— Grazie ancora — dissi, sorridendo — ma potete scommettere che non usufruirò di questa facilitazione.
Prima di uscire passai dalla direzione, dove la segretaria mi porse una busta e mi disse che la signora Schultz aveva telefonato di nuovo per cercare di me. Io non l’avevo ancora chiamata perché non sapevo chi fosse, e la direzione del Ricovero non permetteva visite e telefonate per i clienti risorti, a meno che non lo desiderassero espressamente. Misi la busta in tasca, mentre la segretaria mi diceva che avrei dovuto passare dal tesoriere che aveva bisogno di parlarmi. Dal momento che anch’io avrei scambiato volentieri qualche parola con lui sull’argomento quattrini, ci andai subito, chiedendomi quanto possedessi e dicendomi quanto buon senso avevo dimostrato nel cambiare il mio contante in azioni, piuttosto che metterlo su un libretto, perché così, se anche nel crollo dell’87 le azioni erano scese di parecchio, ora avevano certo fatto in tempo a riprendersi, dato che avevo scelto titoli industriali sicuri. La lettura della rubrica finanziaria del Times mi autorizzava, del resto, ad avere fiducia.
Il tesoriere, un uomo asciutto e dall’aria capace, mi strinse frettolosamente la mano, dicendo: — Piacere di conoscervi, signor Davis. Io mi chiamo Doughty. Sedetevi, prego.
— Non voglio rubarvi troppo tempo, signor Doughty — dissi io, mettendomi a sedere. — Ditemi solo una cosa: la mia Compagnia di Assicurazioni ha trattato attraverso i vostri uffici gli affari che mi riguardano, o devo andare da loro?
— Abbiate un momento di pazienza, perché devo spiegarvi alcune cose.
Il suo assistente, un altro esemplare aggiornato del mio vecchio Sergio, gli porse un fascio di carte, e Doughty spiegò: — Questo è l’originale del vostro contratto. Volete dargli un’occhiata?
Afferrai avidamente i fogli, desideroso di esaminarli a fondo, nel timore che Belle mi avesse giocato qualche brutto scherzo. Perciò tirai un sospiro di sollievo nel constatare che tutto era come ricordavo, salvo, naturalmente, il pacchetto azionario della Domestica Perfetta, di cui avevo disposto dopo gli accordi con la Società Assicuratrice, il contratto con la Società Assicuratrice e il contratto per il Lungo Sonno di Pete. Esaminai con la massima attenzione i punti in cui quella deliziosa donnina aveva alterato la scritta Compagnia Mutua Assicurazioni in Compagnia Madre Assicurazioni, e dovetti ammettere che, nel suo campo, Belle era stata una vera artista. Certo un esperto di criminologia scientifica, munito di microscopio e di reagenti chimici, avrebbe potuto scoprire che tutti quei documenti erano stati alterati, ma un profano non ci sarebbe riuscito certamente.
In quel mentre, sentii che il signor Doughty si schiariva la voce, e alzai gli occhi su di lui. — Avete qui il mio deposito? — gli chiesi.
— Sì.
— Allora ditemi senza preamboli a quanto ammonta.
— Ecco, signor Davis, prima di addentrarci nell’argomento che vi interessa vorrei attirare la vostra attenzione su un documento aggiunto e su una specifica circostanza. Questo è il contratto stipulato fra il Ricovero e la Compagnia Madre di Assicurazioni per la vostra ipotermia, custodia e revivificazione, e potete constatare che la retta è stata interamente pagata in anticipo, ma quanto all’amministrazione del vostro patrimonio, è tutta un’altra cosa. Il contratto di custodia con cui la Società Assicuratrice ci affida i suoi clienti non ha niente a che fare con l’amministrazione dei loro beni, cui provvede la Società stessa, che poi passa a noi i documenti e i certificati, al risveglio del cliente.
— Insomma, signor Doughty, non capisco… Dove volete arrivare?
— Avete altri beni, oltre quelli affidati alla Compagnia Madre?
Ci pensai: una volta avevo un’automobile, ma Dio solo sapeva cosa ne era stato. Quanto al resto, qualche abito, parecchi libri, un paio di regoli e un tavolo da disegno, erano stati tutto il mio patrimonio.
— Niente, signor Doughty — dichiarai alla fine.
