«Opporrei resistenza ad un…» cominciò Miles, ma lei gli posò un dito sulle labbra, per impedirgli di pronunciare ad alta voce le sciocchezze che stava pensando e per mandargli un bacio. «D’accordo» disse Miles con un sorriso. «Mi terrò in contatto, comandante Quinn.»
La schiena eretta, un cenno, la versione impressionista di un saluto militare ed Elli se ne andò. Miles sospirò e appoggiando il palmo della mano sulla serratura, aprì quella porta dalla scritta intimidatoria.
Dietro la seconda porta, e superata la consolle degli analizzatori a cui era seduta una guardia in uniforme, Miles trovò ad attenderlo Ivan Vorpatril, che si dondolava sulle punte dei piedi con un sorriso teso.
E cos’è successo adesso? Era di certo troppo, sperare che il cugino lo attendesse solo per salutarlo.
«Sono contento che tu sia di ritorno, Miles» disse Ivan. «Arrivi giusto in tempo.»
«Non volevo abusare troppo del privilegio, potrei averne bisogno un’altra volta. Anche se non è molto probabile che lo ottenga… mi ha molto stupito che Galeni non mi abbia fatto tornare a razzo all’ambasciata, chiudendomi dentro a chiave, dopo quel piccolo incidente di ieri allo spazioporto.»
«Già… però c’è una ragione per cui non lo ha fatto» rispose Ivan.
«Davvero?» disse Miles con voce neutra.
«Il capitano Galeni ha lasciato l’ambasciata circa mezz’ora dopo di te, ieri. Da allora non lo hanno più visto.»
CAPITOLO SETTIMO
L’ambasciatore li fece entrare nell’ufficio di Galeni, che era chiuso a chiave. Sua eccellenza, che riusciva a mascherare il proprio nervosismo meglio di Ivan, si limitò a commentare: «Fatemi sapere cosa scoprirete, tenente Vorpatril. Particolarmente apprezzate sarebbero indicazioni certe sulla necessità o meno di avvertire le autorità locali.» Dunque anche l’ambasciatore, che conosceva Duv Galeni da due anni pensava a più di una possibilità. Un uomo complesso quel loro capitano scomparso!
Ivan si sedette alla consolle e fece scorrere i programmi, alla ricerca di appunti recenti, mentre Miles girava per la stanza cercando… cosa? Un messaggio scritto col sangue sulla parete all’altezza della sua rotula? Fibre vegetali aliene sul tappeto? Un atto di trasferimento scritto su carta profumata? Una qualunque o tutte queste cose sarebbero state preferibili al nulla totale che invece trovò.
«Qui non c’è nulla, solo le solite cose» disse Ivan alzando le mani al cielo.
«Togliti.» Miles agitò lo schienale della poltrona girevole per scostare il massiccio cugino e scivolò al suo posto. «Ho una bruciante curiosità riguardo alle finanze personali del capitano Galeni e questa è un’occasione d’oro per controllare.»
«Miles» si intromise Ivan trepidante, «non ti sembra di essere un tantino, uhm, invadente?»
«Hai l’istinto di un vero gentiluomo, Ivan» disse Miles, tutto assorto a infiltrarsi nei file protetti. «Come sei riuscito ad entrare nella Sicurezza?»
«Non lo so» rispose Ivan. «Io volevo un imbarco su una nave.»
«Non è quello che vogliamo tutti? Ah!» esclamò Miles mentre l’oloschermo cominciava a snocciolare dati. «Adoro queste carte di Credito Universali della Terra.»
«Ma cosa ti aspetti di trovare sul conto di credito di Galeni, per amor del cielo?»
«Be’, prima di tutto» mormorò Miles battendo tasti, «controlliamo i totali degli ultimi mesi e scopriamo se le uscite superano le entrate.»
Ci volle solo un istante per scoprirlo. Miles corrugò la fronte, deluso. Le entrate e le uscite erano bilanciate, anzi c’era anche un leggero surplus a fine mese nelle entrate, dovuto ad un modesto conto di risparmio personale. E purtroppo tutto questo non provava nulla, né in un senso né nell’altro. Se Galeni si trovava in qualche serio guaio finanziario, aveva il cervello e anche le conoscenze necessarie per non lasciare in giro prove.
Miles cominciò a scorrere l’elenco degli acquisti.
«E adesso cosa stai cercando?» chiese Ivan impaziente.
