— È difficile da dire. Quando è cresciuto del tutto, ha radici come una pianta. Ma caccia come un animale e ha una bocca, il buco scuro al centro. L’hai visto?

— Sì, ma non mi ero resa conto di che cosa fosse.

— Non stavi guardando attentamente — disse la donna. — Devi sempre guardare attentamente prima di toccare.

Feci il gesto della cortese accettazione di un buon consiglio.

Nia disse: — I fiori hanno piccoli che si muovono.

Riflettei un momento. — Come si riproducono i fiori?

Ti-antai guardò Nia. — Hai ragione a proposito di queste persone. Curiosano in cose di cui non sanno niente e fanno un sacco di domande. — Si volse verso di me. — I fiori avvizziscono al tempo della prima gelata. Non rimane niente all’infuori di un baccello nero. Quello rimane così tutto l’inverno. In primavera si apre e vengono fuori i piccoli. Sono verdi e simili a vermi con le zampe. Strisciano via fra la vegetazione. Non so che cosa facciano sotto le foglie. Ma col tempo mettono radici. Crescono. Diventano fiori. È tutto quello che so… a parte questo. La lozione che cura la puntura viene dai corpi dei piccoli. Li raccolgo in primavera e li lego su una rastrelliera per asciugare. Si muovono per uno, due o tre giorni, poi si essicano. Quando sono completamente secchi, li macino.

"Entrano altre cose nella lozione, ma quello che conta sono i corpi dei piccoli."

Strano, pensai. Ed ero la persona sbagliata per essere lì ad ascoltare. Ci sarebbe dovuta essere Marina In-vista-dell’Olimpo.

— Adesso vattene — mi disse la donna. — Mi fai sentire a disagio. Nia è sempre stata amica dei tipi di persone più strane.

Mi alzai e feci il gesto della gratitudine.

Nia disse: — Verrò con te fino alle barche. Ho un messaggio di Angai.

Lasciammo il villaggio, seguendo la pista che scendeva lungo la scogliera del fiume.

Nia disse: — Angai ha preso una decisione.

— Qual è?

— Ve la riferirà lei questo pomeriggio. Venite su al villaggio appena prima del tramonto. Tutti quanti. Le donne e gli uomini. — Mosse le spalle e si massaggiò il collo. — Aiya! È stata dura! Per tutto il giorno abbiamo parlato e discusso. Angai, io e l’oracolo. Le donne anziane. Il resto del villaggio. Mi è venuto mal di testa.

"Di notte c’è stata una festa. Angai ha mandato via l’oracolo. È dovuto restare in una tenda che era stata abbandonata da uno degli uomini anziani, un uomo che è impazzito all’improvviso e se ne è andato via sulla pianura. A me è stato permesso di restare.

"Organizziamo sempre una festa dopo un’importante discussione. Ci ricorda che siamo un solo popolo. Ma le discussioni non sono finite. Anhar ha raccontato una storia."

— Chi?

— È la migliore narratrice del villaggio. Piace alla maggior parte delle persone. A me no. È stata una delle donne che hanno parlato contro di me l’ultima volta che sono stata qui. Aveva molte ragioni per le quali non potevo restare con il Popolo del Ferro.

Eravamo a metà della discesa della scogliera e procedevamo nella foresta ombrosa. Il dito aveva smesso di farmi male.

— La storia non è una delle nostre, ma proviene dal Popolo dell’Ambra. Parla dell’Imbroglione.

— Te la ricordi? — chiesi.

Nia fece il gesto che significava "sì". — Arrivò in un villaggio, nascosto sotto i panni di una vecchia. Le donne del villaggio pensarono che fosse l’Oscuro. Tirò parecchi tiri mancini. Vuoi sentirli? Credo di riuscire a ricordarne la maggior parte.

— Non ora. Più tardi, quando avrò una delle piccole scatole che ricordano ciò che si dice.

— Aiya! - esclamò Nia.

— Che cosa successe poi? — chiesi.

— Nella storia? Le donne del villaggio si resero conto che non poteva trattarsi dell’Oscuro. Era troppo malvagio. Perfino l’Oscuro pone dei limiti al proprio comportamento.

"Con uno stratagemma lo fecero entrare in una pentola d’acqua. Vi misero sopra il coperchio e lo fecero bollire finché non morì. La storia si conclude con una canzone. La canzone fa così." Nia cantò:

"Uh! La mia carne

data in pasto alle lucertole!