— E allora mi duole dirvi che non disponete di un soldo.
Dovetti afferrarmi al tavolo per reggermi. — Cosa volete dire? — balbettai. — Avevo incaricato, com’è scritto nel contratto, di cambiare il mio denaro liquido in titoli industriali di cui ho potuto constatare la validità nel listino di borsa del giornale di ieri!
— Mi spiace, signor Davis — ribatté lui — ma sta di fatto che l’Assicurazione Madre è fallita.
Fui contento che mi avesse invitato a sedere perché altrimenti le gambe non mi avrebbero retto.
— Cos’è successo? — domandai. — Il Grande Panico?
— No, no, il suo fallimento è stato una conseguenza di quello del Gruppo Mannix… ma naturalmente voi non potete essere al corrente dell’accaduto. L’Assicuratrice era più che altro una Società prestanome, e serviva a coprire alcune transazioni clandestine della Mannix. Quando si scoprì tutto questo era troppo tardi, altrimenti si sarebbe forse potuto salvare qualcosa. Se questo può esservi di consolazione, sappiate che, con le nuove leggi, una cosa simile non avrebbe potuto succedere.
No, non era affatto una consolazione. E inoltre non ci credevo. Mio padre sosteneva sempre che più una legge è complicata più gli imbroglioni riescono a violarla.
— Sentite — chiesi per curiosità — volete dirmi se la Compagnia Mutua Assicurazioni si è salvata?
— La Mutua? Certo. È una ditta seria e solida. Non dico che abbia passato dei bei momenti durante il Grande Panico, ma se l’è cavata. Avete forse qualche polizza con loro?
— No — mi limitai a rispondere. Mi sembrava inutile ogni spiegazione. Il contratto con la Mutua non era mai stato valido, perché non mi ero mai potuto recare dal medico, quel famoso giorno. Belle se ne era servita per falsificarlo e intestare i fogli all’Assicurazione Madre, e ormai non avrei potuto più far altro che tentare di perseguire per via legale Belle e Miles, posto che fossero ancora vivi. Ma che cosa ci avrei guadagnato? E poi, come già una volta trent’anni prima, non avevo prove.
D’un tratto mi ricordai che, appunto quando mi avevano defenestrato, Miles e Belle avevano ventilato il progetto di fare della Domestica Perfetta una affiliata della Mannix, perciò chiesi: — Scusate, signor Doughty, voi mi avete detto che la Mannix è fallita, e così pure le sue affiliate. Siete sicurp che la Domestica Perfetta non si sia salvata?
— La Domestica Perfetta? Quell’azienda che produce elettrodomestici automatici specializzati?
— Sì.
— Mi pare impossibile quello che dite, perché l’impero Mannix non esiste più da anni. Evidentemente sbagliate, credendo che la Domestica Perfetta sia stata un’emanazione del gruppo Mannix, a meno che qualcuno non abbia rilevato, in seguito, la ragione sociale.
Lasciai cadere l’argomento. Se Miles e Belle erano stati trovolti nel fallimento del gruppo Mannix tanto meglio, ma questo significava anche la rovina di Ricky, e mi dispiaceva enormemente.
— Vi ringrazio — dissi, alzandomi. — Vedrò di arrangiarmi come posso, signor Doughty.
— Credete pure, signor Davis, che noi del Ricovero ci sentiamo responsabili nei riguardi delle persone che ci sono affidate, e poiché il vostro è il primo caso in cui un cliente viene a trovarsi in condizioni… spiacevoli, ebbene vi rendo noto che la Direzione ha stanziato una piccola somma da mettervi a disposizione per…
— Vi ringrazio, signor Doughty — tagliai corto — ma non accetto la carità di nessuno.
— Non si tratta di carità, ma di un prestito, se preferite, e noi saremo molto più tranquilli se non ve ne andate di qui con le tasche vuote.
Ci pensai su. Non avevo in tasca neanche quel tanto che occorreva per tagliarmi i capelli, d’altra parte accettare un prestito è come cercare di nuotare con un mattone in ciascuna mano… ed è più difficile restituire una piccola somma che un milione. — Signor Doughty — dissi dopo una lunga meditazione — il dottor Albrecht mi ha detto che avrei diritto ad altri quattro giorni di permanenza gratis qui.