«Vizi segreti.»
«E come?»
«Facile… o almeno, lo sarebbe, se… confronta ad esempio gli estratti conto di Galeni con i tuoi, per un periodo di tre mesi.» Miles divise lo schermo e chiamò l’estratto conto del cugino.
«E perché il confronto non lo fai con il tuo?» chiese Ivan offeso.
Miles fece un sorriso di virtuosa scientificità. «Sono qui da troppo poco per costituire una base di confronto valida. Tu sei un parametro di controllo migliore. Per esempio… bene, bene, guarda un po’ qui… una camicia da notte di pizzo? Che sorpresa. Lo sai, vero, che non è affatto regolamentare?»
«Non sono affari tuoi» rispose Ivan imbarazzato.
«Appunto. E tu non hai una sorella, e direi che non è il genere di indumento per tua madre. O c’è una ragazza nella tua vita, oppure ti piace travestirti.»
«Noterai che non è della mia taglia» ribatté Ivan con dignità.
«Sì, direi che ti andrebbe un po’ corta. Quindi è una ragazza dal fisico da silfide, che tu conosci molto bene, dato che ti permetti di regalarle un indumento così intimo. Guarda quante cose ho già scoperto sul tuo conto da un unico acquisto. Dimmi, è per caso Sylveth?»
«Non stavi controllando Galeni?» gli ricordò Ivan.
«Sì. Dunque, che genere di regali compra Galeni?» Fece scorrere lo schermo e finì in fretta: non c’era molto da vedere.
«Vino» gli segnalò Ivan. «Birra.»
Miles fece un controllo incrociato. «Circa un terzo di quello che tu consumi nello stesso periodo. Però compra libri-disco in un rapporto di trentacinque a… solo due, Ivan?»
Ivan si schiarì la gola, a disagio.
«Niente ragazze» disse Miles con un sospiro, «e neppure ragazzi, direi, eh? Cosa ne pensi tu che hai lavorato con lui per un anno?»
«Umm! Ho conosciuto un paio di tipi del genere, nel Servizio» disse Ivan, «ma… trovano sempre il modo di fartelo capire. No, Galeni, no, non lo credo neppure io.»
Miles osservò il profilo regolare del cugino: sì, probabilmente a questo punto della sua vita Ivan si era preso delle licenze con entrambi i sessi. Un’altra possibilità da cancellare. «Quell’uomo è forse un monaco?» mormorò Miles. «Un androide no di certo, a giudicare dalla musica, dai libri e dalla birra, ma… tremendamente sfuggente.»
Con un gesto irritato chiuse il file e poi dopo un istante di riflessione chiamò lo stato di servizio di Galeni. «Uhu. be’, questo è insolito. Lo sapevi che il capitano Galeni ha preso una laurea in storia ancor prima di entrare nel Servizio Imperiale?»
«Come? No, non me ne ha mai fatto parola…» Ivan si sporse oltre la spalla di Miles, mentre finalmente la curiosità prendeva il sopravvento sull’istinto da gentiluomo.
«Una laurea con lode in Storia Moderna e Scienze Politiche dell’Università Imperiale di Vorbarr Sultana. Santo Dio, guarda queste date. All’età di ventisei anni, il dottor Duv Galeni ha rinunciato ad una cattedra al College di Belgravia su Barrayar, per tornare all’Accademia del Servizio Imperiale, con un gruppo di diciottenni. Per il salario di un cadetto.» Certo non è il comportamento di un uomo affamato di denaro.
«Uhu» commentò Ivan, «doveva frequentare l’ultimo anno quando siamo entrati noi, ed è uscito solo due anni prima. Ed è già capitano!»
«Deve essere stato uno dei primi komarrani a cui è stato permesso di entrare nell’esercito, poche settimane dopo l’editto. E da allora si è dato un gran da fare per ottenere la promozione. Addestramento supplementare, lingue, analisi delle informazioni, una nomina al Quartier Generale Imperiale… e poi questo ambito incarico sulla Terra. Duvie è il nostro coccolo, è chiaro.» Non era difficile per Miles capire il perché: ufficiale brillante, colto, democratico, Galeni era l’esempio lampante del successo del Nuovo Ordine. Un Esempio… Miles sapeva molto bene cosa significava essere un Esempio. Trasse un respiro, lungo, profondo, che fischiò con un sibilo freddo attraverso i denti.