— Bonzo sei tu, allora? — chiese Ender, pronunciando correttamente il nome.
— No. Io sono una poliglotta di luminoso talento. Petra Arkanian. L’unica femmina dell’orda delle Salamandre. Ma con più palle che chiunque altro in questa stanza.
— Ha parlato Petra, la bocca di pietra — esclamò un ragazzo. — Udite, udite, tutti voi!
Un altro ridacchiò. — Petra, bocca di pietra, bocca di merda, parla di merda!
Soltanto pochi risero.
— Resti fra me e te, ragazzo — disse Petra, — ma se dovessero fare un clistere alla Scuola di Guerra ficcherebbero la cannuccia nel verde verde marrone.
L’umore di Ender peggiorò. Aveva già parecchi svantaggi a suo carico: un addestramento scarsissimo, la giovane età, l’inesperienza, il rancore che altri avrebbero provato per la sua precoce promozione. E adesso, per soprammercato, si stava facendo la più sbagliata delle amicizie, una sorta di paria fra le Salamandre, la quale aveva visto in lui un altro possibile disadattato con cui fare coppia contro il resto dell’orda. Davvero una bella giornata di lavoro, pensò. Per un attimo, mentre girava lo sguardo su quei volti ironici e sogghignanti, gli parve di vederli coprirsi di peli fra cui biancheggiavano zanne pronte a mordere. Sono io l’unico essere umano qui dentro? Questi sembrano animali capaci soltanto di azzannare il prossimo.
Poi ripensò ad Alai. In ogni orda, sicuramente, c’era almeno qualcuno che valeva la pena di conoscere.
In quel momento, benché nessuno l’avesse ordinato, le risate tacquero e nella camerata cadde il silenzio. Ender si volse alla porta. Sulla soglia c’era un ragazzo alto e snello, di pelle olivastra, con due splendidi occhi neri e labbra su cui aleggiava un sorrisetto sofisticato. Questo ragazzo ha del fascino, disse qualcosa in fondo alla mente di Ender. Vorrei vedere nel modo in cui i suoi occhi vedono.
— Chi sei? — domandò il ragazzo a bassa voce.
— Ender Wiggin, signore — disse lui. — Trasferito dal mio gruppo all’orda delle Salamandre. — Gli porse il cartoncino.
Il ragazzo lo prese con un movimento fluido e sicuro, senza sfiorargli le dita. — Quanti anni hai, Wiggin? — chiese.
— Quasi sette.
Sempre a bassa voce l’altro osservò: — Ti ho chiesto quanti anni hai, non quanti non ne hai ancora.
— Ho sei anni, nove mesi e dodici giorni.
— Quanto hai lavorato in sala di battaglia?
— Pochi mesi soltanto. Aspiro a migliorare.
— Addestramento in manovre belliche? Hai mai fatto parte di un branco? Sei mai stato inserito in azioni di gruppo?
Ender non aveva neppure sentito parlare di cose simili. Scosse il capo.
Madrid lo guardò negli occhi. — Capisco. Come avrai modo d’imparare presto, gli ufficiali in comando alla Scuola, e particolarmente il maggiore Anderson che sovrintende alle gare, appezzano l’arte di dare colpi bassi all’avversario. L’orda delle Salamandre si appresta ad emergere da un’indecorosa oscurità. Abbiamo vinto dodici delle nostre ultime venti gare. Abbiamo sorpreso i Topi, le Api e i Levrieri, e siamo pronti a batterci per ottenere la posizione di prestigio. Di conseguenza, ovviamente, mi è stato assegnato un peso morto, un elemento inutilizzabile e senza alcun addestramento, dal fisico sottosviluppato. Tu.
— Neppure lui è entusiasta di conoscerti — disse Petra con calma.
— Taci, Arkanian — dise Madrid. — Alle nostre difficoltà ora se ne aggiunge un’altra. Ma qualunque ostacolo gli ufficiali vogliano sbattere sul nostro cammino, noi siamo ora e sempre…
— Le Salamandre! — gridarono i soldati come un sol uomo.
D’istinto, la percezione che Ender aveva della camerata cambiò. Quello era uno schema di comportamento, un rituale. Madrid non stava cercando di ferire lui, bensì di prendere sotto controllo un avvenimento imprevisto e usarlo per rafforzare la sua autorità sull’orda.
