— Mi stanno facendo impazzire su quella barca. Sto uscendo di senno.

— Il Maestro Lao ci dice che la pesantezza è la base della leggerezza, e l’immobilità è la signora dell’azione.

— Che cosa?

— Lenin ci dice che un rivoluzionario ha bisogno di due cose: pazienza e senso dell’ironia. — Alzò lo sguardo e sorrise. — Prenditi una tazza, Lixia. Predisporrò di nuovo la scacchiera. Berremo il tè e giocheremo a scacchi e non ci preoccuperemo di problemi che sono al di fuori del nostro controllo.

— Hai intenzione di fare il saggio?

— Non in modo particolare.

— Bene. Non sono in vena di saggezza.

Andai a prendere una tazza. Giocammo a scacchi. Lui mi batté.

Yunqi tornò, con indosso un costume da bagno. Era un costume intero di un azzurro uniforme. I suoi corti capelli neri erano fradici. Gli occhi avevano lo sguardo sfocato della grave miopia.

— Perché non porti lenti a contatto? — le chiesi.

— Mi piace come sto con gli occhiali. — Se li infilò, un paio di semplici lenti chiare con una semplice montatura rotonda di metallo.

— Yunqi è come il compagno Agopian — disse il signor Fang. — Una romantica. Le piacciono gli occhiali nello stile degli inizi del Ventesimo Secolo. Quella era l’epoca degli eroi. Luxemburg. Lenin. Trotsky. Mao e Zhou.

— Credevo che non ti piacesse la politica — dissi.

Yunqi arrossì. — Non mi piacciono i discorsi interminabili, soprattutto quando le persone si arrabbiano. Ma ho sempre amato le storie della Lunga Marcia e del compagno Trotsky sul treno blindato.

— Le piace la guerra — disse il signor Fang. — Come idea. Vuoi fare un’altra partita a scacchi?

— Okay.

Persi di nuovo. Il signor Fang disse: — È ora di andare.

Le persone dell’altra barca ci vennero incontro sulla pista: Derek, Eddie, la Ivanova, Agopian. Salimmo insieme la scogliera.

Faceva caldo sulla pianura e c’era vento. Nel villaggio i lembi sollevati delle tende sbattevano. Le insegne tintinnavano. I fuochi da campo danzavano. Un minuscolo quadrupede si slanciò lungo la strada di fronte a noi. Era grande quanto un dik dik, con piccole corna ricurve. La sua pelliccia era di un color verde scuro. Portava un collare fatto di cuoio e ottone.

— Che cos’è? — domandò Eddie.

Feci il gesto dell’ignoranza.

Derek disse: — Non lo sappiamo.

Arrivammo nella piazza del villaggio. Ancora una volta era piena di gente, almeno lungo i margini. Al centro della piazza c’era un gran mucchio di cenere.

Angai ci aspettava di fronte alla sua tenda. Portava una veste di tessuto blu scuro senza alcun ricamo. La sua cintura era fatta di anelli d’oro intrecciati a mo’ di maglia di catena. La fibbia era enorme: un bipede in oro, ripiegato su se stesso. Il collo era girato, la testa toccava il codrione, la lunga coda si avvolgeva attorno all’intero corpo. L’occhio dell’animale era costituito da una pietra color rosso scuro.

Nia e l’oracolo erano ritti accanto a lei.

La folla attorno a noi mormorava. Angai sollevò una mano. Calò il silenzio, rotto solo dal tintinnio del metallo e dalle raffiche di vento.

— Ho parlato con diverse persone — disse Angai con voce forte e chiara. — Le donne anziane che hanno imparato molto nella loro vita. I vecchi che hanno viaggiato in lungo e in largo e certamente non sono sciocchi. Ho parlato con Nia e con la Voce della Cascata, che conoscono queste persone senza pelo. Mi sono ritirata da sola nella mia tenda per consultare gli spiriti, aspirando il fumo dei sogni.

"Dopo aver ascoltato tutto e aver riflettuto, sono giunta a una decisione.

"La riferisco a voi, o abitanti del villaggio. Siete voi coloro che devono approvare o disapprovare.

"Ma ricordate, se disapproverete, andrete contro di me, contro gli spiriti e gli anziani del villaggio."

Tacque e fece un gesto nella nostra direzione. Derek tradusse.

— Una donna intelligente — commentò la Ivanova. — Non sarà facile respingere la sua decisione.