"Uh! Le mie ossa

trasformate in flauti!

"Uh! La mia musica

è forte e sgradevole!

"Uh! La mia musica

suona così!".

— L’Imbroglione è morto? — chiesi.

— Solo per un po’ di tempo. Lui ritorna sempre. Angai era furiosa.

— Perché? — Eravamo arrivate sull’argine del fiume. Davanti a noi c’era la mia imbarcazione, da cui proveniva un aroma di caffè e pancetta affumicata.

— Anhar stava dicendo che voi siete degli istigatori come l’Imbroglione, che ingannate il villaggio. Ma la discussione era terminata e la decisione presa. Era arrivato il momento di essere cordiali le une con le altre. Ma Anhar non riusciva a farla finita. Ci sono persone così. Stuzzicano la conclusione di una lite come un bambino stuzzica i lembi di una ferita che sta guarendo.

"Non so che cosa abbia deciso Angai, ma so che non vuole far piacere ad Anhar." Nia indicò la barca con un cenno della mano. "E tutto quello che ho da dirvi. Venite al villaggio al tramonto."

— Okay — dissi.

Se ne andò. Io salii a bordo dell’imbarcazione. Il tavolo pieghevole era sollevato. Agopian, Eddie e la Ivanova vi stavano seduti intorno.

— Elizaveta ha parlato con il campo — riferì Eddie.

— Oh, sì? — Mi sedetti e mi versai una tazza di caffè.

Lei annuì. — Hanno avvistato lucertole nel lago. Grosse. Una mezza dozzina finora, che si tengono nell’acqua bassa in prossimità della riva.

Stavo per prendere il latte ma mi arrestai con la mano a mezz’aria. — Oh-oh.

— Stanno montando nuovi riflettori e assicurandosi che tutto ciò che odora di cibo sia bruciato.

— Credevo che lo stessero facendo anche prima.

— Solo con il materiale proveniente dalla nave. La sostanza organica originaria del pianeta veniva seppellita.

I resti degli esemplari di Marina.

Agopian mangiò un pezzo di pancetta affumicata. — Nessuno dovrà andare a nuotare.

— Qui?

— No. Al campo.

— Che cosa è successo al tuo dito? — s’informò Eddie.

Raccontai loro del fiore.

Eddie scosse il capo. — Continuiamo a pensare che questo pianeta sia come la Terra. Io credo che, se resteremo, avremo sempre più sorprese, non sempre piacevoli.

— Forse. Mi sono imbattuta in Nia sulla scogliera. Ha detto che dobbiamo andare al villaggio questo pomeriggio sul tardi. Angai ha preso una decisione. Non chiedetemi quale sia. Nia non ha nemmeno voluto fare congetture.

Finii la colazione, poi andai a fare una nuotata. Dopo indossai un paio di jeans e una camicia di seta rossa.

Naturalmente avevamo dei bachi da seta sulla nave, e un giardino pieno di gelsi. Ma la camicia era stata fatta sulla Terra. C’era l’etichetta di un sindacato nella parte posteriore del colletto, con su scritto LAVORATORI TESSILI DI SHANGHAI. Accanto alla scritta si vedeva una persona, non avrei saputo distinguerne il sesso, seduta in groppa a una gru in volo. La persona teneva in mano un fuso e aveva le vesti che le svolazzavano. Alle spalle della gru c’era una stella a cinque punte.

Il tipo sulla gru era quasi certamente un immortale taoista, e la stella a cinque punte era un emblema della rivoluzione. La camicia dava una sensazione meravigliosa sulla mia pelle.

Era una brutta giornata, con l’aria calda e stagnante. Eravamo tutti irrequieti. Io, Eddie e Derek lavorammo ai nostri rapporti. Tatiana e Agopian eseguivano controlli dell’attrezzatura, mentre la Ivanova andava avanti e indietro da una barca all’altra. Soltanto il signor Fang sembrava tranquillo. Dopo pranzo andai sulla sua barca. Il vecchio era seduto sul ponte. Aveva di fronte una scacchiera, con accanto una teiera piena di tè.

— Se stai cercando Yunqi, è andata a fare una nuotata, mettendosi in una situazione davvero terribile. Non vedo una via di uscita per lei. — Indicò con la mano i pezzi sulla scacchiera.


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