasse di una cosa che la sua gente non faceva.
La gola bendata gorgogliò, le labbra si torsero.
Abbattere le proprie difese…
— Ti ascolto! — disse Rolery a voce alta, nella frase rituale della sua gente, con la voce che tremava.
Se ne andranno, disse nella sua mente la voce di Alla Pasfal, debole e stanca. Cercheranno di riunirsi agli altri diretti a sud. Hanno paura di noi, dei diavoli della neve, delle case e delle strade. Hanno paura, se ne andranno dopo questo attacco. Di' a Jakob che posso sentirli… Digli che se ne andranno… domani…
— Glielo dirò — disse Rolery, e scoppiò in lacrime. Immobile, senza parola, la donna morente la fissò con occhi simili a pietre scure.
Rolery ritornò al suo lavoro, poiché i feriti richiedevano di essere curati e Wattock non aveva altri assistenti. A che sarebbe giovato andare a cercare Agat lassù nella neve insanguinata, in mezzo al rumore e alla concitazione, per dirgli, prima ch'egli venisse ucciso, che una vecchia pazza in punto di morte aveva detto che sarebbero sopravvissuti?
Si dedicò al proprio lavoro, mentre ancora le lacrime le scorrevano lungo le guance. Uno dei Nati Lontano, seriamente ferito, ma tranquillizzato dalla meravigliosa medicina usata da Wattock (una piccola pallina che, trangugiata, diminuiva il dolore oppure lo faceva cessare), le chiese: — Perché piangi? — Lo chiese in modo sonnolento, curioso, come un bambino avrebbe potuto chiederlo a un altro bambino. — Non lo so — gli rispose Rolery. — Dormi. — Ma ella sapeva, sebbene in modo soltanto vago, che piangeva perché la speranza era insopportabilmente dolorosa, e si faceva strada nella rassegnazione in cui viveva da giorni; e il dolore, poiché ella era soltanto una donna, la faceva piangere.
Non c'era modo di saperlo, là sotto, ma il giorno doveva volgere alla fine, poiché giunse Seiko Esmit con del cibo caldo su un vassoio, per lei e Wattock e i feriti che potevano mangiare. Seiko attese di poter riportare indietro i piatti, e Rolery le disse: — La vecchia, l'Alterra Pasfal, è morta.
Seiko si limitò a rivolgerle un cenno di assenso. La sua faccia era tesa, strana. Disse con voce acuta: — Stanno scagliando frecce incendiarie, adesso, e gettano dai tetti materiale che brucia. Non sono riusciti a entrare, e per questo vogliono bruciare gli edifici e le scorte, e così tutti moriremo di fame insieme, al freddo. Se il Palazzo prende fuoco, sarete intrappolati qui sotto. Brucerete vivi.
Rolery mangiò il cibo senza commentare. La minestra di bhan calda era insaporita con succo di carne ed erbe tritate. I Nati Lontano, anche sotto assedio, erano cuochi migliori che non il suo popolo nel pieno dell'abbondanza d'Autunno. Terminò il proprio piatto, e anche la mezza porzione lasciata da un ferito, e qualche altro rimasuglio, e riportò il vassoio a Seiko, con l'unico rimpianto che non ce ne fosse di più.
Nessun altro discese, per lungo tempo. Gli uomini dormivano, e nel sonno gemevano. La stanza era tiepida; il calore dei fuochi a gas si alzava dietro le reticelle, rendendo l'ambiente confortevole come una tenda riscaldata dal focolare. In mezzo al respiro degli uomini, a volte Rolery poteva udire il tic, tic, tic degli oggetti dalla faccia rotonda, posti sulla parete; ed essi stessi, e le casse di vetro spinte indietro accanto al muro e le alte file di libri occhieggiavano di luccichii dorati e bruni nella morbida, fissa luce delle torce a gas.
— Gli hai dato l'analgesico — bisbigliò Wattock, ed ella rispose con un'alzata di spalle, sì, drizzandosi dal fianco di uno degli uomini. Il vecchio conciaossa pareva mezzo Anno più anziano di quanto non fosse già, mentre si accovacciava a fianco di Rolery, accanto a un tavolino di lettura, per tagliare delle bende, di cui cominciavano a scarseggiare. Era un grandissimo dottore, agli occhi di Rolery. Per fargli piacere, vedendolo così scoraggiato e stanco, ella gli chiese: — Anziano, se non è il maleficio delle armi a far marcire una ferita, di che cosa si tratta?