Angai proseguì: — Se volete sapere che cosa hanno detto gli anziani, chiedetelo a loro. Io vi riferirò ciò che mi hanno detto gli spiriti. Ma voglio che Nia e l’oracolo esprimano la loro opinione.

— Perché? — domandò una voce.

Angai fece il gesto che esigeva silenzio. — Ho chiesto a Nia la sua opinione perché lei ha viaggiato a lungo con due delle persone senza pelo. Ha visto la città che hanno costruito nei pressi del Lago Lungo. Ha viaggiato su una delle loro barche.

— Anche Anasu — gridò un bambino.

— Zitto — ordinò una donna.

Angai continuò: — Soltanto una sciocca, soltanto una donna indegna, rifiuta di chiedere informazioni a coloro che sanno.

"Chiedetelo all’oracolo. Anche lui ha viaggiato con queste persone, e lui è santo. Ha avuto i consigli di uno spirito."

Tacque. Derek tradusse. Quindi parlò Nia.

— Angai mi ha chiesto se queste persone sono degne di fiducia. Ho risposto di sì. Per quanto ne so. Ma costoro sono in molti, e hanno opinioni diverse. Li ho sentiti discutere.

"Io credo che ci si possa fidare di loro, che si possa credere a quello che dicono. Ma non lo so per certo.

"Mi ha chiesto se recheranno danno al Popolo del Ferro. Costoro non sono pazzi. Non recheranno danno di proposito. Ma sono molto diversi. Se li accoglieremo, cambieranno il nostro modo di vedere il mondo. L’hanno fatto con me.

"Questo è fastidioso. Forse è dannoso. Non lo so."

Nia fece una pausa. Derek tradusse, quindi lei continuò. — Non credo che spariranno. Non sono un miraggio. Sono qui e sono reali. Se li cacceremo via, andranno in altri villaggi. Qualcuno sulla pianura darà loro il benvenuto. Non credo che ci sia un modo di cacciarli dal mondo. Forse si potrebbe fare se tutti si unissero. Ma questo non accadrà, e non so se sarebbe giusto che accadesse. I cambiamenti non sono sempre un male. C’è stato un tempo in cui non esisteva nulla. Gli spiriti apparvero dal nulla. Fecero il mondo e tutto ciò che c’è in esso. La maggior parte di noi è convinta che questo sia stato un cambiamento in bene.

"Il mio consiglio ad Angai è di accogliere queste persone, ma di farlo con prudenza. O mio popolo! Rifletti su ciò che stai facendo!"

L’oracolo fece un passo avanti. — Io non ho molto da dire. Il mio spirito è vecchio e potente. Ha dato buoni consigli alla gente del mio villaggio per molte generazioni. Mi ha ordinato di andare con queste persone senza pelo e di imparare da loro. Ciò che loro conoscono è importante, così ha detto il mio spirito.

"L’ho fatto, percorrendo una lunga distanza con Lixia e Deraku. Abbiamo incontrato molte persone e anche parecchi spiriti. Sono successe alcune cose sgradevoli, ma non a causa di quei due."

Pensai che si stesse comportando con molta cortesia. Io avevo condotto male l’incontro con Inahooli e Derek aveva agito da irresponsabile con il braccialetto che aveva trovato nel vecchio vulcano.

Qualcuno chiese: — Che genere di cose sgradevoli?

— Abbiamo avuto problemi con l’Imbroglione — rispose l’oracolo. — Voi sapete com’è. Un malvagio che causa soltanto guai! Gli piace mettere le persone le une contro le altre. Gli piace far sì che dimentichino tutte le antiche usanze e il modo corretto di comportarsi.

"E abbiamo incontrato uno spirito a nord di qui, non lontano dal fiume. Si trovava in una caverna." Fece una pausa. "Era una di quelle cose che si trovano nei luoghi bui, di solito sotto terra. Hanno nomi diversi. Gli Antichi. Gli Invisibili. I Famelici.

"Di solito non rappresentano un problema. Dormono nel loro luogo oscuro. A volte si svegliano e notano delle persone. Allora è probabile che causino guai, per fame o per una stupida collera." Fece una pausa. "Ho dimenticato ciò che stavo per dire."

— Ti avevo chiesto di esprimere la tua opinione sulle persone senza pelo — disse Angai. — Ma tu ti sei messo a parlare di spiriti.


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