— Noi siamo il fuoco che li brucierà dalla testa ai piedi. Noi siamo cervello e cuore, molte fiamme, un solo fuoco.
— Le Salamandre! — urlarono gli altri.
— Neppure questo pivello ci indebolirà.
Per un momento Ender si concesse un palpito speranzoso. — Lavorerò sodo e imparerò in fretta — disse.
— Non ti ho dato il permesso di parlare — disse Madrid. — Ho intenzione di venderti al più presto possibile. Probabilmente sarò costretto a dar via insieme a te un elemento valido, ma piccolo come sei risultati peggio che inutile per me. Un congelato in più da sobbarcarsi durante ogni battaglia, ecco quello che sei inevitabilmente. E al punto in cui siamo ora, ogni soldato congelato può costituire la differenza decisiva per la sopravvivenza di una postazione. Niente di personale, Wiggin, ma sono certo che potrai fare il tuo addestramento a spese di qualcun altro.
— Abbiamo un comandante tutto cuore, come vedi — disse Petra.
Madrid fece un passo verso di lei e le sferrò un rapido manrovescio. Il rumore fu appena udibile, perché la colpì soltanto con le unghie. Ma lasciò sulla guancia di lei quattro striscie rosse, e quattro piccole ferite sanguinanti dove le unghie avevano colpito.
— Queste sono le tue istruzioni, Wiggin. Voglio sperare che questa sia l’ultima volta che dovrò perder tempo a parlare con te. Quando ci alleneremo in sala di battaglia tu starai fuori dai piedi. Dovrai far atto di presenza, naturalmente, ma non apparterrai a nessun branco e non prenderai parte a nessuna manovra. Quando saremo chiamati a combattere, ti vestirai in fretta e ti presentarai alla porta come ogni altro. Ma non oltrepasserai la porta finché la battaglia non sarà cominciata da quattro minuti esatti, quindi resterai accanto all’uscita senza mai estrarre la pistola, in attesa che il tempo di gara sia scaduto.
Ender annuì. Dunque stava per diventare un niente. Sperò che lo vendessero a qualcun altro il più presto possibile.
Intanto aveva notato che Petra non aveva aperto bocca né battuto ciglio a quel ceffone, e neppure aveva alzato una mano a tastarsi la guancia, benché una striscia di sangue le scivolasse verso il mento. Bonzo Madrid s’era rivelato definitivamente ostile, ma in quanto alla ragazzina, paria o non paria che fosse in quell’orda, Ender sentì che avrebbe potuto diventarle amico.
Gli fu assegnata una cuccetta nell’angolo più lontano della camerata. Quella superiore, cosicché quando vi si distese scoprì di non riuscire neppure a vedere la porta: la curvatura del soffitto gli bloccava la visuale. Nelle sue vicinanze c’erano altri ragazzini, silenziosi e dall’aria triste e stanca, evidentemente gli ultimi nella valutazione del comandante. Nessuno di loro ebbe una parola di benvenuto da regalargli.
Ender poggiò una mano sullo scanner di un armadietto per aprirlo, ma non accadde niente. Soltanto allora si accorse che non c’erano serrature. I quattro stipi avevano una maniglia a forma di anello e basta. Nulla sarebbe dunque stato privato e personale, adesso che faceva parte di un’orda.
Nell’armadietto alto c’era una tuta. Non quella azzurro pallido dei nuovi arrivati, bensì l’uniforme verde scuro bordata di arancione dell’orda delle Salamandre. Notò che gli sarebbe andata larga. Probabilmente il magazzino non aveva mai dovuto fornire un’uniforme del genere a un ragazzo così giovane.
La stava tirando fuori quando si accorse che Petra veniva verso di lui, lungo il passaggio centrale. Scivolò giù dal letto e la attese in piedi accanto al montante metallico.
— Riposo — disse lei. — Io non sono un ufficiale.
— Sei un capobranco, non è così?
Qualcuno nelle vicinanze fece udire una risatina.
— Cosa ti ha fatto venire quest’idea, Wiggin?
— La tua cuccetta è vicino alla porta.
— Mi è stata assegnata perché sono la miglior tiratrice dell’orda delle Salamandre, e perché Bonzo teme che se i capibranco non mi tengono sott’occhio io possa mettere in piedi una rivolta. Come se potessi combinare qualcosa di buono con elementi come questi. - Indicò i ragazzi dall’aria depressa sulle cuccette vicine.